3 – L’industria dello cyber-spionaggio israeliano: Non lasciare tracce

“Il telefono ti accompagna ovunque. La quantità di informazioni su una persona che può essere estratta dal suo telefono è sorprendente e oggi non esiste un telefono sicuro.”

Hagar Shezaf e Jonathan Jacobson  – 19 ottobre 2018

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Non lasciare tracce

Torniamo a NSO. Il cyber-gigante israeliano è stato fondato nel 2010 da tre amici: Omri Lavie, Shalev Hulio e Niv Carmi (quest’ultimo ben presto lasciò). Lavie e Hulio, che oggi hanno circa quarant’anni, si conoscevano  dal liceo, ad Haifa. Intrapresero la loro strada nel mondo degli affari pochi anni dopo che Hulio aveva completato il servizio militare in un’unità  segreta di intelligence.

Qual è il loro percorso commerciale? “Siamo fantasmi”, disse una volta Lavie. “Siamo completamente trasparenti e non lasciamo tracce”. Alcuni anni dopo, le tracce dei fantasmi di Haifa possono essere individuate in ogni angolo del mondo.

Omri Lavie e Shalev Hulio, fondatori di NSO. “Siamo fantasmi … non lasciamo tracce”.

Come si addice ai fantasmi, Lavie e Hulio non sono inclini a rilasciare dichiarazioni pubbliche. Nel 2015, Hulio ha tenuto una rara intervista al podcast “Hashavua” (Questa settimana). “Fin dall’inizio, abbiamo pensato di creare un sistema che consentisse a tutti i servizi di intelligence e forze dell’ordine di avere il controllo remoto dei telefoni o di estrarne informazioni, con o senza la conoscenza dell’utente”, ha riferito Hulio. “Pensavamo sarebbe stato semplice, ma è stato invece estremamente complesso. Questo è in realtà ciò che NSO ha fatto e sta facendo fino ad oggi. Abbiamo iPhone e Android, e tutto è molto sicuro, ma alla fine vediamo che tutti ascoltano tutti “, ha detto ridacchiando. “Il telefono ti accompagna ovunque. La quantità di informazioni su una persona che può essere estratta dal suo telefono è sorprendente e oggi non esiste un telefono sicuro.”

Il caso più lampante in cui apparentemente NSO ha lasciato tracce è quello di Ahmed Mansoor, un attivista per i diritti umani degli Emirati Arabi Uniti. Nell’agosto 2016, Mansoor ricevette un messaggio di testo sul suo iPhone in cui gli si promettevano informazioni segrete sull’uso della tortura nel Paese se avesse cliccato su un link allegato. Dietro il collegamento, tuttavia, c’era lo spyware Pegasus, poi identificato dall’organizzazione Citizen Lab. La sua scoperta generò il panico in tutto il mondo. All’epoca gli esperti  affermavano che si trattava della violazione più sofisticata e completa dei rigorosi sistemi di sicurezza di Apple. Imbarazzata, la società dovette rilasciare un aggiornamento urgente del software per tutti i dispositivi dei suoi clienti.

Mansoor sta scontando una pena detentiva di 10 anni per aver pubblicato sui social network post critici sul regime. La sua storia appare in due cause intentate contro NSO e un’altra società, la Circles Technologies, anch’essa fondata da Israeliani. Uno dei querelanti è l’attivista messicano Santiago Aguirre, insieme a un cittadino del Qatar. I documenti allegati alla causa affermano che i sistemi NSO e Circles tenevano sotto controllo negli Emirati Arabi Uniti 159 membri della famiglia reale del Qatar, funzionari governativi di alto livello e vari cittadini di quel Paese.

Secondo la causa, presentata nell’agosto 2014 in Israele e a Cipro, Eric Banoun, un Israeliano che era un alto dirigente di Circles, ricevette una e-mail da Ahmad Ali al-Habsi, un funzionario del Consiglio Supremo degli Emirati Arabi Uniti per la Sicurezza Nazionale. Il messaggio sottolineava che la direzione del Consiglio avrebbe presto preso una decisione, apparentemente riferendosi all’acquisto di prodotti dell’azienda. Nel frattempo, chiedeva a Banoun di dimostrare le potenzialità dell’azienda, “anche se so che questo non è incluso nella nostra licenza”, ed è anche proibito dalle regole del Ministero della Difesa [israeliano]. A questo proposito, a Circles fu chiesto di intercettare, nell’arco di 48 ore, le conversazioni del direttore del quotidiano del Qatar Al Arab. E infatti, nel giro di due giorni, al-Habsi ricevette un’e-mail con la registrazione delle conversazioni del redattore.

Ben, che funge da consulente per le società di sorveglianza negli Emirati, ha parlato con Haaretz dalla sua residenza nel Golfo Persico. Le aziende israeliane sono conosciute nella regione come fornitori di attrezzature di spionaggio, ha affermato. “Dubai [riferendosi agli Emirati Arabi Uniti] è un grande cliente delle tecnologie di sorveglianza e sa che le migliori tecnologie vengono da Israele”. Durante la chiamata ha iniziato a ridere nervosamente e ha osservato: “Sicuramente la conversazione ora viene registrata. “Nel Paese, le chiamate vocali tramite app crittografate come WhatsApp, Single e Telegram sono bloccate, lasciando solo la rete telefonica monitorata.

Gli Emirati Arabi Uniti non sono soli. All’inizio di questo mese, Citizen Lab ha annunciato con “considerevole certezza” che lo spyware Pegasus è stato utilizzato per rintracciare Omar Abdulaziz, un dissidente saudita che vive in Canada avendo ottenuto asilo politico. Secondo il rapporto dell’organizzazione, gli agenti del regime di Riyadh hanno usato la tecnologia NSO a Montreal contro Abdulaziz. NSO non ha negato il rapporto.

Un manifestante fugge dalle forze di sicurezza in Bahrain nel 2015 – Il Bahrein è uno dei Paesi in cui società private israeliane vendono software per la sorveglianza e per la raccolta di informazioni. Credito: Hussain Ali / Getty Images

Haaretz ora aggiunge un altro tassello al puzzle dello spyware israeliano nel Golfo. La nostra indagine rivela che i sistemi Verint sono stati venduti al Bahrein, un piccolo regno non democratico del Golfo, dove una maggioranza sciita è governata da una casa reale sunnita. Durante la Primavera Araba, i governanti hanno brutalmente represso le dimostrazioni nel Paese con l’aiuto di rinforzi giunti dall’Arabia Saudita. Lo scorso febbraio, Nabeel Rajab, il più importante attivista per i diritti umani del Bahrain, è stato condannato a cinque anni di carcere in seguito a una serie di tweet critici nei confronti del regime.

Secondo due fonti che sono state in Bahrein, Verint ha fornito al Regno sistemi che sono tipicamente usati dai centri di monitoraggio, unitamente a un altro sistema utilizzato per raccogliere informazioni dai social network. Una delle due fonti, Arnon, ha riferito che gli Israeliani si recarono nel Paese per addestrare funzionari di regime nell’uso dei sistemi o per eseguire lavori di manutenzione. Gli Israeliani arrivano con passaporti stranieri e di solito è loro vietato muoversi nel Paese, ha aggiunto. Il divieto alla libera circolazione era un tema ricorrente nelle conversazioni con diverse fonti che fungono da istruttori in Paesi che vogliono celare  la presenza israeliana. In molti casi, gli Israeliani quando non lavorano sono confinati nella loro camera d’albergo.

“Sono stato in molti Paesi”, racconta Arnon. “C’erano luoghi in cui ho addestrato soldati e membri delle forze dell’ordine, e luoghi in cui abbiamo addestrato i confidenti – persone che sembrano essere membri della famiglia allargata del sovrano. In Bahrain tutti i membri della squadra erano indiani, e accanto a loro c’era il personale dell’intelligence del Bahrain, comprese le donne, tra l’altro. La verità è che odiavo quel Paese, semplicemente perché ci annoiavamo. Non c’era d’aver paura, ma non ci era permesso andare da nessuna parte. Se dovessi speculare sull’uso che fanno dei sistemi, suppongo che abbia a che fare con la protesta anti-regime “.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù”

Invictapalestina.org

Fonte: https://archive.is/aT0fb

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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