La domanda non è perché la violenza sta esplodendo a Hebron, ma perché adesso?

Lo scontro è inevitabile quando centinaia di coloni vivono in mezzo a centinaia di migliaia di palestinesi.

di Amira Hass  Haaretz   9 novembre 2015

A Palestinian man stands in front of Israeli soldiers in Hebron, October 27, 2015.AFP
A Palestinian man stands in front of Israeli soldiers in Hebron, October 27, 2015.AFP

Il rompicapo che il servizio di sicurezza israeliano ha cercato di risolvere nelle scorse settimane, riguardo al motivo per cui il centro dell’escalation si è posizionato tra Gerusalemme e Hebron, non è complicato. Queste sono le due città in cui i coloni vivono nel cuore della popolazione palestinese. In entrambe, i coloni sono pesantemente protetti, il che significa che sistematicamente ci si imbatte in soldati, poliziotti, agenti di sicurezza israeliani armati, come anche lo sono gli stessi coloni. In altre città la vita può andare avanti quasi dimenticandosi delle colonie e delle postazioni militari che le circondano.

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Sapere che cosa accadrà alle loro famiglie non spaventa i palestinesi

Tre residenti di Jabal Mukkaber (sobborgo palestinese di Gerusalemme est, n.d.t.) sapevano che le loro case e la vita delle loro famiglie sarebbero state distrutte, eppure sono andati a Gerusalemme martedì scorso con determinazione omicida.

di Amira Hass Haaretz, 17 ottobre 2015

Palestinians inspect the home of the Abu Jamal family that was demolished by the Israeli armyAP
Palestinians inspect the home of the Abu Jamal family that was demolished by the Israeli armyAP

La mattina del 6 ottobre, quando la polizia ha fatto saltare in aria la casa di Ghassan Abu Jamal – uno degli assassini nell’attacco terroristico di novembre alla sinagoga Har Nof – a Gerusalemme est ed ha provocato gravi danni agli appartamenti di suo fratello e dei genitori, suo cugino Ala’a Abu Jamal stava a guardare.

“Ha cercato di dire ai poliziotti ‘Perché dovevate fare questo?’ ”, ricorda S., un parente. “ ‘La Corte Suprema ha approvato la demolizione della casa di Ghassan, ma ha dato ordine di evitare di danneggiare gli appartamenti vicini. Perché colpite anche la famiglia dei genitori e del fratello?’ ” Ma loro non hanno ascoltato. “Lo hanno insultato e picchiato davanti a sua moglie e a tre bambini”, ha aggiunto S.

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Per i palestinesi tutte le opzioni in campo sono egualmente terribili

La grande maggioranza dei palestinesi non partecipa agli scontri e nemmeno cerca di fermarli; desidera un cambiamento, ma ne ha anche paura.

di Amira Hass, Haaretz 9 ottobre 2015

Palestinian protester is seen during clashes with Israeli troops near the Jewish settlement of Bet El, near the West Bank city of Ramallah October 8, 2015. Reuters
Palestinian protester is seen during clashes with Israeli troops near the Jewish settlement of Bet El, near the West Bank city of Ramallah October 8, 2015. Reuters

Colonne di fumo di pneumatici bruciati, uomini mascherati nascosti dietro cassonetti rovesciati, ambulanze in attesa, rumori di spari lontani e decine di persone che stanno a guardare nelle vicinanze. Non ci sono donne. E’ la strada verso il checkpoint di Beit El all’entrata est di Ramallah e El Bireh. Gli astanti non possono vedere i soldati perché due case nel campo davanti al posto di blocco impediscono la visuale.

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I palestinesi non stanno pensando ad una nuova intifada

Le forze di sicurezza palestinesi consentono ai giovani di avvicinarsi ai soldati israeliani non per fomentare le violenze, ma piuttosto come modo per far sbollire la loro rabbia, nella speranza di evitare un’escalation.

Israeli soldiers stand guard in front of Palestinian stone throwers during clashes in the West Bank town of Bethlehem, October 5, 2015.AFP
Israeli soldiers stand guard in front of Palestinian stone throwers during clashes in the West Bank town of Bethlehem, October 5, 2015.AFP

di Amira Hass, Haaretz    6 ottobre 2015

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