Come una stilista palestinese dà nuova vita ai vecchi abiti

Mai Hammad ripropone il ricamo dell’abito popolare del suo paese, il thobe, per creare abiti che fondono tradizione e contemporaneità

Copertina – Mai Hammad è la fondatrice di Forty8, un marchio che conferisce nuova vita al tradizionale thobe palestinese. Foto di Naomi Zeveloff

 

La stilista palestinese Mai Hammad aveva 4 anni quando ricevette il suo primo thobe, l’ampio abito lungo alla caviglia ricamato, tradizionale nella cultura palestinese. Un indumento rosso porpora ricoperto di ricami nei toni dell’oro e delle pietre preziose fu cucito appositamente per lei in occasione del matrimonio del suo fratello maggiore. La mamma e le sorelle di Hammad ne avevano tutte di identici, e Hammad ricorda di aver indossato il thobe con orgoglio, mostrandolo agli altri ospiti del matrimonio.

 

‘Una relazione complicata’

 

Crescendo, Hammad ha sviluppato una relazione complicata con il capo. Da un lato, adorava i ricami sulla maggior parte dei thobe: le piante e gli animali della sua terra raffigurati con un ricco turbinio di colori. Ma dall’altro non le piaceva la forma del vestito. Stilista in boccio, trovava l’abito popolare sformato e poco allettante. Quando ne indossava uno, sentiva di sembrare molto più vecchia dei suoi anni.

 

Mai Hammad ricama nuovi abiti con vecchi indumenti. Foto di Naomi Zeveloff

 

Dopo che all’età di 20 anni Hammad è diventata una stilista professionista ha deciso di sciogliere il suo enigma sul thobe. “Ho pensato fra me e me: perché non combinare il tradizionale con il moderno,” ci dice dal suo studio a Ramallah. Così ha iniziato a tagliare le tuniche e ad applicare le parti ricamate a vestiti che sicuramente avrebbe indossato, come gonne a matita e camicette. I modelli divennero popolari tra le sue amiche e presto le donne di tutta la città palestinese cominciarono a richiederli. Cinque anni fa ha fondato la sua azienda, Forty8 by Mai Hammad, che offre una gamma di abbigliamento e accessori che incorporano ricami palestinesi vintage in tagli contemporanei. I suoi prodotti vanno dai 15 dollari (Dh55) per una semplice tracolla ai 500 dollari (Dh1,837) per gli abiti da sera.

 

La tradizione incontra la modernità

 

Come i suoi vestiti, Hammad è allo stesso tempo tradizionale e moderna, un hijab su jeans strappati e flats Kate Spade. Figlia di due palestinesi-americani, è cresciuta a Ramallah e trascorre le estati a Fort Lauderdale, in Florida, dove ora vivono i suoi cinque fratelli e sorelle maggiori. Oggi si divide tra i due luoghi. Il suo studio di Ramallah, dove i suoi abiti sono prodotti da un piccolo gruppo di lavoranti, si trova al primo piano della casa dei genitori, una villa beige con una vista distopica su un avamposto militare israeliano. Saturo di arte e artigianato palestinese, lo studio presenta anche alcuni distinti tocchi americani come una pila di riviste di moda assortite.

 

Il capo più venduto di Mai Hammad è la blusa Majdal, impreziosita da inserti ricamati decorati. Foto di Naomi Zeveloff

 

Abbracciando due mondi, da giovane donna stilista, Hammad si trova ad affrontare reazioni diverse riguardo al suo lavoro. A Fort Lauderdale, dove ha un fanclub di palestinesi della diaspora, nessuno batte ciglio per il fatto che sia lei la proprietaria della sua azienda. A Ramallah, dice, le persone spesso si sorprendono nell’apprendere che è lei il capo. Ma, aggiunge Hammad, sono soprattutto gli uomini a fare domande. Le donne si sono appassionate ai suoi modelli con tutto il cuore.

 

Verso la globalizzazione attraverso i social media

 

Il loro entusiasmo è evidente sulla pagina Instagram dell’azienda di Hammad. Ha circa 16.000 follower che lasciano una lunga scia di commenti entusiasti per ogni foto che pubblica. Attraverso Instagram e il suo sito Web ha sviluppato una base di clienti che va al di là delle palestinesi. Donne che provengono da Italia, Spagna e Australia indossano ora modelli Forty8. Il nome dell’azienda è un rimando al retaggio di Hammad. Forty8 è un riferimento al 1948, l’anno della Nakba, quando centinaia di migliaia di palestinesi fuggirono o furono cacciati dalle forze israeliane. Hammad, i cui nonni materni sono dei rifugiati, crede che i palestinesi della sua età siano a rischio di dimenticare i luoghi da cui provenivano i loro antenati. “Non volevo che la nuova generazione dimenticasse”, dice. Ha poi nominato ogni modello con il nome di un villaggio o città della Palestina storica, come Safad, Yaffa e Al Lid (che gli israeliani chiamano Tsfat, Yafo e Lod), utilizzando per ispirarsi una grande mappa appesa nel suo studio.

 

Uno schizzo di Mai Hammad. I suoi prodotti vanno da 15 (Dh55) a 500 dollari (Dh1,837). Foto di Naomi Zeveloff

 

Dare ai vecchi abiti nuova vita

 

Il suo prodotto più venduto è la blusa Majdal, dal nome di un villaggio palestinese svuotato dei suoi abitanti dove ora sorge la città di Ashkelon. Una blusa lunga, fatta di un tessuto morbido, che termina appena sopra il ginocchio; impreziosita da inserti ricamati è disponibile in bianco e nero.

Per realizzare i suoi modelli, Hammad fa affidamento su un flusso costante di thobe. Mentre questi vestiti un tempo erano comuni nelle strade palestinesi, ora sono caduti in disgrazia con molte giovani che li indossano solo in occasione di eventi speciali, come la celebrazione dell’henné prima di un matrimonio.

Forty8 ha beneficiato della popolarità in declino del thobe. Negli ultimi cinque anni, Hammad ha acquisito migliaia di thobe, molti dei quali provengono da famiglie che dicono di non averne più bisogno dopo che una parente anziana, l’ultima a indossarlo, è deceduta. A seconda della qualità del ricamo, Hammad può pagare anche centinaia di dollari per il capo. Alcuni venditori dicono che il ricamo sul capo non è mai stato lavato, il che gli ha permesso di rimanere brillante come il giorno in cui è stato cucito decenni prima. Hammad in genere riesce a ricavare cinque modelli da un thobe.

 

Lo studio di Ramallah di Mai Hammad si trova al primo piano della casa dei suoi genitori. Foto di Naomi Zeveloff

 

Nel suo laboratorio una pila di campioni di stoffa ricamati si trova su una mensola, mentre una serie di thobe è appesa a degli stand in attesa di essere tagliata. Guardando questi indumenti, alcuni dei quali gloriosi pezzi d’antiquariato, è facile immaginare un fautore della loro conservazione difenderne la custodia nella collezione di un museo. Ma Hammad dice che sta dando nuova vita a questi vecchi abiti e, nel processo, si assicura che i modelli tradizionali non scompaiano dalla memoria. Vede come sua missione il “mantenere il ricamo di moda, riutilizzare qualcosa che non vogliamo buttare via”.

 

Una questione di orgoglio nazionale

 

Il ricamo è centrale per il patrimonio culturale palestinese. Tradizionalmente, i disegni differivano da regione a regione, costituendo un “distintivo di identità” per chi li indossava, secondo Hanan Karaman Munayyer, una collezionista di ricami palestinesi e autrice di Traditional Palestinian Costume: Origins and Evolution.” In un mercato o festa negli anni ’40, era facile distinguere la signora che proveniva da Ramallah, Al-Khalil o Majdal dagli altri 10 stili regionali esistenti”, ha scritto Munayyer in un articolo del 2015 nella rivista inglese This Week in Palestine.

Oggi il ricamo è associato all’orgoglio nazionale. Hammad è una dei tanti stilisti coinvolti in una rinascita del ricamo palestinese. Mentre Forty8 è unico nel suo utilizzo di materiale vintage, anche altri stilisti stanno unendo ricami a tagli contemporanei. Natalie Tahhan di Gerusalemme crea mantelle e altri capi stampati con disegni digitali che replicano punti di ricamo. Noora Abdeen-Khalifeh è la fondatrice della Noora Heritage House di Ramallah, che vende camicie cucite a mano, sciarpe, vestiti e altro ancora.

Per le clienti palestinesi di Hammad, il fascino dell’abbigliamento sta senza dubbio sia nello stile che nel retaggio. Indossando un originale Forty8, stanno letteralmente indossando sulle maniche la loro storia.

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina.org

Fonte:https://www.thenational.ae/lifestyle/fashion/how-one-palestinian-fashion-designer-gives-new-life-to-old-clothes-1.809537?fbclid=IwAR24a-OT7bsKuj8d2HtOsZ3p5FCi6UoV7kEA2zOJYcYW36S8Xn3RktcGQ18

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