Nonostante le indagini sui crimini di guerra in corso, Israele ha lanciato una campagna di bombardamenti su Gaza che imperversa da una settimana 

I vertici israeliani hanno definito l’ultimo bombardamento come una rappresaglia, citando “palloncini incendiari” e “rivolte” come giustificazione.

Di Kathryn Shihadah – 18 Agosto 2020

Lo scorso lunedì notte l’aviazione israeliana ha compiuto attacchi aerei sulla Striscia di Gaza assediata per la nona notte consecutiva, un atto che potrebbe aggiungersi alla lunga lista dei presunti crimini di guerra di Israele.

I leader israeliani hanno descritto le azioni come rappresaglie, indicando “palloncini incendiari” e “rivolte” a Gaza come giustificazione.

Questo è solo l’ultimo di quello che i mezzi d’informazione generalmente descrivono come un “conflitto prolungato” tra “il gruppo militante di Hamas e Israele”, dopo “mesi di calma” (5 abitanti di Gaza sono stati uccisi nel 2020; Israele ha sparato ad agricoltori e pescatori centinaia di volte; nessun israeliano è stato ucciso).

La difficile situazione dei palestinesi a Gaza, una popolazione di quasi due milioni di persone costrette in una regione delle dimensioni di Detroit o Arezzo, è stata nascosta alla vista dei più, anche se gli Stati Uniti finanziano il loro carnefice con oltre 10 milioni di dollari al giorno in aiuti militari.

Israele non solo limita la quantità di rifiorimenti alimentari e medici che entrano nella Striscia, ma ha anche attaccato la popolazione in tre imponenti guerre e innumerevoli incursioni minori, uccidendo migliaia di persone subendo solo perdite relativamente minori.

L’attuale recrudescenza è un esempio della costante oppressione e violenza che gli abitanti di Gaza subiscono da 13 anni.

Resistenza palestinese

Hamas è il partito politico democraticamente eletto a Gaza, con un’ala armata impegnata nella resistenza contro i 53 anni di effettiva occupazione israeliana e 13 anni di blocco, entrambi illegali. La giurisprudenza internazionale riconosce il diritto a tale resistenza.

I casi più recenti di palloncini incendiari non sono opera di Hamas, ma di gruppi di militanti indipendenti nella Striscia, responsabili anche del lancio di diversi razzi.

I palloncini incendiari hanno provocato alcuni incendi su terreni agricoli e foreste israeliane, ma non hanno mai ucciso o ferito nessuno; nei 19 anni in cui i militanti hanno lanciato razzi da Gaza, circa 30 israeliani sono stati uccisi, l’ultima vittima nel maggio 2019.

Azioni che Israele descrive come “rivolte” che vengono raffigurate dall’Associated Press come “decine” di manifestanti palestinesi che si radunano ogni notte al confine con Israele.

La rappresaglia di Israele

Le rappresaglie israeliane sono state dure, come riconoscono i suoi leader. La Forza di Difesa Israeliana “risponde con tutte le sue forze contro i palloni incendiari”, cita un rapporto del Jerusalem Post.

Le azioni includono attacchi notturni da parte dell’aviazione, con aerei, elicotteri e carri armati contro quelli che Israele chiama “obiettivi di Hamas.” I notiziari arabi documentano la distruzione di “numerose abitazioni”, con il ferimento di donne e bambini, e di “terreni agricoli”, nonché strutture appartenenti a gruppi della resistenza. L’esercito ha colpito anche un cementificio.

Lo scorso giovedì mattina, i residenti di un campo profughi di Gaza hanno trovato un missile inesploso all’interno di una scuola delle Nazioni Unite.

Contemporaneamente Israele ha chiuso tutti i valichi in entrata e in uscita da Gaza, bloccando la consegna delle forniture alimentari e del carburante necessario per far funzionare l’unica centrale elettrica di Gaza. L’impianto è stato chiuso da martedì.

Inoltre, Israele ha completamente chiuso la zona di pesca di Gaza “fino a nuovo ordine”, con ripercussioni dirette su quasi 5.000 palestinesi impiegati nel settore della pesca.

Le richieste di Gaza

Mentre i mezzi d’informazione della stampa affrontano raramente le ragioni della resistenza di Gaza, o la relegano ai margini degli articoli, le rimostranze della popolazione sono evidenziate.

I funzionari di Hamas hanno accusato Israele di non rispettare le promesse di allentare il blocco che dura da 13 anni, seminando la disperazione a Gaza.

Ovunque, gli attivisti hanno espresso sdegno per le “violazioni israeliane contro la moschea di Al-Aqsa” e per i piani di annessione di Netanyahu, nonché per le politiche che “paralizzano la vita quotidiana e interrompono gli sforzi per combattere la pandemia”.

Le ammissioni dei leader israeliani

Usando le parole degli stessi leader israeliani; stanno perpetrando punizioni collettive e azioni sproporzionate contro i palestinesi di Gaza, considerate crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale.

Oltre a ritenere ingiustificatamente Hamas responsabile di ogni azione militante a Gaza, il Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha promesso di continuare a punire tutti gli abitanti di Gaza fino all’annientamento della resistenza:

“Lanciando razzi e palloni esplosivi, i leader di Hamas stanno ledendo gli interessi degli abitanti di Gaza e stanno compromettendo la loro capacità di vivere con dignità e in sicurezza. L’esercito risponderà con forza a qualsiasi violazione della sovranità. Se [la città di confine israeliana] Sderot non è al sicuro, neanche Gaza lo sarà.”

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato le sue intenzioni di pianificare un attacco sproporzionato dopo l’arrivo in Israele di palloni incendiari:

“Ci sarà una punizione esemplare per il terrorismo dei palloni incendiari. Non li subiremo, agiremo e gli faremo pagare un caro prezzo”.

Indagini sui crimini di guerra in corso

Israele è già sotto indagine per azioni nel 2014 e forse nel 2018. Il procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI) Fatou Bensouda ha dichiarato:

“Ci sono elementi concreti per credere che crimini di guerra siano stati, o siano tuttora commessi, in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza”.

La CPI ha citato “l’uso sproporzionato della forza” di Israele nell’azione militare del 2014 che ha causato la morte di 2.200 palestinesi e 73 israeliani, nonché altri possibili crimini di guerra, tra cui la punizione collettiva e il trasferimento della popolazione israeliana nei territori occupati palestinesi.

Israele non insiste  sulla sua innocenza, ma sul fatto che la CPI non abbia giurisdizione sui Territori palestinesi.

L’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra designa la punizione collettiva come un crimine di guerra. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa precisa:

“Tali pratiche, a causa della loro eccessiva gravità e crudeltà, mantengono vivi e rafforzano lo spirito di resistenza. Sono contrarie a tutti i principi basati sull’umanità e sulla giustizia”.

Kathryn Shihadah scrive per MintPress News e If Americans Knew, vive in Medio Oriente da dieci anni e ha viaggiato molto. Scrive su PalestineHome.org.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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