Qatar: L’obiettivo di Israele, Stati Uniti e Arabia saudita è di liquidare la causa palestinese

Qatar – Netanyahu è ansioso di capitalizzare sulla crisi per liquidare la questione palestinese e isolare Hamas, dicono gli analisti.


Foto copertina – Gaza, luglio 2014 – Un giovane palestinese tenta di recuperare qualche oggetto fra le macerie della propria casa.

Jonathan Cook, 16 giugno 2017

Nazareth – Israele cerca di sfruttare il disaccordo tra un blocco di stati arabi guidati dall’Arabia Saudita e il Qatar per promuovere i suoi interessi strategici nella regione, sia nei confronti del movimento palestinese Hamas che contro l’Iran, secondo gli analisti israeliani.

L’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain ed l’Egitto hanno interrotto i rapporti con il Qatar da più di una settimana, accusandolo di sostenere il “terrorismo” e di essere troppo vicino all’Iran. La visita del mese scorso nella regione del presidente americano Donald Trump sembra aver stimolato la campagna contro di Doha.

Questa settimana, Israele ha aggiunto benzina sul fuoco con il lancio di proprie minacce contro il Qatar.

Il ministro della difesa Avigdor Lieberman ha promesso di chiudere l’ufficio di Al Jazeera a Gerusalemme, il che equivarrebbe a oscurare la sua copertura di Israele e dei territori palestinesi occupati. Il primo ministro Benjamin Netanyahu avrebbe consultato i servizi di sicurezza israeliani sul modo per giustificare la decisione.

Gli analisti hanno detto che Israele è stato incoraggiato nella sua posizione aggressiva dalle recenti decisioni dell’Arabia Saudita e della Giordania di chiudere i propri uffici di Al-Jazeera.

Secondo Lieberman, gli interessi di Israele “si sovrappongono” a quelli degli Stati Arabi sulla questione di Al Jazeera. Il canale di informazione, ha detto, è “una macchina di incitazione. Pura propaganda della peggior specie, nello stile della Germania nazista”.

Ma Lieberman e Netanyahu hanno anche colto il momento per mettere in evidenza altri interessi comuni tra Israele e l’Arabia Saudita. Israele si è unito a Riyadh nell’accusare il Qatar di sostenere il “terrorismo”, prima di tutto con lo scopo di indebolire l’Iran e Hamas, i più fastidiosi avversari regionali di Israele, hanno osservato gli analisti.

Il Qatar ha speso centinaia di milioni di dollari in progetti per infrastrutture nella Striscia di Gaza per alleviare una crisi umanitaria che continua a peggiorare, causata da un blocco israeliano vecchio di dieci anni e da una serie di attacchi militari.

Finora, l’aiuto era stato inviato a Gaza con il tacito consenso di Israele, ha dichiarato Yossi Alpher, un analista israeliano e assistente di Ehud Barak quando era primo ministro di Israele all’inizio della Seconda Intifada.

Ma da quando Trump è entrato alla Casa Bianca, il governo israeliano è apparso più disponibile che mai a stringere le viti di Hamas, ha detto Alpher Al Jazeera. “Israele crede che Hamas è ormai troppo debole e isolato per essere in grado di replicare.”

Il governo di Doha ha mantenuto anche relazioni diplomatiche con l’Iran, con il quale il Qatar condivide un ampio giacimento di gas.

Israele accusa Teheran di sponsorizzare il “terrorismo” contro di lui, compreso armare Hezbollah, un movimento della resistenza libanese al suo confine settentrionale. Le operazioni di Hezbollah hanno costretto Israele a ritirare le sue forze di occupazione dal sud del Libano nel 2000.

Quanto al governo saudita, si oppone all’influenza nella regione dei Fratelli Musulmani, di cui Hamas fa parte.

Quando la crisi con il Qatar è scoppiata la scorsa settimana, Lieberman ha dichiarato al parlamento israeliano: “Anche gli stati arabi capiscono che il rischio per questa regione non è Israele, ma il terrorismo. Questa è l’occasione per collaborare”.

Netanyahu ha fatto eco al suo ministro della difesa, dicendo che gli Stati Arabi “ci vedono come partner e non come un nemico.”

In particolare, Netanyahu è ansioso di capitalizzare sulla crisi per evitare di essere trascinato in nuovi colloqui di pace dall’amministrazione Trump. Sottolineare il “terrorismo” palestinese – e l’ingerenza iraniana – è un modo sicuro per eliminare ogni pressione diplomatica.

Jeff Halper, co-founder of ICAHD
Jeff Halper, co-founder of ICAHD

“La strategia di Israele è di marginalizzare la questione palestinese”, ha dichiarato Jeff Halper, analista israeliano di politica estera, ad Al Jazeera. “I segnali dell’Arabia Saudita dicono che sono pronti a normalizzare le relazioni con Israele, anche se il problema palestinese rimane senza risposta.”

Ha inoltre dichiarato che Israele spera che l’alleanza emergente con Riyadh prenda il posto dell’iniziativa di pace saudita del 2002 che mise in imbarazzo Israele con la proposta di una soluzione regionale per porre fine al conflitto israelo-palestinese.

“Israele ora tenterà di reindirizzare l’attenzione su altre questioni, dall’Iran alla questione energetica e alle armi. Tutto quello che servirà per eliminare la questione palestinese”, secondo Halper.

I piani architettati da Israele, Arabia Saudita e Stati Uniti sono stati rivelati da un’inchiesta di Al Jazeera questa settimana. Ha rivelato che 10 legislatori degli Stati Uniti, finanziati da gruppi di pressione israeliani, avevano recentemente presentato un disegno di legge al Congresso in cui si minaccia il Qatar di sanzioni da parte degli Stati Uniti se appoggia il “terrorismo” palestinese.

 

Il disegno di legge prevede che Doha ponga fine al suo “sostegno finanziario e militare” alla Striscia di Gaza, guidata da Hamas. La posizione dei legislatori degli Stati Uniti si avvicina agli interessi di Israele e Egitto, entrambi coinvolti nel blocco di Gaza.

solidarietà col Qatar
Gaza. PIC Venerdì 9 giugno, decine di Palestinesi nella Striscia di Gaza hanno partecipato a una manifestazione di solidarietà con il Qatar.

 

Israele vuole un Hamas indebolito in una Gaza debole, come un’Autorità palestinese isolata nella Cisgiordania occupata. Il Cairo, d’altro canto, vuole che Hamas stia alla larga dall’organizzazione sorella dei Fratelli Musulmani che i dirigenti militari egiziani hanno cacciato dal potere con un colpo di stato militare nel 2013.

 

In modo abbastanza evidente, l’Arabia Saudita ha cominciato a fare la stessa richiesta al Qatar, chiedendo di smettere di finanziare Hamas e i Fratelli Musulmani. Questa è la prima volta che i sauditi adottano pubblicamente la definizione israeliana di Hamas come un’organizzazione “terrorista”, piuttosto che movimento legittimo di resistenza.

 

Gli investimenti continui di Doha nella ricostruzione di case e strade distrutte dai ripetuti attacchi israeliani, ora è in gioco. Un tale sostegno è stato un’ancora di salvezza per la piccola enclave assediata.

Negli ultimi anni, il Qatar è servito anche come base della leadership di Hamas in esilio, pochi altri paesi essendo disposti ad ospitarla.

Halper ha anche dichiarato che la leadership israeliana spera che la frattura tra i paesi del Golfo intensifichi l’isolamento di Hamas. “Israele sarà felice se questa crisi lascerà Hamas ancora più isolato nella regione”, ha dichiarato. Oltre a cercare di limitare le attività umanitarie del Qatar a Gaza, Israele aiuta l’Autorità palestinese a indebolire i suoi rivali di Hamas.

Mahmoud Abbas
Mahmoud Abbas

L’elettricità nell’enclave viene rilasciata solo per poche ore al giorno dopo che il presidente della AP, Mahmoud Abbas, ha rifiutato di contribuire al pagamento dell’energia fornita da Israele a Gaza.

 

Abbas ha anche pesantemente tagliato gli stipendi di migliaia di dipendenti dell’AP.

Ofer Zalzberg, analista israeliano presso l’International Crisis Group, un gruppo di esperti sul conflitto con sede a Washington e Bruxelles, ha detto che Netanyahu e Abbas traggono vantaggio dal nuovo clima politico a Washington. Secondo lui, “il messaggio di Trump e Riyadh è: ‘Ora dovete scegliere. State con i buoni o con i cattivi?’ Netanyahu capisce che Trump si è imposto come giudice e giuria.”

Con il suo equilibrare le relazioni con diversi Stati della regione, tra cui l’Iran, la politica del Qatar è stata considerata come “troppo grigia” per i gusti di Trump e di Riyadh, ha osservato Zalzberg.

Halper ha dichiarato a sua volta che Israele ha spinte contraddittorie verso Gaza. Vuole che la situazione umanitaria sia sotto controllo per evitare di innescare un’altra serie di lotte con Hamas. Ma ha anche paura che Hamas possa approfittare di qualsiasi aiuto per ricostituire i suoi armamenti e costruire quelli che Israele chiama “tunnel terroristici”.

I tunnel sono stati un grosso problema per Israele quando le sue truppe hanno invaso Gaza durante l’operazione Protective Edge nel 2014, e hanno permesso ai combattenti di Hamas di lanciare attacchi a sorpresa.

Neve Gordon, un professore di politica al Ben Gurion University di Beersheba, ha detto che gli sforzi volti a rompere i legami del Qatar con Hamas spingerebbero Hamas tra le braccia di Teheran.

“Senza l’aiuto del Qatar, Hamas deve rivolgersi all’Iran”, ha detto ad Al Jazeera. “Dal punto di vista di Israele, questo crea una situazione più chiara, dipingendo Hamas e l’Iran come facce diverse del medesimo “terrorismo”.

Ben Caspit, un giornalista israeliano, ha recentemente citato fonti di sicurezza israeliane che dicono che Trump ha adottato l’approccio di Netanyahu riguardo l’Iran, considerando il paese come “la testa di serpente e la fonte del terrorismo regionale.”

L’obiettivo ultimo di Netanyahu, ha dichiarato Gordon, è quello di costringere gli americani ad invalidare un accordo nucleare firmato da Barack Obama nel 2015. Il governo israeliano e l’Arabia Saudita si erano vigorosamente opposti a questo accordo. Netanyahu teme che se l’Iran sviluppa una bomba nucleare, rivaleggerebbe con l’arsenale nucleare israeliano e ridurrebbe gravemente l’influenza regionale dello stato sionista.

Anche l’Arabia Saudita teme che un Iran dotato di armi nucleari possa compromettere la sua influenza.

Invece, Netanyahu e i sauditi preferiscono che l’Iran sia oggetto di pesanti sanzioni, con sempre presente una minaccia di attacco militare.

 

Jonathan Cook ha vinto il Prix Spécial de journalisme Martha Gellhorn. E’ l’unico corrispondente straniero con base permanente in Israele (Nazareth dal 2001). I suoi ultimi libri sono: “Israel and the Clash of Civilisations : Iraq, Iran and the to Remake the Middle East” (Pluto Press) e “Disappearing Palestine:Israel’s Experiments in Human Despair” (Zed Books). Visita il suo sito web personale.

 

Traduzione Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

fonte: http://chroniquepalestine.com/objectif-israel-arabie-saoudite-liquider-cause-palestinienne/

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