I Talebani sono discendenti di Israele?

Le pratiche pashtun includono la circoncisione l’ottavo giorno e l’astensione dal mescolare carne e latte — C’è una connessione con gli antichi ebrei?

   SEPTEMBER 9, 2021 04:16

Fonte: English version

Con la caduta di Kabul nelle mani dei talebani poco prima del 20° anniversario degli attentati dell’11 settembre, l’attenzione del mondo è tornata ancora una volta all’Afghanistan.

Nascosto nell’Asia centro-meridionale, con vicini sgradevoli come l’Iran a ovest e il Pakistan a est, il paese senza sbocco sul mare, che un tempo fungeva da base operativa per al-Qaeda e Osama bin Laden, è tanto affascinante quanto  complesso.

Eppure, in mezzo al suo turbolento passato, in cui è servito da punto di riferimento per l’Impero britannico, l’Unione Sovietica e ora gli Stati Uniti, l’Afghanistan è stato a lungo la patria di uno dei misteri irrisolti più intriganti della storia ebraica: il destino di alcuni delle Dieci Tribù Perdute di Israele.

Periodicamente negli ultimi due decenni, i titoli dei giornali hanno sollevato l’allettante domanda se le tribù Pashtun che compongono la maggior parte dei talebani siano in realtà i nostri parenti perduti da tempo, discendenti degli israeliti che furono cacciati in esilio dall’impero assiro più di  2.700 anni fa. Mentre la possibilità di una tale connessione può sembrare fantasiosa ad alcuni, uno sguardo rapido alle prove suggerisce che non può e non dovrebbe essere ignorata a priori.

Un membro dei Talebani fa la guardia mentre uomini afgani fotografano un veicolo da cui sono stati lanciati razzi, a Kabul, in Afghanistan, il 30 agosto. (credito: STRINGER/ REUTERS)

Si dice che i Pashtun, o Pathan, siano decine di milioni, con la maggior parte che vive in Pakistan, Afghanistan e India. Sono costituiti da diverse centinaia di clan e tribù che hanno conservato ferocemente la loro eredità tra ondate di conquiste e occupazioni straniere.

Prima dell’ascesa del fondamentalismo islamico nella regione, molti dei Pashtun si dichiaravano quelli che venivano chiamati  Bani Israel (Figli di Israele), una tradizione orale che i loro antenati tramandavano di generazione in generazione.

Questo è stato notato da vari viaggiatori e storici islamici, fin dal XIII secolo, quando non c’era quasi alcun vantaggio  nell’affermare  un’antica identità israelita in Asia centrale. Nel corso dei successivi 400 anni, altri studiosi e scrittori islamici hanno notato la persistenza della tradizione.

Nel 19° secolo, un certo numero di occidentali che visitarono la regione si convinse che i Pashtun erano in realtà discendenti degli israeliti. Nella sua opera del 1858, Storia degli Afghani, Joseph-Pierre Ferrier scrisse che il capo di una delle principali tribù pashtun, gli Yusefzai (Figli di Giuseppe), presentò allo scià persiano Nader Shah Afshar “una Bibbia scritta in ebraico e diversi altri oggetti che erano stati usati nel loro antico culto e che avevano conservato”.

Allo stesso modo, il maggiore Henry W. Bellew, che prestò servizio nell’esercito indiano coloniale britannico, nella sua opera del 1861 The Lost Tribes, scrisse riguardo ai Pashtun che “La nomenclatura delle loro tribù e distretti, sia nell’antica geografia, sia ai giorni nostri , conferma questa tradizione naturale universale. Infine, abbiamo il percorso degli israeliti dalla Media all’Afghanistan e all’India segnato da una serie di stazioni intermedie che portano i nomi di alcune tribù e indicano chiaramente le tappe del loro lungo e arduo viaggio”.

Più di recente, il defunto presidente di Israele, Yitzchak Ben-Zvi, nel suo studio del 1957 sulle comunità ebraiche remote The Exiled and the Redeemed, ha dedicato un intero capitolo alle “tribù afgane e alle tradizioni della loro origine”.

Basandosi sulla ricerca accademica, nonché sulle interviste che ha condotto con numerosi ebrei afgani che hanno fatto l’Aliyah (immigrazione degli ebrei in Israele.ndt) negli anni ’50, Ben-Zvi ha scritto: “Le tribù afgane, tra le quali gli ebrei hanno vissuto per generazioni, sono musulmani che conservano fino a oggi la loro straordinaria tradizione sulla loro discendenza dalle Dieci Tribù”. Mentre osserva con cautela che “le prove in nostro possesso sono, ovviamente, insufficienti per trarre conclusioni pratiche da esse”, tuttavia afferma correttamente, “Il fatto che questa tradizione, e nessun’altra, sia rimasta tra queste tribù è di per sé una considerazione importante».

Gli studiosi dei NOSTRI-GIORNI  hanno notevolmente ampliato il nostro bagaglio di conoscenze su questo argomento. Il dott. Navraz Aafreedi, un accademico indiano a Calcutta che proviene da un background pashtun, ha scritto in modo ampio e persuasivo sulle prove di una connessione israelita, e il dott. Eyal Be’eri, il principale studioso israeliano sui Pashtun, ha registrato una serie dei loro costumi e tradizioni che sono identiche a quelle degli ebrei. Questi includono pratiche come la circoncisione l’ottavo giorno dopo la nascita, l’astenersi dal mescolare carne e latte, accendere candele alla vigilia del sabato e persino il levirate marriage(uso che stabilisce che la vedova dovrebbe sposare il fratello del marito morto. ndt.) .

Altri studiosi hanno notato somiglianze tra l’antico codice tribale Pashtun, il pashtunwali e le tradizioni ebraiche. Mentre gli studi sul DNA hanno fornito prove limitate a sostegno di queste affermazioni, un articolo del 2017 sulla rivista Mitochondrial DNA ha scoperto che esiste “una connessione genetica del conglomerato ebraico nella tribù Khattak”, uno dei clan Pashtun.

E sebbene i talebani abbiano fatto molto per cancellare ogni traccia della loro storia preislamica, la tradizione si rifiuta di morire. Come ha notato l’antropologa dell’Università Ebraica, la dott.ssa Shalva Weil, riguardo al legame dei Pashtun con le tribù perdute di Israele, “ci sono prove più convincenti” su di loro rispetto a chiunque altro. Questa affascinante curiosità storica, tuttavia, non dovrebbe farci dimenticare il fatto che i talebani sono ferocemente anti-israeliani e che nessun Pashtun ha mostrato interesse pubblico a tornare alle proprie radici ebraiche.

In effetti, come ha sostenuto il dottor Be’eri, anche se i Pashtun sono biologicamente e storicamente collegati al popolo di Israele, ciò non significa ancora che “domani si convertiranno all’ebraismo e verranno a vivere nella Terra di Israele”.

Il semplice parlare di “conversione di massa e migrazione di milioni di Pashtun dall’Afghanistan e dall’India nello Stato di Israele”, ha scritto, potrebbe danneggiare le prospettive di costruzione di una maggiore cooperazione e comprensione regionale.

Ci sono, naturalmente, altre teorie sulle origini dei Pashtun e studiosi che svalutano o rifiutano la tesi di un’antica connessione israelita. Ma data l’antica civiltà e la vasta diaspora dei Pashtun, e il loro ruolo politico e demografico chiave in varie parti del subcontinente asiatico, sembrerebbe prudente per il popolo ebraico cercare vie di dialogo con loro, se e ovunque possibile.

La mera possibilità di un’identità storica condivisa potrebbe servire come base per la discussione tra ebrei e Pashtun, che potrebbe portare a uno smorzamento dell’ostilità e del sospetto e forse gettare le basi per un rapporto più forte in futuro.

Alla luce della loro fanatica teologia, i talebani non sono ovviamente da prendere in esame per tali sforzi. Ma ci sono molti altri Pashtun in tutto il mondo con i quali dovremmo cercare di costruire ponti, che si creda o meno che siano nostri cugini perduti da tempo.

 

 

Lo scrittore è fondatore e presidente di Shavei Israel (www.shavei.org), che aiuta le tribù perdute di Israele e altre comunità ebraiche nascoste.

Trad. Carmela Ieroianni – Invictapalestina.org