Uccidere un bambino “non è giusto “, ma non è sbagliato abbastanza per un’incriminazione

I pubblici ministeri israeliani hanno concluso che i due soldati hanno agito in modo appropriato quando hanno sparato ed ucciso un adolescente disarmato a 10 metri di distanza mentre scappava.

Nota di Invictapalestina. Ieri in prima mattinata abbiamo pubblicato un video sull’uccisione di una ragazza palestinese a Hebron o Gerusalemme. Molti si sono indignati per la violenza israeliana e l’uccisione di una giovane studentessa disarmata, qualcuno invece ci ha accusato di diffondere Fake minacciandoci di denuncia. Noi abbiamo ritirato il video non avendo potuto verificare la fonte ma ciò che il video faceva vedere è ciò che avviene quotidianamente in Palestina come è ben descritto in questo articolo da Gideon Levy.

di Gideon Levy
14 giugno 2018

A.G. e A.D. presumibilmente hanno festeggiato. Forse hanno festeggiato con un toast insieme ai loro legali in qualche pub alla moda, o forse si sono solo crogiolati con le loro famiglie per la buona notizia. É stato un sollievo per le loro vite. L’incubo delle povere anime è finito. Tante molestie da quando l’adolescente è stato ucciso, ma tutto finisce bene: la pubblica accusa del distretto centrale ha deciso la scorsa settimana di far cadere le accuse contro di loro, due anni e mezzo dopo sono state archiviate.

Vero, era disgustosamente ridicolo che fossero stati accusati di “un atto sommario e negligente” per avere sparato ad un adolescente disarmato, già ferito alla schiena, mentre correva per mettersi in salvo. Tuttavia c’è stato un procedimento, iniziato solo dopo che la famiglia del defunto e B’Tselem hanno presentato una petizione all’Alta Corte di Giustizia.

Per un momento è sembrato che ai due sarebbe stata comminata una pena di forse un giorno, o anche un’ammenda di un penny, per avere ucciso un ragazzo che non aveva ancora compiuto 16 anni,  e che non costituiva alcun pericolo o minaccia per loro. Ma anche questa evanescente speranza di uno scampolo di giustizia ritardata e simbolica – o anche solo una più evanescente somiglianza di giustizia – è stata infranta, e cosa poteva esserci di più prevedibile?

L’incriminazione è stata lasciata cadere, A.G. e A.D. hanno agito in modo appropriato quando hanno sparato ed ucciso un adolescente disarmato da una distanza di 10 metri mentre scappava via da loro. Non hanno violato niente. La loro azione di uccidere non è stata neanche sommaria o negligente. Sono buoni soldati, eccellenti, anche se il giorno dopo l’uccisione un ufficiale superiore aveva detto: “E’ successo qualcosa di poco giusto”. Non giusto, ma apparentemente non abbastanza sbagliato. Così andate pure, cari soldati; continuate ad uccidere adolescenti palestinesi che non vi mettono in pericolo. Potete sempre ucciderli mentre fuggono via, perché nessun danno ve ne vorrà.

A.G. e A.D. erano un comandante di plotone e un soldato del 71esimo Battaglione dei Corpi Corazzati. Hanno sparato alle spalle e ucciso Samir Awad, che cercava di attraversare la recinzione che circonda il villaggio, mentre correva via da un’imboscata che i soldati avevano organizzato tra le piante di fichi d’India. Gli hanno sparato alla schiena e non saranno mai puniti per il loro atto. Prima gli hanno sparato a una gamba, e dopo che era caduto ferito e alzato sulle ginocchia lo hanno afferrato per un braccio, ma lui è riuscito a liberarsi. Allora gli hanno sparato due volte da dietro, un proiettile alla nuca e un proiettile alla schiena, uccidendolo. Così ora possono tranquillamente volare in India o in Costa Rica per il loro viaggio post-esercito,  forse l’hanno già fatto, e dimenticare tutto.

Ma a Budrus la casa del ragazzo che hanno ucciso non sarà mai più la stessa.

Era l’inverno 2013, l’ultimo giorno prima della pausa del semestre. L’esame di scienze era finito e gli alunni avevano lasciato la scuola, situata a circa 200 metri dalla recinzione. Sei di loro erano scesi dalla collina, per la solita prova di coraggio, attraversando il recinzione. Erano Munir, Hosni, Muhammad, Saher, Musa e Samir.
I primi cinque capito il  pericolo decisero di tornare indietro. Samir scelse di continuare. Non aveva intuito che sei soldati si nascondevano tra i cactus. Attraversò un vecchio buco nella recinzione interna e fu catturato nello spazio tra le due recinzioni. Poi i soldati del coraggioso battaglione Reshef uscirono dai loro nascondigli e spararono in aria. Samir, spaventato a morte, cercò di tornare sui suoi passi. Le sue gambe restarono impigliate tra i rovi. Gli spararono alla coscia. Riuscì a liberarsi e si mise a correre, ferito, verso il villaggio. Gli spararono numerose volte alle spalle. L’atto d’accusa annullato dettagliava le gravi deviazioni dalle regole di ingaggio.

Quando arrivai al villaggio il giorno dopo l’omicidio, il sangue di Samir era ancora cosparso sulle rocce. Qui erano nascosti i soldati, qui è stato catturato il ragazzo tra le due recinzioni ed è qui che gli hanno sparato.

Il quadro era chiaro, i fatti decisivi. Dopo due anni e mezzo di intense indagini è emerso che non c’erano prove. Nel frattempo, i soldati israeliani hanno ucciso anche Lafi Awad, nello stesso posto, allo stesso modo. Perchè no? Le due tombe sono una accanto all’altra e i due assassini sono già da qualche altra parte.

 

trad: invictapalestina.org

fonte:https://www.haaretz.com/opinion/.premium-killing-a-child-is-not-right-but-not-wrong-enough-for-an-indictment-1.6174945

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