Chi ha ucciso Giuseppe?

Torino 1 aprile,  Rosario Citriniti – Invictapalestina – agg. 2 aprile

Qualche anno fa viaggiando in Calabria con uno di quei bus blu (chiamati in gergo Postali) della Compagnia Calabro Lucana, ad un certo punto è salito a bordo un giovane con i capelli gellati a forma di cresta dall’aspetto trasandato, si è avvicinato e mi ha salutato chiamandomi Palestina, una specie di soprannome. Io lo avevo visto qualche volta a Pentone, sempre schivo e apparentemente distratto. Sul bus si è seduto vicino,  ha sentito una certa forma di simpatia e a differenza di un professore che nei giorni precedenti mi aveva quasi rimproverato di perdere tempo con i palestinesi anziché pensare alle miserie locali, Giuseppe non aveva per la Palestina nessuna avversione, forse perché anche lui come i palestinesi si sentiva tra gli ultimi di questa terra, questo fece da ponte e tra una curva e l’altra della statale 109 bis che ci portava a Pentone, con  flash  discontinui parlò di carcere, rotture di palle, emarginazione, saltando di palo in frasca come se qualcosa gli avesse confuso la giusta sequenza delle idee.

Arrivati a Pentone mi salutò e andò via velocemente, io chiesi informazioni per capire chi fosse di preciso, nei paesi calabresi è più facile identificare le persone con un  soprannome e così mi dissero che era Giuseppe chiamato “Spedito”, un bravo ragazzo.

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Pentone è un comune di 2.209 abitanti della provincia di Catanzaro.

Chiaramente non avevo nessun dubbio sul “bravo ragazzo” e anche se abitualmente non portava il portafogli gonfio con documenti di identità, patente, carte di credito, bancomat,  tessere dei supermercati ecc, in paese tutti lo conoscevano  a differenza del ciclista senza nome investito sulla tangenziale di Borgaro Torinese, nella tarda serata di martedì 29 marzo.

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E’ stato difficile per me capire subito che il giovane investito a Borgaro senza documenti fosse lo stesso ragazzo calabrese, Giuseppe detto Spedito rimasto sconosciuto per giorni perché senza documenti addosso e come unico segno di riconoscimento un tatuaggio sul collo: Alex, il nome di un suo nipotino.

La scoperta di Spedito, investito a Borgaro a poche centinaia di metri da casa mia subito mi è sembrata una di quelle coincidenze raccontate da Domenico Dara  nel suo  libro “Breve trattato sulle coincidenze”, poi man mano che la notizia è diventata virale anche su WEB, sono nate altre domande, la prima alla quale rispondere è chi ha ucciso veramente Spedito?

Qualche giorno prima sembra sia stato soccorso in autostrada nei pressi di Genova e ricoverato nell’ospedale locale perché denutrito, la sua storia è frammentata, nessuno ne vuole parlare, emarginato e invisibile, diventato l’emblema di un paese in declino.

Peppino, un pentonese sentito telefonicamente non ha dubbi e anziché blaterare sulla pietà, sui rimorsi, sulla carità, sul perbenismo, ha centrato il problema “a nostra è ‘na società chi i genti se pulizza”,  per dire che non c’è tolleranza e pietà alcuna!

Cosa ci faceva Spedito a Borgaro a migliaia di chilometri da casa, su una tangenziale di notte e in bicicletta?

Per la società che ha sintetizzato Peppino, ex contadino, il ciclista senza nome con tatuato Alex e coltello sul collo è più utile da morto che da vivo.

Se volete scoprire di più basta andare su google e digitare “ciclista senza nome investito a Borgaro”. Il motore di ricerca vi restituirà decine di pagine che, se analizzate attentamente,  vi daranno un’immagine della nostra società e dell’informazione spazzatura che ormai invade la rete e le edicole. Scoprirete così che non esistono più i giornalisti, non esiste più l’informazione nonostante le migliaia di caratteri digitati, non esiste la ricerca della verità.

Decine di siti hanno catturato la notizia per usarla come esca per un pubblico sempre più distratto, frettoloso e incapace di riflettere.  Nessuno spiega chi era Giuseppe Spedito, da dove veniva, come mai è morto su una tangenziale investito come un cinghiale su una strada di montagna. Ma è anche vero che nessuno fa queste domande!

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Robert Redford in TRUTH, il presso della verità.

In Truth – Il prezzo della verità, di James Vanderbilt,
Robert Redford interpretando Dan Rather, il grande giornalista americano, affronta il decadimento della televisione americana:

un tempo le news erano un settore separato, rispettato, quasi sacro. Poi la tv è diventata il dominio dell’entertainment e la logica dello spettacolo ha cominciato a condizionare anche le news.

Anche la morte di Giuseppe è diventata uno spettacolo, anzi peggio, come dicevo prima un’esca per vendere altre notizie, per fare pubblicità ad ogni tipo di vendita possibile. Non è necessario neanche più essere giornalisti, basta saper fiutare gli affari e vendere la notizia nello stesso carrello del borotalco, degli slip, della carta igienica, ecc. Per montare la notizia bastano 20/30 parole che descrivano morbosamente l’avvenimento. Nel Caso di Giuseppe ne sono bastate molto meno:

Ciclista senza documenti con tatuato sul collo Alex e un coltello, investito sulla tangenziale.

Le parole non hanno Copyright, non è necessario acquistarle e tutti possono descrivere l’avvenimento nella stessa forma.

Non c’è necessità di precisare altro, una notizia completa  non incentiva il click del mouse. Non è necessario neanche avere foto originali, basta una foto qualsiasi di una bici contorta o di un’ambulanza o di un pezzo qualsiasi di autostrada.

La pubblicazione che ha vinto come il peggior “servizio” è quella che segue,  se cliccate sul link e andate sulla pagina web scoprirete che Giuseppe  non è più il ragazzo di Pentone di 36 anni come nel titolo, ma un regista nato a Fondi, in provincia di Latina, l’11 febbraio 1917. Sicuramente l’articolo è stato prodotto da un robot che automaticamente ha creato i link e non è stato neanche verificato da chi l’ha poi pubblicato affiancandolo alla pubblicità dell’immobiliare.

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http://www.informazione.it/a/13F37F91-031D-4E16-A978-AF775CFB189A/Incidenti-stradali-ciclista-investito-muore-dopo-due-giorni

 

Giuseppe_De_Santis
Tra il 1935 e il 1940 a Roma, studente universitario di Lettere e filosofia (che presto abbandonerà per seguire la sua vocazione di cineasta) poté frequentare un gruppo di giovani intellettuali gravitanti intorno al “Meridiano di Roma” ma soprattutto alla galleria d’arte della “Cometa” diretta dal poeta Libero de Libero, suo conterraneo.

L’immagine in un articolo è fondamentale, colpisce subito la nostra emotività, ma essendo coperta da Copyright è necessario acquistarla dalle agenzie di stampa. A questo punto per risparmiare non si acquistano e si montano immagini generiche, non necessariamente quelle dell’incidente. Alcune persino più raccapriccianti.

Seguono le immagini di quattro bici diverse come documentazione dello stesso incidente, anche le ambulanze sono”generiche”.

bici1
Repubblica ha scelto una bici in centro abitato. http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/03/31/news/muore_il_ciclista_senza_nome_investito_a_borgaro_e_stato_identificato_la_famiglia_dona_gli_organi-136651571/
bici2
Qui è stata scelta una bici da passeggio. http://www.si24.it/2016/03/30/incidente-torino-un-ciclista-travolto-nella-notte-da-unauto-non-ha-un-nome-ma-solo-un-tatuaggio-alex/220140/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

bici4
Qui invece c’è una bici da corsa. http://www.newsjs.com/url.php?p=http://torino.repubblica.it/cronaca/2016/03/30/news/ciclista_travolto_da_un_auto_non_ha_un_nome_solo_un_tatuaggio_alex_-136534640/

 

bici 3
Torinotoday ha scelto una bici ibrida. http://www.torinotoday.it/cronaca/incidente-stradale/uomo-travolto-da-un-auto-le-sue-condizioni-sono-gravissime.html

 Questa è la pubblicità che si diffonde grazie a Giuseppe! In alcuni articoli la notizia non raggiunge neanche il 20% dello spaziooccupato dagli annunci.

 

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Tra una frase e l’altra che raccontano la morte di Giuseppe, si può giocare gratis. http://solonews.net/255211/news/ciclista-investito-nella-notte-a-borgaro-non-ha- documenti.html

 

In Conclusione

Praticamente nella società dello spettacolo la notizia scompare per fare posto alle emozioni del momento, cliccando sulla notizia e attratti dalla pubblicità ancora una volta si dimentica Giuseppe e il consumismo si sostituisce all’indignazione.

Sulla base di questo evento pensiamo quanto possa essere corretta l’informazione sulla politica interna, sui referendum, sulla politica internazionale!

…e quando qualcuno ci parla dei palestinesi terroristi, degli israeliani che hanno il diritto di difendersi dando alle fiamme uomini donne e bambini, dei mussulmani che non si integrano nella nostra civiltà, degli immigrati che ci rubano il lavoro, dei carcerati che si godono la vita a nostre spese, della microcriminalità da debellare con la sedia elettrica, anziché perdere le staffe cerchiamo di capire come fare per ricostruire quella capacità di analisi di cui siamo stati lentamente privati.

 

 

 

 

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