Nel 2018, Israele si è tolto finalmente la maschera.

Dopo aver cementato la sua natura di apartheid con una legge, , Israele sta creando una copertura legislativa per annettere formalmente i Territori Occupati oltre i confini riconosciuti dello Stato.

Gideon Levy – 1 gennaio 2019

Foto di copertina: manifestanti portano uno striscione gigante raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, con la scritta il “Ministro della criminalità”, durante una manifestazione per protestare contro la Legge dello Stato Nazione a Tel Aviv l’11 agosto (AFP)

Il 2018 non è stato un buon anno per Israele. È stato anche peggio per i Palestinesi, naturalmente.

In apparenza, non è stato un anno particolarmente drammatico, non più del solito,senza grandi nuove guerre e senza molto spargimento di sangue se lo si confronta con la maggior parte degli anni precedenti. Le cose sono sembrate congelate. L’occupazione ha continuato  senza impedimenti, allo stesso modo lo sviluppo degli insediamenti. Gaza ha cercato di resistere con forza dall’interno della sua disgraziata gabbia, usando i suoi miseri e limitati poteri.

Il mondo ha distolto lo sguardo dall’occupazione, come  sempre negli ultimi anni, e si  è interamente concentrato su altre cose.

Gli Israeliani, come il resto del mondo, non si sono interessati all’occupazione, come  da decenni del resto.  Hanno silenziosamente continuato la loro vita quotidiana, buona e prospera. L’obiettivo dell’attuale governo – il più di destra, religioso e nazionalista nella storia di Israele – di mantenere in ogni modo lo status quo, è stato raggiunto in pieno. Non è successo nulla che interferisse con l’occupazione, forte di cinque decadi.

Verso l’annessione formale

Sarebbe un grave errore, tuttavia, pensare che tutto sia rimasto lo stesso. Non c’è nessuno status quo nell’occupazione o nell’apartheid, anche se a volte sembra così.

Il 2018 è stato l’anno in cui è stata messa in atto l’infrastruttura legislativa per quello che verrà. Lentamente e costantemente, una legge dopo l’altra, è stata posta la base legislativa per la realtà che nella pratica esiste già da molto tempo. Alcune proposte legislative hanno suscitato discussioni , a volte persino aspri disaccordi, ma nulla di più.

 La Linea Verde è stata cancellata da molto tempo, i Territori annessi di fatto. Ma questo non è sufficiente per la destra, che ha concluso che per rendere permanente l’occupazione, devono essere prese anche le misure legali e legislative appropriate

Sarebbe un errore affrontare ogni nuova iniziativa legislativa, per quanto drastica e antidemocratica, separatamente. Ognuno fa parte di una serie calcolata, grave e pericolosa. Il suo obiettivo: annessione formale dei Territori, a partire dall’Area C.

Finora, sono state gettate sul terreno le basi pratiche. La Green Line è stata cancellata molto tempo fa, i territori annessi di fatto. Ma questo non  è sufficiente per la destra, che ha concluso che per rendere permanente l’occupazione, devono essere prese anche le misure legali e legislative appropriate.

In primo luogo, hanno costruito degli insediamenti, dove ora risiedono oltre 700.000 Ebrei, inclusa Gerusalemme Est, per creare nei Territori una realtà irreversibile. Questa impresa è ormai completa e la vittoria dei coloni e dei loro sostenitori è chiara e inequivocabile. L’obiettivo degli insediamenti – contrastare qualsiasi possibilità di creare uno Stato palestinese nei Territori Occupati nel 1967 e rendere irrealizzabile la soluzione dei due Stati – è stato interamente realizzato; hanno vinto. Ora, intendono ancorare questa realtà irrevocabile alla legge, per neutralizzare qualsiasi opposizione all’annessione.

Contrastare l’opposizione

Questo è l’obiettivo principale di ogni legge discriminatoria e nazionalista approvata nel 2018 dalla ventesima Knesset . Ognuna di esse  è destinata a contrastare  ciò che resta dell’opposizione  all’annessione dei Territori.

Ci si aspettava resistenza dal sistema giudiziario israeliano e anche dai piccoli e avvizziti resti dell’ala di sinistra della società civile. E’ stata quindi dichiarata guerra ad entrambi, per indebolirli e sconfiggerli una volta per tutte, mentre ci si avvicina all’annessione. Finché ciò non accadrà, e se questa tendenza continuerà anche nella prossima amministrazione, non ci sarà un’ulteriore significativa resistenza nella società civile, e Israele potrà andare avanti con l’istituzione del suo nuovo regime.

Un cittadino palestinese di Israele porta uno stendardo per protestare contro l’apartheid israeliano a Tel Aviv l’11 agosto (AFP)

L’apartheid è in vigore da molto tempo nei Territori, e ora sarà anche nei libri di legge. Coloro che negano l’apartheid israeliano – i propagandisti filo-sionisti che sostengono che a differenza del Sudafrica, in Israele non ci sono leggi razziali o discriminazioni legislative istituzionalizzate – non saranno più in grado di divulgare le loro argomentazioni prive di fondamento.

Alcune delle leggi approvate quest’anno, e quelle del canale legislativo, minano l’affermazione che Israele sia una democrazia egualitaria. Tuttavia, tale legislazione ha anche un lato positivo: queste leggi e quelle a venire mettono fine al travestimento e una delle più lunghe mascherate della storia finirà definitivamente. Israele non sarà più in grado di continuare a definirsi come una democrazia – “l’unica in Medio Oriente”.

Con leggi come queste, non sarà in grado di respingere l’etichetta dell’apartheid. Il “tesoro” dell’Occidente rivelerà il suo vero volto: non democratico, non egualitario, non l’unico in Medio Oriente. Basta finzioni.

Uguaglianza apparente

È vero che una delle prime leggi mai adottate in Israele – e forse la più importante e fatale di tutte, la Legge del Ritorno, approvata nel 1950 – ha indicato la direzione tanto tempo fa nel modo più chiaro possibile: Israele sarebbe stata una nazione che avrebbe privilegiato un gruppo etnico rispetto ad un altro. La Legge del Ritorno era infatti intesa solo per gli Ebrei.

Ma l’apparenza dell’uguaglianza in qualche modo ha resistito. Persino i lunghi anni di occupazione non hanno cambiato la situazione: Israele ha fatto finta che l’occupazione fosse temporanea, che la sua fine fosse in vista, e quindi non faceva parte dello Stato democratico egualitario così orgogliosamente creato . Ma dopo i primi 50 anni di occupazione, e con la considerevole  massa di cittadini ebrei andati a vivere nei Territori Occupati su terreni rubati ai Palestinesi, la pretesa di transitorietà non poteva più essere presa sul serio.

Israele, dov’è il tuo oltraggio alla legalizzazione dell’apartheid?

Fino a poco tempo fa, gli sforzi di Israele erano rivolti principalmente alla creazione e all’ampliamento degli insediamenti, mentre sopprimeva la resistenza palestinese all’occupazione e  rendeva le vite dei Palestinesi estremamente difficili nella speranza che avrebbero tratto le conclusioni necessarie: alzarsi e lasciare il Paese che era loro. Nel 2018, il centro di gravità di questi sforzi si è spostato nell’arena legislativa.

La prima è stata  la Legge dello Stato Nazione, approvata a luglio. Seguendo la Legge del Ritorno, che consente automaticamente a qualsiasi Ebreo di emigrare in Israele, e la legge che consente al Fondo Nazionale Ebraico di vendere terre solo agli Ebrei, la Legge dello Stato Nazione è diventata la prossima in linea per lo Stato di apartheid che sta arrivando. Formalmente conferisce uno status privilegiato agli Ebrei, inclusa  la loro lingua e gli insediamenti,  rispetto ai diritti degli Arabi indigeni. Non contiene parole di uguaglianza, in uno Stato in cui in ogni caso non ce n’è.

Allo stesso tempo, la Knesset ha approvato altre leggi e ha avviato alcune iniziative aggiuntive con lo stesso spirito.

 La presa di mira dei sostenitori del BDS

Un emendamento alla Legge sull’Istruzione è stato approvato a luglio. In Israele, si chiama la Legge “Breaking the Silence”, perché il suo vero scopo è quello di impedire alle organizzazioni di sinistra di entrare nelle scuole in Israele per parlare con gli studenti. Si tratta di rompere la resistenza all’annessione.

Allo stesso modo, un emendamento alla Legge sul Boicottaggio che consente un’azione legale contro gli Israeliani  che sostengono pubblicamente il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), renderà possibile  incriminare i sostenitori del boicottaggio anche senza provare che ci sia stato un danno economico.

Un’altra amministrazione di destra come questa, e in Israele sarà vietato sostenere il boicottaggio, punto. Quindi, sarà anche vietato criticare i soldati israeliani o il loro comportamento iniquo nei Territori. Proposte legislative come queste stanno già circolando e il loro giorno arriverà abbastanza rapidamente.

Un poster nella città di Hebron in Cisgiordania in cui si evidenzia l’occupazione israeliana, mentre si chiede il boicottaggio di una partita di calcio con Israele, il 5 giugno (AFP)

Un’altra legge approvata quest’anno trasferisce gli appelli dei Palestinesi contro gli abusi dell’occupazione dalla Corte Suprema Israeliana, che non è mai stata comunque in alcun modo loro favorevole, al Tribunale Distrettuale di Gerusalemme, dove ci si aspetta che ricevano un risarcimento giudiziario ancora minore.

Una legge per espellere le famiglie dei terroristi è passata alla Knesset in lettura preliminare, contro il parere del procuratore generale; permetterà punizioni collettive nei Territori, solo per gli Arabi. Stanno anche parlando della pena capitale per i terroristi.

 La quiete relativa  che ha prevalso nel Paese è ingannevole. Lo stato di apartheid di diritto, non solo di fatto, sta arrivando

E ‘stata anche approvata la Legge degli Accordi, che  regolarizza  dozzine di avamposti di insediamenti che sono illegali anche secondo il governo israeliano. Solo la “Legge sulla Lealtà Culturale”, un abisso legislativo che cerca di far passare la lealtà allo Stato come presupposto per ottenere finanziamenti governativi per le istituzioni culturali e artistiche, è stata per ora congelata – ma non per sempre.

Copertura legislativa

Le leggi approvate quest’anno non devono essere considerate esclusivamente come leggi antidemocratiche che mettono in pericolo la democrazia di Israele, come la situazione è solitamente descritta dai circoli liberali in Israele. Sono destinate a fare qualcosa di molto più pericoloso. Non sono intese solo a minare la falsa democrazia, a imporre ancora più discriminazioni ai cittadini palestinesi di Israele e a trasformarli per legge in cittadini di seconda classe. La loro vera intenzione è quella di fornire una copertura legislativa per l’atto di annessione formale dei Territori al di là dei confini sovrani riconosciuti dello stato di Israele.

Nel 2018 Israele si è avvicinato alla realizzazione di questi obiettivi. La quiete relativa  che ha prevalso nel Paese è ingannevole. Lo stato di apartheid di diritto, non solo di fatto, sta arrivando

 

Gideon Levy è un editorialista di Haaretz e membro del comitato editoriale del giornale. Levy è entrato in Haaretz nel 1982 e ne è stato vicedirettore per quattro anni . Ha ricevuto il premio Olof Palme 2015 per i Diritti Umani ed è stato destinatario del Premio giornalistico Euro-Med per il 2008; il Premio Libertà di Lipsia nel 2001; il Premio dell’Unione dei Giornalisti Israeliani nel 1997;  il Premio Associazione dei Diritti Umani in Israele per il 1996. Il suo libro, The Punishment of Gaza, è stato pubblicato da Verso nel 2010.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù”- Invictapalestina.org

Fonte:https://www.middleeasteye.net/columns/2018-israel-s-mask-was-finally-removed-2133760545?fbclid=IwAR1KOrjBAk5p4EtGTQFStMbK651WxkSDudbxK-d09PJoOGNhIEqB62H008I

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