Nonostante le enormi difficoltà economiche che devono affrontare nella Striscia di Gaza, i Palestinesi danno rifugio ai gatti randagi utilizzando i soldi delle loro tasche.
Maha Hussaini -4 Ottobre 2018
Foto di Copertina: Mariam al-Barr dice che l’aver trasformato la sua casa di famiglia in un rifugio per gatti le ha permesso di scoprire la sua missione. (MEE / Mohammed A Alhajjar)
STRISCIA DI GAZA – Su un tetto nel campo profughi di al-Shati, nella parte nordoccidentale di Gaza, tre sorelle sono sedute tra i 35 gatti che hanno salvato dalla strada.
Mariam, Raesa ed Elham al-Barr hanno trasformato le loro tre rispettive case in rifugi per gatti, prendendosi cura dei gatti randagi e dei gattini del loro quartiere, fornendo loro cibo e cure mediche.
Mariam, la più giovane delle tre sorelle, vive ancora con i suoi genitori nel quartiere al-Zaitoun, nella parte orientale della città di Gaza. La ventinovenne si sta prendendo cura degli otto gatti che ha salvato.
“Non ricordo quando abbiamo iniziato a prenderci cura dei randagi, perché i gatti sono sempre stati parte della nostra famiglia”, dice Mariam a MEE. “Siamo state allevate in una casa dove i nostri genitori hanno sempre aiutato e adottato gatti randagi e siamo cresciute facendo la stessa cosa”.
“I miei genitori e le mie sorelle non possono permettersi di nutrire 35 gatti ogni giorno, possono a malapena nutrire noi” Mariam al-Barr
Mariam, che ha studiato all’Università Islamica di Gaza per diventare insegnante, non ha ancora trovato un lavoro. Per tenersi impegnata, nel suo tempo libero sta seguendo corsi di counseling e di fotografia.
“Ogni volta in cui mentre vado ai corsi vedo un gatto affamato o ferito, dimentico le lezioni e lo porto subito a casa “, dice.
Una volta, sul marciapiede vicino a casa sua, Mariam trovò una gatta che sembrava essere stata investita da un’auto. La portò dal veterinario e poi la tenne a casa per una settimana, perché potesse guarisse prima di trovare una famiglia che la adottasse.
“Abbiamo una vasta rete di familiari, amici e vicini che a volte ci chiamano e ci chiedono se abbiamo gatti da adottare. Ma non diamo alcun gatto in adozione senza assicurarci che se ne prenderanno cura nel migliore dei modi”, spiega.
Raesa, 42 anni, ed Elham, 45 anni, vivono nello stesso edificio ma in due piccoli appartamenti separati. Tengono alcuni dei gatti salvati in uno spazio di 30 metri sul tetto dell’edificio. Gli altri vivono nei loro appartamenti, dove i figli e i mariti le aiutano a prendersi cura di loro.
Raesa insegna ai suoi cinque figli a proteggere i gatti del quartiere da quei residenti che a volte li maltrattano e li incoraggia a portarli a casa.
“Cresco i miei figli come i miei genitori hanno cresciuto me e i miei fratelli, insegnando loro a essere compassionevoli e ad aiutare le creature più deboli”, la casalinga di 41 anni dice a Middle East Eye. “Quando vanno a dormire, tutti i miei bambini invece degli orsacchiotti coccolano i gatti che hanno salvato “.
Il marito di Raesa, Suhail Zohod, condivide la sua passione e di solito la aiuta a nutrire, fare il bagno e prendersi cura dei gatti.
“Quando vanno a dormire, tutti i miei bambini coccolano i gatti che hanno salvato invece degli orsacchiotti” – Raesa al-Barr
“Mio marito ha sempre sostenuto e alimentato la mia passione per aiutare i gatti. Spesso mi porta gatti come regalo e tratta i nostri gatti come se fossero nostri figli “, dice. “Qualche mese fa, mi ha portato un gattino persiano come sorpresa perché sa che li amo”.
‘I gatti possono morire di fame’
Secondo Mariam, lei e le sue sorelle spendono oltre 400 shekel israeliani (circa $ 111) al mese per il cibo dei gatti.
Il padre e la madre di Mariam sono disoccupati, ma la famiglia è proprietaria dell’intero edificio in cui vivono. Per coprire parte dei bisogni fondamentali della famiglia, suo padre affitta il garage ai suoi parenti.
“So che ho rischiato la mia vita per nutrire i gatti, ma dovevo farlo e questo era tutto ciò che importava”- Walid Afifi
A causa delle cattive condizioni economiche della famiglia, Mariam riduce i costi di trasporto e le altre spese quotidiane in modo da poter acquistare cibo per i gatti usando la propria paghetta.
“I miei genitori e le mie sorelle non possono permettersi di nutrire 35 gatti ogni giorno, possono a malapena nutrirci, quindi a volte scelgo di camminare per lunghe distanze piuttosto che prendere un taxi, per risparmiare e comprare cibo per i gatti”, dice.
Raesa dice di aver notato che le persone hanno iniziato ad aiutare meno gli animali,a causa della grave crisi economica che la Striscia sta affrontando.
“I gatti muoiono di fame e si deprimono proprio come gli umani. Semplicemente non possono comunicarcelo”. – Raesa al-Barr
Secondo The Euro-Mediterranean Human Rights Monitor il 38,8% dei residenti di Gaza sono al di sotto della soglia di povertà a causa del blocco israeliano. Un impressionante 45% di persone a Gaza è disoccupato, con un tasso di disoccupazione che tra i giovani raggiunge il 60%.
Nel luglio 2017, l’ONU ha pubblicato un rapporto dettagliato su Gaza, affermando che la Striscia è diventata “invivibile”.
Sia i mariti di Raesa che quelli di Elham lavorano come sarti, e talvolta ottengono opportunità di lavoro temporaneo in piccole fabbriche finanziate dall’UNRWA.
“Con tutte le difficoltà finanziarie che gli abitanti di Gaza stanno affrontando oggi, tutto ciò che li preoccupa ora è come nutrire i propri figli e pagare le bollette e l’affitto mensile”, spiega.
Ma Raesa crede tuttavia che l’economia stagnante non debba essere una scusa per ignorare i gatti che a Gaza hanno disperato bisogno di aiuto e riparo.
“Chi ha attraversato così tante difficoltà e sperimentato com’è l’ essere affamato e indifeso non può ignorare la sofferenza degli altri”, dice. “I gatti muoiono di fame e si deprimono proprio come gli umani. Semplicemente non possono comunicarcelo. ”
Le tre sorelle mirano ad aprire un centro per la protezione e l’adozione dei gatti dove fornire aiuto a dozzine di gatti e cercare famiglie che li adottino.
“Fondamentalmente abbiamo bisogno di trovare uno spazio in cui ospitare i gatti, assumere una guardia e un veterinario e comprare cibo e altro materiale “, dice Mariam, mentre coccola un gattino appena nato. “Questo ci costerebbe non meno di $ 18.000 per avviare il progetto e mantenerlo per circa un anno.”
Secondo Mariam, questo “rimane un sogno”, dal momento che non hanno ancora trovato un’organizzazione per la protezione degli animali intenzionata a finanziarlo.
Sfidando i missili
Nell’estate del 2014, durante l’”Operazione Protective Edge”, l’attacco militare israeliano contro la Striscia di Gaza che ha ucciso oltre 2.200 palestinesi – per lo più civili – lasciando 100.000 senzatetto, Raesa ricorda i suoi sforzi per tenere i gatti al sicuro nel suo appartamento.
Dice che i gatti correvano da una parte all’altra della casa e cercavano rifugio sotto i letti e i divani ogni qualvolta il suono di un’esplosione scuoteva il quartiere.
“Anche i gatti hanno paura dei rumori forti e delle esplosioni, proprio come noi”, dice.
Tra il 2008 e il 2014, Israele ha lanciato tre importanti operazioni militari contro la Striscia di Gaza, causando la morte di migliaia di Palestinesi. Un certo numero di bombardamento si sono inoltre verificati sporadicamente dall’inizio del blocco che Israele ha imposto alla Striscia nel 2007.
Durante l’attacco israeliano del 2014, durato 50 giorni, Walid Afifi e molti altri membri della famiglia andarono a casa di un parente nel quartiere di al-Saraya per stare al sicuro e lontano dai bombardamenti, ma non essendoci spazio per i suoi gatti, dovette lasciarli a casa.
Nonostante il pericolo, Afifi andava tutti i giorni da loro, nella sua casa nella parte meridionale di Gaza, per controllarli e nutrirli. Sebbene il viaggio fosse solo di circa 7 km, ad Afifi sembrava gli ci volessero ore, per arrivarci
“Mi aspettavo sempre che in un qualsiasi momento un missile o un proiettile mi prendessero di mira, soprattutto considerando che le strade erano tutte vuote e che ero quasi l’unico in movimento”, ricorda. “Avevo paura di rimanere ucciso e mentirei se dicessi il contrario. So di aver rischiato la mia vita per nutrire i gatti, ma dovevo farlo e questo era tutto ciò che importava. ”
Afifi ha iniziato a salvare e ad adottare gatti all’età di 10 anni. Ha già trovato delle famiglie per sei dei gatti che ha trovato di recente e continuerà a prendersi cura degli altri sei gatti nel suo giardino fino a quando non riuscirà a farli adottare.
Secondo il 28enne, che lavora come freelance informatico, il cibo per gatti gli costa circa 200 shekel israeliani ($ 55) al mese, ma i gatti spesso mangiano gli avanzi della famiglia, come riso, pane e ossa di pollo.
“A volte, quando io mi dimentico di farlo, mio padre compra loro del cibo speciale, come cibo per gatti secco e tonno in scatola.”
Qualche mese fa, Afifi ha salvato dalla strada una giovane gattina affetta da rachitismo. “Così sono andato dal veterinario e gli ho chiesto di insegnarmi come fare un’iniezione alla micia”, dice. “Le ho fatto iniezioni per cinque giorni consecutivi … Ora è in ottime condizioni ed è stata adottata da una famiglia premurosa”.
I randagi di Gaza
Un’altra iniziativa di sensibilizzazione sugli animali randagi di Gaza è portata avanti da tre studentesse che danno da mangiare a gatti e cani randagi aiutandoli a trovare famiglie adottive.
La ventunenne Maram Mikkawi e le sue due amiche, Amna al-Sousi, 20 anni, e Lamia al-Baioumi, 19 anni, si prendono cura di cani e gatti randagi dal 2015. Qualche settimana fa, sono riuscite a trovare un posto da utilizzare come rifugio per gli animali dopo che i genitori di al-Sousi hanno accettato di far loro usare un appartamento incompiuto che hanno recentemente acquistato.
“Chi ha attraversato così tante difficoltà e sperimentato com’è essere affamato e indifeso, non può ignorare la sofferenza degli altri” Raesa al-Barr
Le tre amiche hanno recentemente aperto una pagina Facebook intitolata “Strays of Gaza” dove pubblicano foto e storie di cani e gatti randagi che incontrano mentre vanno a scuola.
“Attraverso la nostra pagina, miriamo a far conoscere alle persone le creature che di solito vedono ed evitano”, dice Mikkawi.
Mikkawi, che studia traduzione inglese all’Università di Gaza, si è presa questa responsabilità nel dicembre 2015, quando trovò dei cani randagi affamati vicino al campus e decise di comprare loro del cibo
Lei e le su due amiche hanno lanciato una campagna di crowdfunding per raccogliere fondi per nutrire e prendersi cura degli animali, raccogliendo fino ad ora oltre 500 dollari.
“Useremo parte dei soldi per comprare cibo e piccoli materassi per gli animali che terremo nell’appartamento”, dice Mikkawi.
Con il resto dei fondi della campagna di crowdfunding, le tre amiche mirano ad aprire un rifugio prima dell’inverno.
I cittadini di Gaza amanti degli animali affermano che non possono ignorare le loro sofferenze e che sentono questo loro impegno come una missione.
“Se vedo un gatto senza riparo o cibo, non posso che aiutarlo e portarlo a casa” conclude Afifi.
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org
Fonte: https://www.middleeasteye.net/in-depth/features/palestinians-gaza-start-projects-rescue-stray-cats-316949850