“A volte ballava, a volte era furiosa”: una ragazza uccisa a Gaza

Wesal Sheikh Khalil era un’adolescente normale che si confrontava con una situazione politica eccezionale – Copertina – Wesal Sheikh Khalil durante una manifestazione sul confine di Gaza, è stata uccisa lunedì 14 maggio. Foto: Sari Jamal

Oliver Holmes e Hazem Balousha da al-Bureij, Gaza

La famiglia di Wesal Sheikh Khalil afferma che in poche settimane l’adolescente ha subito una trasformazione completa, da bambina saltellante a adolescente infuriata per l’ingiustizia a Gaza.

“Siete delle vigliacche”, aveva urlato alle zie quando si sono rifiutate di unirsi alle proteste alla barriera, dove i funzionari della sanità dicono che le forze israeliane hanno ucciso più di 110 persone e sparato a migliaia dall’inizio delle manifestazioni a fine marzo.

La sua famiglia, impoverita anche dalle restrizioni spaventose calate sull’enclave costiera, non era interessata alla politica. Wesal e suo fratello undicenne erano gli unici a fare il giro settimanale lungo il perimetro, tra la folla che vi si affolla e il fumo nero delle gomme in fiamme. I loro fratelli avevano cercato di fermarli, ma sembra siano usciti di nascosto.

“Continuava a dire: ‘Devi andare. Devi andare”, ricorda una zia, Ahlam, 30 anni. “Era la più impegnata fra tutti noi”.

Wesal, 14 anni, è stata colpita a morte lunedì, è una delle oltre 60 persone uccise quando i cecchini israeliani hanno sparato sui manifestanti. L’adolescente ha lasciato una famiglia che soffre, ma che sente anche uno scopo nella perdita.

“Ora è morta, sono pronta,” ha detto un’altra zia, Anwar. “Dopo quello che ha fatto, non abbiamo paura.”

Palestinesi con le stampelle nel campo profughi di al-Bureij il 17 maggio. Fotografia: Agenzia Anadolu / Getty Images

Il fratello di Wesal ha detto che lunedì la ragazza aveva portato delle tronchesi per tagliare la recinzione, e altri dicono che aveva trasportato bottiglie d’acqua e pietre per le persone che stavano davanti, a pochi metri dai cecchini israeliani.

A differenza di Wesal, la maggior parte di quelli uccisi erano uomini, e il governante de facto di Gaza, Hamas, dice che 50 dei morti di lunedì erano suoi membri. Il gruppo, la cui ala militare fa parte di una lista del terrorismo del Regno Unito, dice che i suoi uomini si sono uniti ad altri palestinesi per protestare disarmati, sebbene Israele li abbia accusati di diversi attacchi alla barriera con esplosivi.

Ma che i bambini a Gaza siano colpiti da propiettili non è inusuale. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, Unicef, afferma che più di 1.000 persone sono rimaste ferite da quando sono iniziate le proteste, alcune delle quali hanno subito amputazioni. Save the Children dice che il suo studio ha rilevato che 250 bambini sono stati colpiti con munizioni vere.

Durante la vita di Wesal nel campo profughi di al-Bureij, la sua famiglia ha passato il tempo concentrata sull’ordinaria lotta per tirare avanti. Sua madre e i sei fratelli vivevano insieme in un’unica stanza, traslocando ogni pochi mesi quando venivano sfrattati per pagamenti degli affitti scaduti.

Reem Abu Irmana ha detto che suo marito, da cui ora è divorziata, ha avuto una malattia mentale e mescola la cannabis con antidolorifici come il tramadolo. Lavorava come addetta alle pulizie domestiche, guadagnando 50 shekel (10 sterline) al giorno, ma sembra che lui ne sequestrasse la maggior parte.

Wesal era concentrata sulle sue passioni, giocare fuori per le strade e imparare a leggere il Corano usando una versione audio scaricata sul telefono di sua madre. Leggere era difficile, ma amava la matematica e, stimolata dal suo insegnante preferito, voleva insegnare la materia in futuro.

Il disegno era un altro hobby, e sua madre conserva uno schizzo che la figlia ha fatto per lei tre settimane fa su un quaderno scolastico. Mostra dei cuori e una dedica in arabo: “L’amore della mia anima”.

Recentemente, tuttavia, aveva preso a rimanere in casa, ha detto Abu Irmana. “Wesal ha vissuto una vita dura: l’assenza di suo padre, tutti noi che dormiamo in un’unica stanza.”

Era passata dalla gioia e dal calore alla rabbia e al fatalismo. Wesal ha iniziato a desiderare la morte. Ha detto a sua madre che se fosse morta ci sarebbe stato più spazio per i suoi fratelli e non avrebbero dovuto vivere “come un pesce in una rete”.

Manifestanti bruciano pneumatici e lanciano pietre contro le forze israeliane vicino alla barriera tra Gaza e Israele l’11 maggio. Fotografia: Agenzia Anadolu / Getty Images

“Lei non aveva niente. Non come i suoi amici. Era gelosa. Era profondamente depressa”, ha detto Abu Irmana. “A volte ballava, a volte era furiosa. Una volta ha detto che voleva fare a pezzi qualcuno.” Quando sua madre ha cercato di confortare Wesal, lei ha risposto che si sarebbe riposata solo quando sarebbe stata “con Dio”.

L’Unicef dice che un bambino su quattro a Gaza ha bisogno di assistenza psicosociale.

L’economia di Gaza è crollata sotto un decennio di blocchi israeliani ed egiziani. Le divisioni interne tra Hamas e l’Autorità palestinese di Cisgiordania significano che salari e approvvigionamento di elettricità qualche volta sono tagliati all’enclave costiera.

La disoccupazione si aggira intorno al 40% e il debito è dilagante. I valichi di confine quando sono aperti fanno passare le persone col contagocce. In tanti non hanno mai lasciato la striscia, un pezzo di terra dalle dimensioni simili a una grande città.

Israele afferma di essere costretto a limitare l’accesso al territorio per motivi di sicurezza, sebbene l’ONU consideri il blocco come una punizione collettiva. Le manifestazioni hanno chiesto la fine del blocco e il permesso ai residenti di tornare alle loro case ancestrali in quello che ora è Israele.

Ad al-Bureij, la famiglia in lutto di Wesal si è stipata in una piccola cucina, usando telefoni e torce ad energia solare per illuminare la stanza.

Anwar ricorda che era preoccupata che le figlie, più o meno coetanee di Wesal, la seguissero alla frontiera. “Ne ho discusso con lei,” ha detto la zia di Wesal. Ma poi anche lei un venerdì si è unita alla nipote.

“Sono arrivata e ho visto i soldati dall’altra parte”, ha detto. Anwar ha detto di aver avuto un flashback di quando le truppe israeliane entrarono in casa sua durante un raid, 15 anni fa. Suo fratello, un combattente della fazione militante della Jihad Islamica, morì in una sparatoria quella notte.

Le emozioni sono riaffiorate e ricorda che Wesal le ha chiesto: “Qual è adesso il tuo parere?”

Traduzione Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte:https://www.theguardian.com/world/2018/may/19/sometimes-dancing-sometimes-furious-a-girl-shot-dead-in-gaza

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