Volete combattere l’autoritarismo israeliano? Ascoltate i palestinesi.

Riguardo a Israele, gli osservatori ebrei e internazionali continuano a doversi  aggiornare costantemente su ciò che invece i palestinesi hanno sempre saputo. Questo deve cambiare.

Amjad Iraqi  – 16 Agosto 2018

FOTO: La polizia israeliana arresta un palestinese durante la manifestazione davanti  all’ospedale Barzilai di Ashkelon per il rilascio di Mohammad Allan, in sciopero della fame. (Oren Ziv / Activestills.org)

Nel suo libro The Fire Next Time del 1963, James Baldwin scrisse un’intensa lettera personale al suo giovane nipote (anch’egli di nome James), in cui descrisse in modo incisivo la società disumanizzante che i neri devono affrontare in America:

“Sei nato in una società che ha stabilito con brutale chiarezza, e in tutti i modi possibili, che tu sei un essere umano senza valore. Non ci si aspetta che tu possa aspirare all’eccellenza: dovresti accontentarti della mediocrità. Nel tuo breve tempo su questa terra, dovunque tu ti sia girato, James, ti è stato detto dove saresti potuto andare e cosa avresti potuto fare (e come farlo) e dove potresti vivere e chi potresti sposare. So che i tuoi compatrioti non sono d’accordo con me su questo argomento, e li sento dire “che esagerazione!”. “[l’enfasi è la mia]

Questo passaggio coglie una componente fondamentale della disuguaglianza razziale. Quando le persone che subiscono l’oppressione cercano di descrivere in modo articolato alla società al potere le ingiustizie che devono affrontare, le loro narrazioni sono attivamente ignorate, minate e delegittimate come assurde, false o poco importanti. Ancora oggi, ai neri americani viene regolarmente detto di “esagerare” quando mettono in guardia contro i suprematisti bianchi, la brutalità della polizia, le discriminazioni sul lavoro e altri problemi razziali. Questo sentimento di rigetto, espresso da Baldwin 55 anni fa, risuona con forza nell’esperienza palestinese.

La recente indignazione per gli interrogatori politici di eminenti ebrei americani di sinistra come Simone Zimmerman e Peter Beinart è una novità importante e anche necessaria. Ma per molti palestinesi, ciò che sta accadendo può essere molto frustrante. Nonostante migliaia di palestinesi, arabi e musulmani siano stati arrestati, interrogati, umiliati, minacciati, deportati ed espulsi per aver tentato di entrare in Israele o nei territori occupati, quasi nessuno di loro attirerebbe la stessa attenzione locale o internazionale, o susciterebbe lo stesso livello di shock in persone potenti e privilegiate che dichiarano di essere preoccupate per la democrazia e i diritti civili nel Paese.

Molti degli ebrei israeliani e americani (compresi quelli recentemente detenuti), che sono stati sottoposti a pratiche così invasive, hanno giustamente sottolineato che ciò che hanno subito è stata una frazione insignificante di ciò cui sono usualmente sottoposti i palestinesi e gli altri. Tuttavia, le reazioni internazionali che, se pur non per colpa loro, la loro detenzione ha suscitato, sono uno stridente promemoria su come i palestinesi e le persone di colore siano considerate senza valore. Quando i non ebrei denunciano il comportamento non democratico di Israele, sono accusati di mentire o di “esagerare” per motivi nefandi; ma quando un ebreo afferma la stessa cosa, è difeso e lodato per aver denunciato tali pratiche preoccupanti.

Personale di sicurezza israeliano all’aeroporto internazionale Ben Gurion. (foto: Activestills.org)

Questo doppio standard su chi ha il “permesso di narrare” le politiche israeliane, e il “permesso di essere ascoltato”, è sistemico. Per decenni gli attivisti e le attiviste palestinesi e le organizzazioni per i diritti umani, sia nei territori occupati sia in Israele, sono stati regolarmente presi di mira dalle autorità di sicurezza e denunciati come “terroristi” e “minacce strategiche”. Tuttavia, è stato solo quando il governo ha iniziato ad attaccare gruppi ebraici come B’Tselem e Breaking the Silence, e a vietare l’ingresso agli stranieri accusati di sostenere il BDS, che gli osservatori si sono improvvisamente allarmati per le tendenze “autoritarie” e “maccartiste” di Israele.

Lo stesso schema va ben oltre la questione del dissenso politico. A partire dagli anni ’90, ad esempio, molti palestinesi misero in guardia sul fatto che gli accordi di Oslo venivano usati per stringere la presa di Israele sulla Cisgiordania e per creare deboli bantustan invece di un vitale stato indipendente. Oggi questo è un fatto accertato. Anni dopo che i palestinesi hanno paragonato la loro “realtà di un solo stato” a un regime di apartheid, i principali analisti politici stanno finalmente riconoscendo che questa definizione, un tempo tabù, può essere vera, ancor più dopo l’approvazione della legge dello stato-nazione ebraica.

Questi problemi dovrebbero essere sollevati non per rivendicare in modo meschino il fatto che i palestinesi sono “i primi” a sapere queste cose, né dovrebbe implicare che ogni opinione palestinese debba essere presa per buona (i palestinesi non sono un monolite). Tuttavia, richiedono agli osservatori ebrei e internazionali di riconoscere come stiano sempre cercando di portarsi al passo con ciò che le vittime primarie del conflitto, collettivamente, hanno sempre saputo. Se le voci palestinesi fossero state prese più sul serio, si sarebbero potute applicare significative pressioni politiche e sociali per prevenire non solo gli attuali attacchi contro gli ebrei di sinistra, ma contro tutti i palestinesi che sono stati in prima linea nelle pratiche più brutali di Israele.

Un attivismo più intelligente, una politica consapevole e una coerenza morale richiedono quindi agli oppositori di dare la priorità e di ascoltare le voci dei palestinesi per affrontare le tendenze distruttive che si stanno realizzando all’interno del Paese. Per quanto banale possa sembrare, questo non può mai essere enfatizzato abbastanza. Il fatto che ci sia bisogno di una manciata di attivisti ebrei per “legittimare” ciò che migliaia di palestinesi hanno sempre detto, rivela un angolo cieco profondo e pericoloso. Racconta ai palestinesi che le loro narrative, per semplice virtù della loro identità, sono inaffidabili, che necessitano di una verifica separata e meno degno di attenzione. I palestinesi non sono “inutili” narratori della loro oppressione e sono stanchi di sentirsi dire che “esagerano”, solo per dimostrare, anni dopo, di avere avuto ragione.

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org

Fonte:https://972mag.com/want-to-combat-israeli-authoritarianism-listen-to-palestinians/137278/

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