L’Arabia Saudita impedisce ai rifugiati palestinesi in Libano di visitare la Mecca

Alcuni temono che le nuove restrizioni sui visti facciano parte di una più ampia pressione saudita per  favorire “ l’accordo del secolo ” degli Stati Uniti

Foto di Copertina: Si stima che la decisione che impedisce ai Palestinesi in Libano di compiere il pellegrinaggio  riguardi quasi 175.000 Palestinesi (AFP) Foto di Mustafa Abu Sneineh

Mustafa Abu Sneineh – 17 ottobre 2018

L’Arabia Saudita ha smesso di rilasciare visti per il pellegrinaggio ai Palestinesi  residenti in Libano e in possesso di documenti di viaggio per rifugiati, impedendo di fatto a decine di migliaia di Palestinesi di visitare la Mecca e Medina, i due siti religiosi più importanti per i musulmani.

Un funzionario dell’ufficio del console saudita a Beirut ha confermato a MEE che, a seguito di una decisione del Ministero degli Esteri saudita a Riyadh, avevano informato le compagnie turistiche libanesi che nessun visto per l’Hajj e l’Umrah sarebbe stato rilasciato ai Palestinesi  detentori di documenti di viaggio per i rifugiati – una decisione entrato in vigore il 12 settembre.

“I rifugiati palestinesi [in Libano] possono ora ottenere il visto su un passaporto dell’Autorità palestinese”, ha detto il funzionario.

“Dopo che la decisione è stata presa, ci sono Palestinesi che hanno già fatto richiesta di visto per l’Umrah sul loro passaporto PA e hanno ottenuto il visto per viaggiare [in Arabia Saudita] .Non so il numero esatto”, ha aggiunto il funzionario.

Il funzionario ha detto che il Ministero degli Esteri saudita ha informato della sua decisione  l’Autorità Palestinese in Cisgiordania.

 “Non è vero che emetteremo passaporti palestinesi per  i rifugiati in Libano per far sì che possano ottenere un visto per l’Umrah o qualsiasi altro tipo di visto. L’Autorità Palestinese non ha preso nessuna decisione per rilasciare passaporti ai Palestinesi presenti in altri Stati arabi” Ashraf Dabbour, ambasciatore della PA a Beirut

Ashraf Dabbour, l’ambasciatore dell’Autorità Palestinese a Beirut, ha detto a MEE che l’ambasciata ha saputo della decisione sul visto saudita con il passaparola delle locali personalità palestinesi e non attraverso i canali ufficiali.

Ma ha negato che l’Autorità Palestinese avrebbe rilasciato documenti di viaggio per i rifugiati in Libano che desideravano recarsi in Arabia Saudita.

“Non è vero che emetteremo passaporti palestinesi per  i rifugiati in Libano per far sì che possano ottenere un visto per l’Umrah o qualsiasi altro tipo di visto. L’Autorità Palestinese non ha preso nessuna decisione per rilasciare passaporti ai Palestinesi presenti in altri Stati arabi”, ha detto Dabbour a MEE .

Dabbour ha detto che l’ambasciata palestinese è rimasta  “sorpresa” dalla decisione saudita e che stava cercando di “risolvere  la questione” con l’ambasciata saudita a Beirut, così come Basem Abdullah al-Agha ,l’ambasciatore palestinese a Riyadh, ha detto di essere in contatto con il Ministero degli Esteri saudita.

Secondo il primo e unico censimento della comunità nel dicembre dell’anno scorso, i rifugiati palestinesi in Libano sono stimati  in circa 174.422.

Sono titolari di documenti di viaggio per i rifugiati rilasciati dal General Directorate of the General Security del Libano e attualmente non hanno accesso a nessun’altra forma di documento di viaggio che consenta loro di recarsi in Arabia Saudita.

Potrebbero richiedere un documento di viaggio libanese valido per uno, tre o cinque anni ; le tasse per ottenerlo sono simili a quelle del passaporto libanese, che costa 40 dollari per ogni anno valido.

I rifugiati palestinesi in Libano sono in possesso di un documento di viaggio rilasciato dalla General Directorate of the General Security (Screengrab)

I rifugiati palestinesi in Libano non hanno diritto alla cittadinanza e quindi non possono votare per il Parlamento o per i comuni.

Non possono inoltre esercitare 20 professioni tra cui avvocato, medico e ingegnere, e non sono autorizzati a lavorare nelle istituzioni governative perché ai sensi della legge libanese sono designati come “stranieri”.

Il sistema politico libanese si basa su una struttura settaria che divide il potere tra le principali comunità religiose.

Mentre un certo numero di Palestinesi cristiani fuggiti in Libano in seguito alla creazione dello stato di Israele e della Nakba nel 1948 hanno ottenuto la cittadinanza libanese, il Libano è stato particolarmente riluttante nell’integrare i rifugiati palestinesi musulmani e ad alterare la già confusa composizione confessionale della sua popolazione.

Dabbour ha dichiarato che l’ambasciata palestinese in Libano aveva precedentemente rilasciato passaporti della PA ai Palestinesi privi di documenti, noti anche come “rifugiati non appartenenti all’ID” e il cui numero è stimato in circa 5.000, per facilitare  loro i viaggi all’estero e l’ottenimento di visti e residenza in altri Paesi stranieri.

“Quello  è stato un caso particolare, abbiamo rilasciato passaporti palestinesi perché quei rifugiati non appartenenti all’ID non erano registrati presso l’UNRWA e neppure presso lo stato libanese, e non potevano viaggiare da nessuna parte”, ha spiegato Dabbour.

L’ambasciata palestinese non ha ancora rilasciato una dichiarazione sull’esito dei suoi colloqui con i funzionari sauditi.

L’Arabia Saudita è uno dei finanziatori dell’Autorità Palestinese e utilizza la sua leva finanziaria per esercitare su di essa pressioni politiche. Nel 2017, il Regno ha contribuito con 92,1 milioni di dollari al bilancio della PA, con una riduzione di circa il 50% rispetto al contributo di 180 milioni di dollari dell’anno precedente.

‘Non è pratico’

Parlando con MEE, diverse compagnie turistiche libanesi hanno confermato di non essere in grado di ottenere visti per i loro clienti palestinesi che possiedono documenti di viaggio per rifugiati.

La decisione è stata loro comunicata dal consolato saudita attraverso il Lebanese Committee for Hajj and Umrah Affairs. Ibrahim Itani, il direttore del Comitato, ha detto a MEE che il console saudita, l’ambasciatore palestinese e la Lebanese General Security gli hanno confermato che i profughi palestinesi hanno  bisogno del passaporto dell’Autorità Palestinese per entrare in Arabia Saudita.

A Itani è stato chiesto da diverse compagnie turistiche di parlare con l’ambasciata saudita per vedere se la decisione potesse essere revocata.

“Il caso ora è nelle mani di  Abu Mazen”, ha detto Itani a MEE, riferendosi al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas. “Mi è stato detto che questo è un problema tra Stati, questa è stata la risposta.”

Il campo profughi di Bourj al-Barajneh a Beirut,  residenza di migliaia di rifugiati palestinesi (MEE / Dominika Ożyńska)

Nel settembre 2017 l’Arabia Saudita, a seguito delle pressioni dell’Autorità Palestinese e di alcune personalità palestinesi in Libano,aveva fatto marcia indietro in un caso analogo riguardante sempre i visti ai Palestinesi con documenti di viaggio da rifugiati.

Un titolare di un ufficio viaggi Hajj e Umrah nella città di Saida, nel sud del Libano, che desidera rimanere anonimo, ha detto a MEE che la decisione saudita è “non praticabile ” e che sperava venisse cancellata.

“Se si rilascia un passaporto palestinese, è necessario richiedere la residenza in Libano e questo è un altro problema per i rifugiati palestinesi”, ha affermato. “Si potrebbe richiedere un visto per l’Arabia Saudita, ma poi il documento di viaggio per rifugiati non sarebbe più valido”.

Il problema dei rifugiati palestinesi

A settembre  MEE aveva riportato che l’Arabia Saudita aveva vietato ai Palestinesi in possesso di passaporto giordano temporaneo di entrare nel Paese, una misura che colpiva direttamente quasi 634.000 Palestinesi che vivono  in Giordania e a Gerusalemme Est, occupata da Israele.

Diversi agenti di viaggio che avevano all’epoca parlato con MEE, avevano  affermato di essere stati avvisati all’inizio di settembre del fatto che non dovevano presentare domanda di visto  da parte di chi voleva viaggiare con un passaporto giordano temporaneo, anche se ancora  non era stato fatto alcun annuncio ufficiale saudita.

Il passaporto temporaneo giordano è un documento valido per cinque anni rilasciato dal Civil Status and Passports Department  di Amman ai Palestinesi che vivono nella Gerusalemme Est occupata

I titolari di passaporti temporanei non hanno un numero di identificazione nazionale e pertanto non hanno diritto alla cittadinanza giordana.

I Palestinesi che vivono a Gerusalemme Est usano il passaporto solo come documento di viaggio per spostarsi da un Paese all’altro, specialmente negli Stati arabi che non riconoscono Israele o i documenti di viaggio emessi da Israele.

Alcuni media palestinesi e arabi hanno collegato la mossa saudita all’annunciata  proposta “dell’accordo del secolo” del presidente americano Donald Trump. Washington cioè avrebbe cercato il sostegno saudita  nell’emissione di misure che revocherebbero il diritto al ritorno dei profughi palestinesi sfollati a seguito della creazione di Israele nel 1948 e delle  successive guerre arabo-israeliane.

Le misure vedrebbero i rifugiati palestinesi in Libano e in Giordania completamente naturalizzati e assegnatari di numeri di identificazione nazionali.

Israel Katz, ministro dei trasporti israeliano, ha twittato l’11 settembre per lodare l'”iniziativa” di Trump sulla questione dei profughi palestinesi, affermando che sarebbe bello se  il “problema” dei profughi palestinesi in Giordania, Siria, Libano sparisse.

MEE non ha potuto confermare se il tweet di Katz fosse collegato proprio alle nuove restrizioni dell’Arabia Saudita riguardo i documenti di viaggio temporanei e di rifugiati dei Palestinesi.

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” Invictapalestna.org

Fonte:https://www.middleeasteye.net/Saudi-Arabia-ban-visa-Palestinian-pilgrimage-Mecca- Madina?fbclid=IwAR0GhQlXE14a90m1KVpLDFv_3p4vgsrTjHuYerXJZkEALAknpO

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