Mai l’aggressore: Israele è convinto della propria “umanità”

La violenza perpetrata da Israele è sempre gloriosa e i soldati uccisi in azione sono sempre simboli di patriottismo e sacrificio.

Fonte – English version

Di Miko Peled – 14 Maggio 2020

Israele glorifica i suoi militari raffigurando coloro che sono inviati dal regime a commettere atti di violenza come eroi.

Ricordando un terrorista

“Siamo perseguitati e assassinati dalla maggior parte dei popoli civilizzati, o da popoli selvaggi e crudeli come gli arabi. La loro intenzione nei nostri confronti non è solo di umiliarci, ma anche di distruggerci fisicamente”. Questi commenti sono stati scritti nel diario personale di Yosef Hecht, il comandante fondatore dell’organizzazione terroristica sionista, l’Hagannah.

Il quotidiano israeliano Haaretz ha recentemente pubblicato una storia su Hecht, un uomo che ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione dell’Hagganah, la principale milizia terroristica sionista nella Palestina precedente al 1948. L’eredità di Haganah è ancora molto viva in Israele e coloro che vi hanno prestato servizio, come mio padre, sono ricordati con grande ammirazione. Questo mese segna il centenario di Haganah, un evento che glorificherà ulteriormente la milizia sionista responsabile di crimini indicibili contro il popolo palestinese. Aprile 2020 ha segnato il 50° anniversario della morte del primo comandante dell’organizzazione, Yosef Hecht, che guidò l’Haganah dal 1922 al 1931.

I membri della milizia di Haganah camminano di fronte a un hotel arabo bombardato da Haganah a Gerusalemme, in Palestina il 6 maggio 1948.  (AP Photo/Pringle)

La storia di Haaretz inizia con una citazione da una lettera ricevuta dalla figlia di Hecht, che ora ha 98 anni, che recita: “Nel centenario della fondazione dell’Haganah, i suoi membri e coloro che seguono il loro cammino chinano la testa in suo onore custodendo la memoria della sua attività di garante nella creazione della forza di difesa ebraica e del suo contributo alla rinascita dello Stato indipendente di Israele”. La parola “rinascita” è strana in questo contesto e suggerisce che a un certo punto esisteva un precedente “Stato di Israele”.

Due anni dopo aver assunto l’incarico di comandante nazionale dell’Haganah, Hecht fu il pianificatore del primo assassinio politico commesso dai sionisti. Fu l’uccisione nel 1924 di un ebreo che si oppose al sionismo al punto da essere visto come una seria minaccia al progetto sionista, il dottor Yaakov Yisrael De Haan.

Jacob Israël de Haan (31 dicembre 1881-30 giugno 1924) era uno scrittore, giurista e giornalista ebreo – assassinato a Gerusalemme dall’associazione paramilitare ebraica Haganah per le sue attività politiche anti-sioniste e contatti con i leader arabi (Foto e fonte: https://en.wikipedia.org/wiki/Jacob_Israël_de_Haan)

Molto è stato scritto sul Dr. De Haan. Era un ebreo olandese che venne in Palestina all’inizio del ventesimo secolo e si unì alla comunità ultra ortodossa nella loro lotta per fermare l’occupazione sionista della Palestina. Era un giornalista e un avvocato ed era nel mezzo di una campagna per convincere il governo britannico a revocare la Dichiarazione Balfour. Fu anche determinante nel portare la comunità ebraica anti-Sionista a Gerusalemme a collaborare con la lotta palestinese anti-Sionista. È molto probabile che la combinazione di questi due sforzi gli sia costata la vita.

Il 1° luglio 1924, alla vigilia della sua partenza per Londra per seguire l’agenda anti-Sionista, è stato ucciso per strada da terroristi sionisti. Il defunto rabbino Amram Blau, che viveva a Gerusalemme ed era un convinto anti-Sionista, disse: “Tutto ciò che gli ebrei ultra ortodossi avevano realizzato all’epoca era grazie a lui”. Il rabbino Amram ha anche detto che uccidere De-haan era come uccidere la comunità ultra ortodossa. La capacità di De Haan di portare avanti l’agenda anti-Sionista era senza precedenti e quando l’hanno ucciso hanno ucciso la lotta.

La comunità sionista in Palestina, sia allora che oggi non ha visto alcun errore dell’Hagganah nell’assassinarlo.

Agenti delle operazioni speciali

“L’altro giorno”, ricorda il tenente Aya Sade, 22 anni, “un vice comandante del battaglione mi chiamò per discutere di un’operazione”. Voleva condurre un’operazione con i suoi uomini schierati su veicoli e lei ha suggerito di farlo a piedi. “è Roger”,  che seguì il suo consiglio. “Quando ti metti alla prova le persone ti rispettano”.

Aya ha 22 anni ed è una delle sei donne ufficiali che sono state descritte in una storia sul giornale ebraico “Maariv”. Gli ufficiali donna sono stati celebrati per essere i “veri” comandanti delle Operazioni speciali, un ruolo che è anche ritratto nella serie israeliana Netflix, Fauda.

“È una specie di dedizione femminile”, afferma il tenente Raziel. Anche lei ha 22 anni. “Potresti essere a casa in licenza e pensare ancora a come catturare un fuggitivo”. A volte ti viene in mente sotto la doccia, ha aggiunto. I “fuggitivi” di cui parla sono palestinesi ricercati dalle autorità israeliane.

“Il mio momento preferito è quando sento il comandante dire Abbiamo Johnny, il che significa che abbiamo la persona che stavamo cercando”, afferma il tenente Berkman, che ha anche aggiunto, questo accade più volte alla settimana, a volte anche più volte al giorno.

I ragazzi delle scuole israeliane siedono su un carro armato mentre ascoltano i racconti di un soldato israeliano  a Latrun vicino a Gerusalemme, 11 maggio 2016. Ariel Schalit | AP

Ascoltando queste giovani donne descrivere il loro lavoro si potrebbe dimenticare che Israele è impegnato in una guerra contro una nazione che non ha mai avuto un esercito. I giovani ufficiali descrivono un’intensità e una dedizione che suonano straordinarie, persino ammirevoli. Incursioni e missioni di salvataggio, fuggitivi in ​​fuga e trame terroristiche sventate. Parlano anche della necessità di “fare il lavoro ma mantenere un elevato standard morale. “Se c’è la necessità per i militari di entrare in una casa e condurre una perquisizione, ricordiamo agli ufficiali sul campo di agire con rispetto, e di non gettare e rompere le cose, ma di farlo delicatamente ed educatamente”.

Nel villaggio di Jinba i soldati israeliani hanno perquisito alcune case, mettendo sotto sopra ciò che si trovava all’interno e impedendo agli abitanti palestinesi di filmare ciò che stava avvenendo. (Operazione Colomba – Corpo nonviolento di Pace)

Chiunque non abbia familiarità con la pura violenza dell’esercito israeliano potrebbe davvero essere ingannato da questi commenti. Se non si è consapevoli del totale disprezzo per la vita e i diritti dei palestinesi, si potrebbe essere convinti che l’IDF sia davvero un esercito “morale”. Inoltre, leggendo questo rapporto si potrebbe credere che esista qualcosa come il terrorismo palestinese e l’autodifesa israeliana.

Fatti che possono succedere

“Veniva da una famiglia sionista. Amava il popolo di Israele, la terra di Israele”, disse il padre del 21enne Amit Ben-Ygal, mentre veniva sepolto. Fu ucciso durante un’incursione prima dell’alba nella città di Yabad, nella Cisgiordania settentrionale. È stato ampiamente riferito che le forze israeliane hanno fatto irruzione nella città nel tentativo di effettuare arresti e mentre stavano andando via, una pietra è stata scagliata contro i soldati dal tetto di una casa al terzo piano e ha ucciso Amit Ben-Ygal.

In un video che è stato rilasciato poco dopo la sua morte, il soldato viene mostrato con i suoi compagni nell’unità ballando e urlando “chi è pazzo? Io sono pazzo!” Le autorità israeliane definiscono la sua morte un omicidio e il palestinese che lo ha ucciso un terrorista. Ali Abunimah, co-fondatore di Electronic Intifada  in un twitt, ha descritto in modo più accurato ciò che era accaduto, come “Un soldato dell’occupazione che è morto mentre attaccava violentemente un villaggio palestinese”.

Cambiare la storia

La violenza perpetrata da Israele è sempre gloriosa, i soldati uccisi in azione sono simboli di patriottismo e sacrificio. Lo stato di Israele, come il movimento sionista prima della fondazione dello stato, sta vendendo una falsa narrazione. Ha cambiato la narrazione  sostenendo che i terroristi sionisti e israeliani sono, in realtà, “forze di autodifesa” e che le vittime palestinesi del terrorismo  erano violenti aggressori. È così che è stata raccontata la storia quando le squadre del terrore sioniste sono state istituite all’inizio del ventesimo secolo, ed è così che viene raccontata oggi.

Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. È autore di “Il figlio del generale. Viaggio di un israeliano in Palestina” e “L’ingiustizia, la storia della Terra Santa Foundation Five”.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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