Al Rally MAGA, bandiera israeliana e neo-nazisti coesistono, goffamente

C’è stato un altro spettacolo anomalo ai “festeggiamenti” di ieri. Tra le bandiere sventolanti del MAGA, gli slogan “Trump è il mio presidente” e Old Glory c’era la bandiera israeliana. Cosa ci faceva in un simile contesto? Anzi, come fa un ebreo americano a sventolare quella bandiera in quel contesto e pensare che sia una cosa appropriata da fare?

Fonte: English Version

Richard Silverstein – 7 gennaio 2021 

Immagine di copertina: una bandiera israeliana sventola durante il rally di Maga il 6 gennaio

A December DC rally Proud Boy wears “6MWE” (“Six-million wasn’t enough”) t-shirt

Se si è ebrei (e anche se non lo si è) ci si potrebbe chiedere cosa diavolo stava succedendo con il Rally MAGA [1] e il Lootapalooza al Campidoglio. E non sto parlando della follia generale di centinaia di suprematisti bianchi, neonazisti e seguaci del Trump Kool Aid [2], che hanno preso d’assalto il Campidoglio e fatto sembrare la democrazia americana una festa della confraternita imbevuta di birra.

Neo-Nazi looter pictured in “Camp Auschwitz” sweatshirt

No, sto parlando di alcuni episodi strettamente correlati di particolare interesse per gli ebrei. In primo luogo, ovviamente, c’era la presenza evidente di antisemiti che portavano con orgoglio le loro felpe “Camp Auschwitz” o le loro magliette “6MWE” (“Sei milioni non erano abbastanza”). Inutile dire che i seguaci più devoti di Donald Trump sono antisemiti irredimibili. E, naturalmente, hanno adottato atteggiamenti ben peggiori contro gli ebrei in altri contesti rispetto a ieri: come Pittsburgh, Poway e altrove.

 

Ma la vera “Zona Grigia” riguardava gli ebrei che si univano al caos. Ebrei che hanno ignorato l’antisemitismo intrinseco del movimento MAGA perché soddisfa un senso di appartenenza più grande.

Mostofsky prowling halls of Congress wearing racoon-skin wrap (Jim LaScalza/EPA)

Il reperto A è Aaron Mostofsky, protagonista di alcune fotografie di ieri che indossa una pelliccia  in pelle di procione, mentre un altro manifestante gli sfila davanti con una bandiera confederata. Sembrava un incrocio tra uno squilibrato e uno yiddishe tipo Daniel Boone. Quando intervistato, Aaron ha orgogliosamente identificato se stesso e la sua città natale, Brooklyn. Ciò ha permesso ai suoi parenti e ai giornalisti di New York di esporre il suo contesto familiare: suo padre è il giudice Shlomo “Steven” Mostofsky della Corte Suprema della Contea di Kings. L’anziano giudice è un’istituzione nella politica del distretto democratico e come ex presidente del National Council of Young Israel (Consiglio Nazionale della Giovane Israele).

Protester bearing Confederate flag passes Aaron Mostofsky, Brooklyn Orthodox Jew whose father is New York State Superior Court judge and powerful Democratic Party leader (Manuel Balce/AP)

Da notare che il Movimento Young Israel è all’estrema destra del moderno movimento ortodosso. Non solo sostiene fermamente il governo di destra israeliano e gli insediamenti israeliani, ma è stato tra i primi sostenitori ebrei della candidatura di Trump. Young Israel ha organizzato un evento di raccolta fondi in onore di Igor Fruman e Lev Parnas, stretti collaboratori di Rudy Giuliani. Erano presenti anche Kevin McCarthy, Mike Huckabee e Giuliani. I berretti MAGA ebraici erano ben visibili. Tra gli appellativi conferiti quella notte al candidato c’era lo slogan: “Trump, Re di Israele”. Non so se il giudice Mostofsky abbia partecipato a questa festa, ma come ex presidente del National Council of Young Israel potrebbe averlo fatto. Solo nella politica ebraica ortodossa di New York qualcuno poteva essere il leader di un gruppo ebraico che sostiene Trump pur essendo un punto di riferimento nel Partito Democratico locale.

Molti ebrei ortodossi di New York vivono in minoranza all’Interno di comunità maggioritarie nella città. Sebbene le relazioni con gli afroamericani e gli ispanici siano migliorate negli ultimi decenni, alcuni degli ebrei ortodossi più conservatori continuano a usare stereotipi razzisti per quanto riguarda i loro vicini. Li vedono più o meno nello stesso modo in cui li vedono il MAGA e i suprematisti bianchi: con paura e disgusto.

Questo potrebbe essere ciò che alimenta l’odio di alcuni ebrei ortodossi come Aaron e suo fratello, Nachman, che è un leader distrettuale del Partito conservatore di Brooklyn. Quest’ultimo è il direttore esecutivo del braccio politico della Young Israel, Hovevei Zion [3], che è tutt’uno con Trump e la sua agenda.

C’è stato un altro spettacolo anomalo ai “festeggiamenti” di ieri. Tra le bandiere sventolanti del MAGA, gli slogan “Trump è il mio presidente” e Old Glory c’era la bandiera israeliana. Cosa ci faceva in un simile contesto? Anzi, come fa un ebreo americano a sventolare quella bandiera in quel contesto e pensare che sia una cosa appropriata da fare?

Per capire la risposta è necessario cogliere contemporaneamente diverse idee complesse e contraddittorie. Sia gli antisemiti che i sionisti spesso fanno una distinzione tra Israele ed ebrei. Gli ebrei, specialmente quelli della diaspora, sono cattivi. Israele è buono.

Come fanno a fare una tale distinzione? Antisemiti che ammirano Israele, lo distinguono dagli ebrei. Ammirano il sionismo non solo come una forma di nazionalismo, ma come un movimento che si vanta con orgoglio della sua esclusività. Israele è lo stato nazione del popolo ebraico; proprio come i suprematisti bianchi vogliono uno stato per la razza bianca. In questo senso, razza e religione diventano quasi intercambiabili.

Quando i neonazisti come Richard Spencer visitano Israele, si meravigliano della supremazia giudaica che si vede sia all’interno di Israele che nella Palestina occupata. Uno stato che offre diritti superiori agli ebrei e che ha espulso un numero enorme di non ebrei è musica per le sue orecchie. Vede il sionismo come la stessa lotta che sta lanciando all’interno della società americana per separarsi dai non bianchi e rafforzare la propria razza chiedendo la sovranità.

Intervistato da un giornalista televisivo israeliano ha dichiarato:

“Come cittadino israeliano, come qualcuno che coglie l’identità ebraica, che ha un senso di nazionalità e di appartenenza al popolo, alla storia e alla dottrina del popolo ebraico, dovrebbero rispettare altri come me che hanno sentimenti analoghi sui bianchi. Intendo, si potrebbe dire che sono un sionista bianco nel senso che tengo alla mia gente. Voglio che ci sia una patria sicura per noi e noi stessi, proprio come voi volete una patria sicura in Israele.”

Non è un caso che i più stretti alleati politici di Benjamin Netanyahu in Europa siano antisemiti: l’ungherese Viktor Orban e il polacco Andrzej Duda. Non è un caso che quasi tutti gli ebrei in questi due paesi siano stati sterminati dai nazisti con diversi livelli di collaborazione da parte dei funzionari locali. Gli antisemiti europei odiano gli ebrei che vivono tra loro, ma amano gli ebrei che emigrano in Israele. Perché vivono esattamente nel tipo di stato che questi suprematisti nazionali vogliono per se stessi: uno stato sovrano per puri ungheresi o polacchi. Uno che esclude i non nativi come rom, ebrei, musulmani o rifugiati africani.

L’aspetto più preoccupante di questa crescente alleanza tra la destra dominante di Israele e le sue controparti europee è che Israele sta rapidamente diventando esattamente il tipo di stato che la Germania era sotto i nazisti. Le stesse tendenze autocratiche; la stessa repressione della libertà individuale e di espressione; lo stesso impulso ad eliminare i nemici, sia interni che esterni; la stessa prontezza a perseguire la guerra come mezzo per servire gli interessi nazionali.

Quando si comparano gli eventi del passato con questi attuali fenomeni, ciò che sembra strano diventa chiaro.

 

Richard Silverstein è un blogger a tempo pieno che si definisce un “sionista progressista critico” che sostiene un “ritiro israeliano ai confini pre-67 e un accordo di pace garantito a livello internazionale con i palestinesi”. Ha anche creato l’ormai defunto Israel Palestine Forum, un forum progressista che era dedicato alla discussione del conflitto israelo-palestinese. Ha spesso intervistato su Iranian Press TV e ha contribuito con saggi ad Al Jazeera, The Huffington Post, The Guardian, Haaretz, The Jewish Daily Forward, Los Angeles Times, Tikkun, Truthout, The American Conservative, Middle East Eye e Al-Araby Al-Jadeed.

Note:

[1] M.A.G.A. (Make America Great Again)

[2] Trump Kool Aid (Il predicatore jim jones nel 1978 ordinò di eseguire un kool-aid, un avvelenamento collettivo, a 900 dei suoi seguaci, per passare a una vita migliore, indolore, piena di bellezza e benessere.)

[3] Hovevei Zion (letteralmente: Coloro che sono,amanti di Sion, noto anche come Hibbat Zion, si riferisce a una varietà di organizzazioni che furono fondate nel 1881 in risposta all’Anti-Pogrom ebraici nell’impero russo e furono ufficialmente costituiti come gruppo in una conferenza guidata da Leon Pinsker nel 1884.)

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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