Chiamatelo CUBO ROSSO

É intriso del sangue dei palestinesi.

Angela Mori – Firenze 2 settembre 2025

Da alcuni giorni a Firenze tiene banco tra i cittadini, i rappresentanti politici e delle istituzioni, nei vari media mainstream, il dibattito sull’edificio costruito al posto del vecchio teatro comunale in quell’area particolare che è il centro storico e pertanto sottoposta a vincoli architettonici e urbanistici che pare non siano stati abbastanza stringenti tanto da aver permesso la costruzione di un complesso residenziale con 156 appartamenti di lusso con caratteristiche estetiche molto discutibili.

Tutta la vicenda nasce nel 2013 quando sindaco di Firenze era Matteo Renzi, ma che dopo mille vicissitudini che hanno visto l’immobile passato da una proprietà ad un’altra con l’intermediazione di Cassa Depositi e Prestiti essendo comunque di proprietà pubblica, trova il suo epilogo, dopo un susseguirsi di progetti a vario titolo bocciati e poi approvati dalle varie amministrazioni competenti, nella vendita avvenuta nel 2020 alle società Hines e Blue Noble.

Ed è proprio su questa operazione che vorrei soffermarmi mentre tutto il dibattito in corso è concentrato sullo scempio che questo edificio ha determinato nel contesto urbanistico con quelle estese vetrate nere che di fatto stravolgono lo skyline di Firenze, tanto da essere ormai definito il “cubo nero”.

Che cosa ha di particolare la società Hines che ha acquistato l’immobile, protagonista della trasformazione, da spostare l’attenzione dal piano estetico di quello che è stato definito un oltraggio alla città di Firenze?

I suoi legami con Israele e con quello che da Francesca Albanese è stato definita come “Economia del genocidio”.

Nel 2021 la società immobiliare internazionale Hines ha raccolto 108 milioni di dollari da investitori israeliani per uno dei suoi principali fondi europei, l’Hines European Value Fund 2 (HEVF2).

“Menora Mivtachim” una delle più grandi compagnie assicurative israeliane che gestisce il più grande fondo pensione del Paese, ha investito ben 88 milioni di dollari in questo fondo.

Ma che ruolo ha questa compagnia assicurativa nell’occupazione della Palestina?

Menora Mivtachim insieme ad altre compagnie assicurative israeliane è complice del finanziamento della costruzione delle colonie, dello sfruttamento delle risorse naturali occupate e del complesso militare-industriale di Israele, sia direttamente sia attraverso le loro partecipazioni in altre società complici. Nello specifico Menora Mivtachim finanzia le società edili israeliane per la realizzazione di progetti immobiliari negli insediamenti del Golan siriano e nella Cisgiordania occupata e detiene i diritti sui terreni e suo progetti come garanzia.

In questa vicenda che ormai monopolizza il dibattito fiorentino è necessario pertanto inserire questo elemento che contribuisce a definire i contorni di quella che sempre più chiaramente si configura come un sistema economico di finanziamento del genocidio, talmente ramificato da passare inosservato.

Quello che a Firenze ormai viene chiamato il “cubo nero” è stato realizzato da una società legata all’occupazione israeliana della Palestina e al genocidio in corso.

D’ora in poi chiamiamolo “cubo rosso”. E’ intriso del sangue dei Palestinesi.