Donne palestinesi raccontano

 

Rassegna di cinema palestinese indipendente

A partire da Sabato 21 Gennaio 2017 – alle ore 17.00

Casa Internazionale delle Donne – Via della Lungara 19, Roma
5 film, 5 registe esordienti, 5 storie di donne, di lotta e di vita

AssopacePalestina e Casa Internazionale delle Donne vi invitano ad una serata dedicata al cinema/documentario palestinese con la proiezione di 5 cortometraggi realizzati dalle registe palestinesi esordienti Yafa Atef, Qamar Shabaroo, Rebeeha Allan, Basma Swaity, Shams Gareeb e Zakeih Jabda.

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I film hanno come soggetto la storia orale della Palestina, raccontata da quelle donne che hanno vissuto in prima persona la distruzione dei villaggi palestinesi nel 1948, la diaspora e la lunga occupazione militare israeliana. I ricordi, l’attivismo politico e l’impegno sociale, le tradizioni, i canti, i profumi, la lotta e la resistenza.  Un prezioso lavoro di recupero della memoria, realizzato grazie all’impegno della cineasta palestinese Sahera Dirbas, che ha prodotto i cinque film, sostenendo il lavoro delle filmaker palestinesi.

Nata ad Haifa nel 1954 ma residente a Gerusalemme, Sahera Dirbas si è laureata in ingegneria chimica, ma ha scelto di dedicare la sua vita al cinema perché “volevo trasmettere la storia profonda, intima, della mia terra e della mia gente” ha spiegato. E’ autrice, tra gli altri, del film La sposa di Gerusalemme e di 138 pound in my pocket che racconta la storia di Hindi Husseini, una giovane insegnante che nell’aprile del 1948 creò un orfanotrofio nella sua casa di Gerusalemme per i bambini sopravvissuti al massacro di Deir Yassin.
Intervengono:

Francesca Koch, Casa Internazionale delle Donne

Luisa Morgantini, presidente AssopacePalestina

Sahera Dirbas, regista e produttrice

Rana Awad, filmmaker palestinese

Wilma Labate, regista

Nel corso della serata sarà servito pane, olio e zaatar dalla Palestina

 

per informazioni e interviste:

www.assopacepalestina.org

luisamorgantini@gmail.com

Tel: 348 3921465
INFORMAZIONI SUI FILM – LE SINOSSI
Se Asmaa avesse parlato

di Yafa Atef – 24 min

Una ragazzina di 16 anni viene arrestata e subisce estenuanti interrogatori nel carcere israeliano. Non si sa cosa abbia potuto confessare o che tipo di pressioni abbia subìto. Quando viene rilasciata è profondamente sconvolta e poco dopo si uccide, portando con sé il suo segreto.

 

La collana di gelsomino

di Qamar Shabaroo – 34 min

Una donna di una famiglia benestante ricorda la vita, le usanze e le tradizioni palestinesi dei tempi anteriori al 1948. Un racconto tra il nostalgico e il rassegnato sui piaceri del bagno turco, sui matrimoni, i parti, i raffinati profumi di collane al gelsomino, e poi quei cerimoniosi ricevimenti tra donne chiamati Istiqbal.

 

Un secchio d’acqua

di  Rebeeha Allan – 28 min

Khadeja ha 96 anni e vive in un campo profughi. Ripercorre tutta la sua vita, sul filo dei ricordi legati alla costante penuria di acqua. Da quando, sposa 15enne, aveva acqua in abbondanza vicino a casa, alle distruzioni e uccisioni nel suo villaggio all’arrivo degli israeliani, alla fuga affannosa fino all’approdo nel campo UNRWA, alle interminabili ma piacevoli file davanti alle fontane, al penoso scavo di latrine e sorgenti all’interno stesso del campo.

 

Il segreto della donna pastora

di Basma Swaity – 19 min

Una dura vita spesa pascolando le pecore, accudendo alla casa e allevando i figli. Le restrizioni al pascolo causate dal Muro si intrecciano con le terribili vicende personali: accoltella un figlio lattante in un accesso d’ira e di stanchezza, ha un altro figlio imprigionato e poi ucciso dagli israeliani. Ma quest’ultimo figlio muore da eroe, dissetandosi da una bottiglia che la donna conserva e che usa come suo unico strumento per bere.

 

L’impronta di Suzan

di Shams Gareeb e Zakeih Jabda – 17 min

Suzan è un’anziana educatrice che ha speso la sua vita ad organizzare scuole e orfanotrofi in Cisgiordania. Il suo racconto comincia da quando, ancora fanciulla, piangeva sapendo che la sua maestra era stata costretta dai Sionisti a camminare a piedi nudi da Ramla a Gerusalemme. Poi si diploma, mette su famiglia e comincia la sua attività tesa a raccogliere fondi per costruire scuole e istituti per minori. La sua visita a una di queste scuole è accolta con grande commozione.

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