L’UE e la pandemia apriranno la strada alla sorveglianza israeliana in tutto il mondo?

Per Israele, la pandemia di coronavirus è una perfetta opportunità per commercializzare all’esterno i propri sistemi di spionaggio.

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Ali Abunimah – 13 aprile 2020

Immagine di copertina: il ministro della difesa israeliano Naftali Bennett, a sinistra, con l’ambasciatore dell’UE Emanuele Giaufret nel 2017. Bennett spera che altri Paesi comprino un sistema di localizzazione del coronavirus realizzato da una società di spionaggio israeliana coinvolta nell’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi. (via Twitter)

La pandemia di coronavirus è un’opportunità inestimabile per i governi e le aziende di spionaggio per espandere  il loro controllo sulla vita delle persone.

Le autorità della sanità pubblica affermano che un’efficace tracciabilità dei contatti sarà cruciale per porre fine a ampie zone di contagio e arrestare rapidamente nuovi focolai del virus, almeno fino allo sviluppo di un vaccino.

Ciò significa che le tecnologie di sorveglianza che promettono di identificare rapidamente chiunque sia esposto al virus potrebbero effettivamente trovare un mercato globale. Il pericolo è che questo tipo di sorveglianza intrusiva diventi permanente.

Un’azienda che cerca di sfruttare questa opportunità è il noto gruppo NSO di Israele.

Questa è la società che produce il malware chiamato Pegasus, che può essere inserito di nascosto nel cellulare di un obiettivo.

Può quindi essere utilizzato per incanalare quasi tutte le informazioni private a coloro che spiano, tra cui registrazioni, schermate, password, e-mail e messaggi di testo.

La decantata industria tecnologica israeliana ha legami profondi con l’apparato militare e di intelligence del Paese, che usa i palestinesi sotto occupazione militare come cavie involontarie  per sistemi che vengono poi commercializzati in altri Paesi.

Ora sembra che i governi europei, con il pretesto di combattere la pandemia, siano pronti a utilizzare il frutto di questa struttura abusiva e oppressiva.

Pegasus, del Gruppo NSO, venduto solo ai governi, è stato utilizzato in modo improprio contro giornalisti e attivisti per i diritti umani in dozzine di Paesi. Tra i Paesi sospettati di averlo utilizzato vi sono Marocco, Messico, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Kazakistan.

Pegasus è stato anche utilizzato nell’organizzare l’uccisione di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita attirato nel consolato di Istanbul nel 2018 e brutalmente assassinato e smembrato.

Amnesty International, il cui personale è stato preso di mira con malware del gruppo NSO, sta facendo causa alla società per porre fine  alle sue attività di sorveglianza abusiva.

Anche Facebook sta facendo causa al Gruppo NSO per aver presumibilmente compromesso la sua piattaforma di messaggistica WhatsApp  con lo scopo di aiutare i governi a spiare circa 1.400 persone in quattro continenti.

“Tentativo cinico”

Ora gli esperti di privacy e di diritti umani temono che il gruppo NSO sia in prima linea nel progetto di sorveglianza per il coronavirus sponsorizzato dal governo israeliano, modello  che potrebbe essere adottato in altri Paesi.

Il mese scorso il ministro della difesa israeliano Naftali Bennett si è vantato che il suo ministero e le forze armate israeliane avevano lavorato con il gruppo NSO nello  sviluppo di un sistema che darebbe un punteggio agli israeliani in base alla probabilità  che hanno di essere infettati dal nuovo coronavirus.

Secondo la pubblicazione commerciale israeliana Globes, “il sistema raccoglierà informazioni sugli israeliani, le aggiornerà in tempo reale e assegnerà a ogni israeliano un ” indice di infezione su una scala da 1 a 10.”

Vice ha dato uno sguardo alla tecnologia del gruppo NSO.

La pubblicazione descrive il sistema creato dal Gruppo NSO, e uno simile sviluppato dalla società italiana Cy4Gate, come ” strumenti di sorveglianza di massa che aiuterebbero i governi e le autorità sanitarie a tenere traccia dei movimenti di ogni cittadino e  delle persone con cui entrano in contatto. ”

A tal fine, secondo Vice, NSO Group ha “adattato l’interfaccia utente e lo strumento analitico che avevano già sviluppato per essere utilizzati insieme al potente malware noto come Pegasus, che può hackerare i telefoni cellulari ed estrarre dati come foto, messaggi e chiamate telefoniche. ”

Il nuovo sistema, chiamato Fleming, “consente agli analisti di tracciare dove vanno le persone, chi incontrano, per quanto tempo e dove”.

Si presume che ai singoli vengano assegnati numeri ID casuali per proteggere la loro privacy, ma una fonte del gruppo NSO ha detto a Vice che “quando necessario” il governo può “disanonimare” le informazioni.

In effetti, sarebbe un  monitoraggio in tempo reale di ogni persona.

“Questo è un tentativo estremamente cinico da parte di una nota azienda di spyware di espandersi nella sorveglianza di massa”, ha detto a Vice Scott John Scott-Railton, ricercatore senior presso il Citizen Lab dell’Università di Toronto.

Citizen Lab ha svolto un ruolo forense fondamentale nel denunciare  in che modo lo spyware del gruppo NSO è stato utilizzato in modo improprio in tutto il mondo.

“Ogni cittadino del mondo vuole tornare alla normalità il più presto possibile. La corsa all’oro verso la tecnologia di sorveglianza potrebbe facilmente significare che si farà fatica a ritornare a una normale salvaguardia della privacy”, ha aggiunto Scott-Railton.

Come sottolineato da Vice, i gestori di telefonia mobile in paesi come Italia, Germania, Austria, Spagna, Francia, Belgio e Regno Unito “stanno già condividendo le posizioni dei clienti con i rispettivi governi nel tentativo di monitorare la diffusione del virus”.

Entusiasmo europeo

Sebbene non ci sia evidenza del fatto che questi governi  utilizzino i sistemi del Gruppo NSO, ci sono segni preoccupanti che l’Unione europea e i suoi membri stiano cercando di  utilizzare la tecnologia israeliana di sorveglianza di massa  con il pretesto della lotta contro COVID-19.

Lunedì, l’ambasciata olandese a Tel Aviv ha twittato che  “Il Ministero della Salute olandese è alla ricerca di aziende olandesi che desiderino collaborare con un partner israeliano nel richiedere un’offerta unica per soluzioni digitali intelligenti (app)  nella lotta al corona”

ed Emanuele Giaufret, ambasciatore dell’Unione europea a Tel Aviv, ha pubblicato un editoriale su The Jerusalem Post, parlando di  come il gruppo dei 27 membri “sta sfruttando la sua ricerca scientifica e tecnologica per combattere COVID-19”, uno sforzo che include “progetti di cooperazione con Israele “.

Secondo Giaufret, l’UE ha stanziato circa 150 milioni di dollari del suo programma scientifico “Orizzonte 2020 ” per finanziare team di scienziati in Europa e nei Paesi partner, incluso Israele, per aiutare a trovare rapidamente un vaccino per COVID-19″.

Aggiunge che lo scopo dello sforzo “è migliorare la diagnostica, la preparazione, la gestione clinica e il trattamento”.

La tipologia di queste attività è sufficientemente ampia da includere il finanziamento ai sistemi di sorveglianza, considerato che “Orizzonte 2020” è già stato utilizzato negli ultimi anni per incanalare denaro verso Elbit Systems, altra società dell’industria bellica israeliana.

Il sempre attivo gruppo Elbit si sta attualmente commercializzando come fornitore di tecnologia per combattere la pandemia.

Il ministro della difesa israeliano Bennett ha chiarito che vuole esportare il sistema di monitoraggio del coronavirus del gruppo NSO.

E all’inizio di questo mese Sky News ha riferito che  il gruppo NSO ha “contattato un certo numero di Paesi occidentali proponendo loro il suo software di tracciamento del coronavirus”.

Testato sui palestinesi

Gli abusi  di Israele nei confronti dei palestinesi, compresi i propri cittadini, durante la pandemia ha seguito il solito modello di razzismo, violenza e abbandono   che è alla base dello Stato.

Se vogliono nutrire le loro famiglie, i lavoratori palestinesi della Cisgiordania occupata non hanno altra scelta che lavorare per i datori di lavoro israeliani.

Mentre si trovano in Israele, affrontano l’esposizione al virus che rischiano quindi di riportare nelle proprie comunità.

Ma il disinteresse sistematico di Israele per la salute e la sicurezza dei palestinesi non gli ha impedito di costringerli a diventare soggetti sperimentali per le sue tecnologie di controllo e sorveglianza.

“I palestinesi che cercano di verificare se i loro permessi per rimanere in Israele sono ancora validi, sono stati obbligati da Israele a scaricare un’app che consente l’accesso militare ai loro telefoni cellulari”, ha riferito il quotidiano di Tel Aviv Haaretz la scorsa settimana.

“L’app consentirebbe all’esercito di tracciare la posizione del telefono cellulare dei palestinesi, nonché controllare le notifiche di accesso che ricevono, i file che scaricano e salvano così come visualizzare la fotocamera del dispositivo”.

Haaretz non spiega come tale accesso intrusivo abbia qualcosa a che fare con la lotta contro il virus, né dice chi ha creato questa particolare app.

Ma i media israeliani hanno confermato che Unit 8200, la sezione dell’esercito che si occupa di guerra informatica,  è coinvolto nel progetto di localizzazione del coronavirus del gruppo NSO.

Nel 2014, i veterani dell’Unità 8200 rivelarono che “la popolazione palestinese sotto controllo militare è completamente esposta allo spionaggio e alla sorveglianza da parte dell’intelligence israeliana”.

Gli agenti israeliani confessarono che le informazioni che avevano raccolto e conservato erano servite per “danneggiano persone innocenti”.

“È usato per persecuzioni politiche e per creare divisioni all’interno della società palestinese reclutando collaboratori e spingendo parti della società palestinese contro se stessa”, avevano aggiunto.

Ora il resto del mondo potrebbe ricevere lo stesso trattamento dei palestinesi.

“Ciò che accade in Palestina non rimane in Palestina”, osserva Who Profits in una nuova pagina Web dedicata al monitoraggio di come la crisi COVID-19 si manifesta nel contesto dell’occupazione israeliana.

“Uno dei  motivi chiave per cui Israele è continuamente alla ricerca di una diversificazione del proprio portafoglio di repressione, è che in seguito potrà  utilizzarlo esternamente per ottenere profitti economici e vantaggi politici”.

Per Israele, la pandemia di coronavirus è così una perfetta opportunità per commercializzare i propri sistemi di spionaggio all’esterno.

E tutte le indicazioni sono che l’Unione Europea – in linea con la sua ininterrotta storia di complicità con Israele – è pronta ad aiutarlo ad espandere la sua sorveglianza praticamente a chiunque nel mondo.

Ali Abunimah  è co-fondatore  di The Electronic Intifada  e autore del libro “The Battle for Justice in Palestine” edito da  Haymarket Books.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” –Invictapalestina.org

 

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