GENNAIO 2018: i soldati israeliani uccidono 5 palestinesi senza alcun motivo, 4 di loro erano adolescenti.

Nel gennaio 2018 in cinque distinti incidenti, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, quattro dei quali adolescenti,  in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

  • Il 3 gennaio 2018, i soldati hanno ucciso Mus’ab a-Sufi (16 anni) con un colpo al collo, nel villaggio di Deir Nidham, nel distretto di Ramallah. (Il giorno dopo, durante i funerali di Sufi, i soldati hanno sparato a Muhammad Awad (19) alla testa, ferendolo gravemente).
  • L’11 gennaio, i soldati hanno sparato a Ali Qinu (17 anni) in testa e lo hanno ucciso vicino al villaggio dell’Iraq Burin, a sud di Nablus.
  • L’11 gennaio, i soldati hanno anche ucciso Amir Abu Masaed (15 anni) con un colpo sotto l’ascella, durante una manifestazione nella zona di Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.
  • Il 15 gennaio, i soldati hanno sparato alla testa Ahmad Salim (28 anni) e lo hanno ucciso vicino al villaggio di Jayus, a est di Qalqiliya.
  • Il 30 gennaio, i soldati hanno sparato a Layth Abu Naim (16 anni) nella testa,  ed  è morto nel villaggio di al-Mughayir, a nord-est di Ramallah.

    I cinque palestinesi sono stati uccisi anche se non hanno messo in pericolo la vita dei soldati o di nessun altro. Secondo le norme militari dello Stato sionista, sparare per uccidere è permesso solo quando le vite delle forze di occupazione israeliane o di altre persone sono in pericolo. Anche allora, è permesso solo quando non ci sono altri mezzi per evitare il pericolo. Le uccisioni nel gennaio 2018, come i casi dei 6 palestinesi uccisi in manifestazioni con pietre in Cisgiordania e gli 11 palestinesi uccisi durante le proteste vicino alla barriera di separazione a Gaza nel 2017, erano ben lungi dal rientrare in tali criteri.

    Il sistema militare israeliano non sembra essere preoccupato per questi incidenti e sceglie, di norma, di ignorarli. In alcuni casi, viene aperta un’indagine MPIU, ma quasi sempre si ottiene un insabbiamento e, in ogni caso, si concentra sulla responsabilità del soldato che ha sparato e non sui suoi comandanti o sui livelli militari di alto livello, che determinano e supervisionano il l’attuazione della politica del fuoco aperto, e naturalmente non mettono in discussione l’occupazione illegale.

    Questo comportamento mostra la profonda indifferenza di Israele nei confronti della vita dei palestinesi. Il sistema di difesa israeliano, compreso il sistema di applicazione militare, sceglie di sostenere gli assassini o coprire l’incidente. Il fatto che le forze dell’ordine permettano effettivamente ai soldati di aggirare i regolamenti sul fuoco aperto senza responsabilità, consente l’uso continuato della forza letale, un elemento cruciale nella capacità di Israele di mantenere un controllo violento su  milioni di palestinesi.

 

Trad. Carmela Ieroianni – Invictapalestina.org
Fonte: http://www.federacionpalestina.cl/noticia.php?id=3348

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