“Speriamo che il regime duri”: quando Israele godeva di stretti legami con la dittatura militare del Brasile.

Documenti d’archivio mostrano come Israele abbia aiutato a sostenere la giunta militare brasiliana, l’abbia rifornita di armi e di competenze militari e abbia persino firmato un certo numero di accordi nucleari.

Eitay Mack – 18 novembre 2018

Foto di copertina: La polizia brasiliana arresta uno studente che protesta contro la dittatura militare, il 20 giugno 1968. (Archivio Nazionale Brasiliano)

Poco meno di un mese fa, in seguito a una stagione elettorale particolarmente tumultuosa, i Brasiliani hanno eletto  Jair Bolsonaro come Presidente del loro Paese. Dal 1990 Bolsonaro è stato membro del Congresso Nazionale, il parlamento del Brasile, dove faceva parte di un gruppo di parlamentari di estrema destra che rimpiangevano apertamente i giorni della dittatura militare che ha governato il Brasile dal 1964 al 1985.

La sua elezione è stata accolta con favore dalla destra israeliana, con il primo ministro Benjamin Netanyahu che ha annunciato che a gennaio avrebbe assistito alla cerimonia di insediamento di Bolsonaro.

Una transizione casuale

Coloro che rimpiangono l’era della dittatura ignorano il fatto che le forze di sicurezza brasiliane hanno fatto sparire centinaia, e arrestato e torturato migliaia, di propri cittadini. Il Brasile servì da modello per altri regimi criminali, e la dittatura militare intervenne in altri Paesi del Sud America e ne sostenne le dittature. Sostenne il colpo di stato di Pinochet e la soppressione del dissenso in Cile, aiutò il colpo di stato militare in Bolivia e la repressione delle rivolte interne in Uruguay , così come ebbe una parte nel coordinare l’operazione Condor, in cui le dittature del “Cono Sud” lavorarono in concerto per sradicare gli attivisti di sinistra e i guerriglieri.

Il Brasile è probabilmente l’unico paese dell’America Latina che non si è sottoposto a un processo interno dopo gli anni bui della dittatura. Una legge approvata nel 1979 ha concesso l’immunità ai funzionari responsabili dei crimini della Giunta. E la National Truth Commission, fondata decenni più tardi, nel 2011, al contrario di altre commissioni simili ha svolto pochissime indagini. Di fatto, la commissione ha per lo più sintetizzato i rapporti delle organizzazioni per i diritti umani, le testimonianze di vittime della dittatura e i documenti della CIA consegnati dall’amministrazione Obama.

Le strutture di potere del Brasile, la sua società e la sua economia sono cambiate molto poco nella transizione verso la democrazia. Parte della colpa spetta sicuramente ai partiti di sinistra e centristi che hanno governato il Paese negli ultimi trentatré anni e che temevano il confronto con l’establishment militare. L’insuccesso della sinistra nelle ultime elezioni ha solo aggiunto il danno alla beffa: il Partito dei Lavoratori, che governava il Brasile dal 2003, ha permesso a Luiz Inácio Lula De Silva di candidarsi alla presidenza dalla sua cella, dove sta scontando una condanna per corruzione. Il partito ha cambiato il suo candidato all’ultimo minuto, sostituendo De Silva con l’economista Fernando Haddad. Ciò non è stato sufficiente per sconfiggere Bolsonaro.

Il Presidente Obama dà il benvenuto al Presidente del Brasile, Lula Da Silva, all’ Ufficio Ovale della Casa Bianca il 14 marzo 2009. (Pete Souza / Casa Bianca)

La mancanza di discussioni pubbliche sulla dittatura e le poche informazioni fornite ai cittadini su quel periodo hanno creato una lacuna nella memoria collettiva. Non sorprende quindi che Bolsonaro sostenga la tortura e annulli la democrazia del Brasile, oltre ad attaccare i diritti delle donne, la comunità LGBTQ, i partiti di sinistra e i lavoratori. Eppure, per milioni di elettori, Bolsonaro non è una minaccia. È un politico con i piedi ben piantati su un terreno solido, qualcuno che può salvare il Brasile dalla sua crisi.

Una dittatura con una patina parlamentare

I documenti del Ministero degli Esteri israeliano presso gli Archivi di Stato di Israele rivelano che lo Stato ebraico, come molti altri, era piuttosto disinteressato alla documentazione dei diritti umani in Brasile durante la dittatura. I diplomatici israeliani si concentrarono sulla hasbara e sulla promozione della cultura israeliana e tennero ripetuti colloqui sul trasferimento dell’ambasciata brasiliana a Gerusalemme.

Dopo il colpo di stato militare del 1 aprile 1964, l’ambasciata israeliana stilò un documento in cui si affermava che il colpo di stato “è stato prontamente pianificato e attuato e ha condotto, in 24 ore, non solo alla caduta di Goulart (il presidente dell’epoca), ma anche alla soppressione di tutti gli elementi di sinistra […] Il Brasile è oggi in uno stato di transizione che può essere definito come una dittatura militare con una vernice parlamentare. ” Il 16 giugno 1965, Aryeh Eshel, direttore degli affari latinoamericani presso il Ministero degli Esteri, scrisse: “spero che l’attuale regime in Brasile duri”.

Il 26 settembre 1966 un cablogramma sulle proteste studentesche contro la dittatura inviato dall’ambasciata israeliana,  riferì che “gli slogan sono sempre politici e contrari al regime. Non c’è quasi alcun dubbio che gli elementi di sinistra stiano sfruttando l’amarezza che esiste tra gli studenti. ” In un altro telegramma inviato il 15 dicembre 1966, l’ambasciata scrisse che ” a nessuno importa cosa succede alla ‘democrazia’ in Brasile.” Alcuni mesi dopo, un telegramma inviato a Gerusalemme lamentava la difficoltà di promuovere la propaganda israeliana, dal momento che “non è possibile utilizzare gruppi di studenti a nostro favore, poiché queste organizzazioni sono state sciolte a causa della loro posizione di sinistra. Lo stesso vale per le organizzazioni dei lavoratori, che in effetti non esistono più “.

Gli studenti brasiliani marciano contro la dittatura militare, il 9 settembre 1966. (Archivio Nazionale Brasiliano)

Dopo la guerra del 1967, il primo ministro Levi Eshkol propose e studiò un piano per incoraggiare  “l’emigrazione dei residenti arabi dai territori contesi al Brasile”. Dopo i colloqui con l’ambasciata israeliana in Brasile, Eshkol scrisse l’8 agosto 1967: ” Questi colloqui mi danno ragione di credere che con sforzi intensi migliaia, se non decine di migliaia di famiglie arabe, specialmente dalla Striscia di Gaza, potrebbero emigrare in Brasile “.

Dal momento che il Ministero della Difesa israeliano rifiuta di rilasciare i documenti relativi alle esportazioni di tecnologia di sicurezza israeliana, e non avendo  il Brasile condotto una seria indagine pubblica sulla questione, pochissime sono le informazioni relative ai legami di sicurezza esistenti in quel momento tra i due Paesi. Le poche informazioni fornite indicano forti legami: le forze di sicurezza brasiliane hanno usato fucili mitragliatori israeliani Uzi e la Commissione Nazionale per la Verità ha rivelato che gli agenti dell’intelligence brasiliani(SNI), principali responsabili delle torture, dell’oppressione e dei crimini commessi dal regime, avevano ricevuto una formazione in Israele.

Distogliere lo sguardo dall’antisemitismo

Secondo i documenti, i due Paesi si scambiavano gli addetti militari. Nel 1973, Israele utilizzò l’Air Show di San Paolo per presentare i suoi missili Gabriel, i dispositivi elettronici e altro ancora. I documenti indicano anche che le due parti negoziarono la vendita di prodotti militari israeliani in Brasile, tra cui navi, elicotteri, armamenti, apparecchiature per le comunicazioni, elettronica, missili Shafrir e Gabriel, riparazioni di motori aerei, sistemi radar, recinzioni elettroniche, addestramento militare e una delegazione di consulenti militari.

Meno noto è il fatto che i due Paesi  stipularono un patto nucleare per scopi pacifici. Gli scienziati nucleari israeliani andarono a lavorare in Brasile, e persino Shalhevet Freier, capo della Commissione Israeliana per l’Energia Atomica, fece visita al Paese all’inizio degli anni ’70. Il primo accordo nucleare tra Israele e il Brasile entrò in vigore il 10 agosto 1964, appena quattro mesi dopo il colpo di stato militare. Accordi complementari furono firmati nel 1966, 1967 e 1974.

Il presidente israeliano Zalman Shazar depone una corona sulla Tomba del Milite Ignoto in Brasile durante una visita nel Paese due anni dopo il colpo di stato che  nel 1966 portò al potere una giunta militare. (GPO)

Un documento datato 19 dicembre 1975, scritto da Gideon Tadmor, vice direttore del Centro per la Cooperazione Internazionale presso il Ministero degli Esteri, attesta il declino della cooperazione nucleare tra i due Paesi, in parte a causa del desiderio del regime brasiliano di  allentare le sue relazioni con Israele. Secondo il documento, il Brasile  esprimeva “disappunto per il tipo di assistenza che abbiamo proposto, che non è esattamente quello che cercavano”. Nonostante la collaborazione tra i due Paesi, nel giugno 1981 il Brasile affermò che Israele aveva fatto trapelare informazioni su un accordo brasiliano per vendere uranio e materiale nucleare all’Iraq. Il ministero degli Esteri israeliano si convinse che dietro la fuga di notizie ci fosse il Mossad.

Similmente ai rapporti di Israele con Bolivia, Paraguay, Cile e Argentina, quelli con il Brasile non furono scossi dalle accuse di antisemitismo ad esso rivolte, né dal fatto che nel Paese vivessero i nazisti fuggiti dall’Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1967, il Brasile nominò Miera Pena come ambasciatore brasiliano in Israele, nonostante il fatto che sia il Ministero israeliano della Difesa , sia quello degli Esteri, sospettassero che fosse un nazista. Nel dicembre 1973, il Ministero degli Esteri israeliano fu allertato sul fatto che la polizia brasiliana stesse intercettando le telefonate dei diplomatici israeliani e li  stesse seguendo per individuare le rimesse dal Brasile. Nel novembre del 1975, il Ministero degli Esteri ricevette una soffiata sulla possibilità che a San Paolo le forze di sicurezza stessero progettando di compiere un qualche tipo di azione contro la comunità ebraica per dimostrare una mancanza di lealtà degli Ebrei brasiliani.

Nel suo tentativo di corteggiare il Brasile, Israele cercò di affermarsi come partner cruciale nella lotta contro il terrorismo globale e, tra le altre ragioni, anche per convincere i brasiliani che l’OLP era un’organizzazione terroristica che non doveva ottenere un riconoscimento formale. Per fare ciò, il Ministero degli Esteri israeliano trasmise diversi “intelligence” ai funzionari di Brasilia. Ad esempio, i diplomatici israeliani cercarono di diffondere voci secondo cui i rifugiati provenienti dall’Angola si stavano addestrando per infiltrarsi in Brasile e compiere atti sovversivi, e che l’OLP stava addestrando e dando sostegno a gruppi di guerriglia in tutto il Sud America (in realtà solo pochi gruppi di guerriglieri argentini si addestrarono con l’OLP).

Il Ministero degli Esteri israeliano chiese persino  ai membri del kibbutz Bror Hayil, sede di immigrati dal Brasile, di condividere le loro esperienze con il Ministero degli Affari Esteri brasiliano riguardo il “fronte del mondo libero contro le ondate di aggressione sostenute dal mondo comunista”. Ma i comunisti erano davvero alle porte? L’uso persistente del comunismo e del terrorismo globale per giustificare i legami politici e di sicurezza tra i due Paesi era così cinico che già nel 1966 il Ministero degli Esteri scrisse che “secondo le nostre stime, non esiste un’organizzazione che minacci l’attuale regime” in Brasile.

Il Ministro degli Esteri Mario Gibson Barboza, il Primo Ministro degli Esteri brasiliano sotto la dittatura militare, incontra il Primo Ministro israeliano Golda Meir nel suo ufficio a Gerusalemme, il 2 giugno 1973. (Fritz Cohen / GPO) פגישת ראש הממשלה גולדה מאיר עם שר החוץ של ברזיל מריו גיבסון ברבוזה במשרד רה”מ בירושלים.

Subito dopo il colpo di stato militare, Israele era soddisfatto dei forti legami con il Brasile. Un decennio dopo, tuttavia, il Ministero degli Esteri aveva una visione più sobria delle cose. In un telegramma del 28 maggio 1975, l’ambasciatore israeliano dell’epoca osservava che “l’obiettivo del Brasile nei suoi rapporti con i Paesi del Medio Oriente è esclusivamente pragmatico e si concentra sulla promozione degli interessi economici, commerciali e finanziari definiti dal Presidente … questi interessi  rendono loro necessario coltivare i legami con i Paesi arabi, in particolare con i Paesi produttori di petrolio “.

Per quanto riguarda le esportazioni di tecnologia di sicurezza, l’ambasciatore affermava che “i circoli influenti dei massimi vertici militari sono solidali con Israele e in molte occasioni si sono mostrati interessati a stringere legami più stretti e più significativi con l’IDF e con le nostre industrie militari … Tuttavia considerazioni politiche rendono  difficili e in alcuni casi impossibili le transazioni, e la simpatia dei militari e del pubblico non è sufficiente per superare gli ostacoli politici. ” Pertanto, suggeriva, “dovremmo concentrarci su prodotti la cui identità israeliana può essere mascherata “.

I legami tra i due Paesi iniziarono a deteriorarsi nel marzo 1980, sedici  anni dopo l’instaurazione della dittatura, quando il regime militare riconobbe l’OLP come rappresentante del popolo palestinese e un partner essenziale nei negoziati per determinare il futuro della Palestina. Questa linea fu ribadita dal Ministro degli Esteri brasiliano durante un incontro con il Ministro degli Esteri israeliano Yitzhak Shamir nel settembre 1981.

Tagliati  dalla stessa stoffa

Il presidente eletto brasiliano Jair Bolansaro. (Beto Oliveira / CC BY 3.0)

Netanyahu è stato pronto a congratularsi con Bolsonaro per la vittoria elettorale, dicendogli in una conversazione telefonica:  “sono sicuro che la tua scelta porterà ad una grande amicizia tra i nostri due popoli e a legami più stretti tra i due Paesi.” Bolsonaro, che ha vinto anche grazie al  voto degli Evangelici, ha detto che avrebbe spostato l’ambasciata del Brasile a Gerusalemme, mentre Netanyahu ha detto che avrebbe partecipato alla cerimonia di inaugurazione del presidente eletto.

Netanyahu e Bolsonaro, entrambi leader anacronistici, ricorrono regolarmente alla “politica della paura”. Il primo lo fa quando si parla di Iran o quando dice che  “gli Arabi si lanciano in massa verso i seggi elettorali”. Bolsonaro usa la crisi in Venezuela, la comunità LGBTQ e qualsiasi comunista sia ancora in giro, come capri espiatori. Entrambi delegittimano le organizzazioni per i diritti umani e i partiti di sinistra e il loro incitamento potrebbe finire per costare vite umane. Bolsonaro si rifiuta di credere che la Guerra Fredda sia finita e che non ci sia timore che i comunisti conquistino il Brasile e il mondo. Netanyahu rifiuta di credere che la guerra del 1948 sia finita e che nel 2018  la situazione esistenziale, politica e di sicurezza di Israele sia cambiata radicalmente.

Eitay Mack è un avvocato israeliano per i diritti umani che lavora per fermare gli aiuti militari israeliani a regimi che commettono crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta in Ebraico  su Local Call.

Nota dell’editore: in conformità con i nostri obblighi legali, questo articolo è stato sottoposto alla censura dell’IDF per la revisione prima della pubblicazione. Non siamo autorizzati a indicare se, e se sì dove, l’articolo è stato censurato.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestina.org

Fonte:https://972mag.com/hope-regime-lasts-israels-cozy-ties-brazils-military-dictatorship/138707/?fbclid=IwAR2Qaswm2wjQQ4dQd8cZAbN9uJlSAKuglsjCEyFEm6f5HpJDHm8ZQfddLQo

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