Negli anni ’40, una ragazza di 16 anni catturò l’attenzione dell’élite del mondo dell’arte: la pittrice algerina autodidatta, Baya Mahieddine
Jane Drinkard – Ajam Media Collective 12 ottobre 2020
Immagine di copertina: Baya, Femmes et orangers fond blanc, (Donne e aranci su fondo bianco), 1947; Guazzo a bordo 18 7⁄8 x 24 3⁄4 pollici (47,9 x 62,9 cm); Collezione di Isabelle Maeght, Parigi © Photo Galerie Maeght, Parigi
Negli anni ’40, una ragazza di 16 anni catturò l’attenzione dell’élite del mondo dell’arte: la pittrice algerina autodidatta, Baya Mahieddine (1931-1988) – conosciuta come Baya, a cui Parigi lo scorso anno ha dedicato una mostra”Baya: Woman of Algiers”. Baya utilizzava la tempera come mezzo principale , raffigurando un mondo senza uomini ma pieno di immagini luminose di donne, natura e animali. Il suo audace lavoro attira l’attenzione, ma la storia della sua vita l’attira ancora di più.
Baya nacque Fatma Haddad, a Bordj el-Kiffan, un sobborgo balneare della città di Algeri, all’estremità nord-occidentale dell’Africa. Rimasta orfana all’età di 5 anni, fu adottata da adolescente da Marguerite Camina Benhoura, un’intellettuale francese che aveva notato il talento artistico di Baya sin dalla sua giovane età. Nelle sue case ad Algeri e nel sud della Francia, Benhoura fornì a Baya il materiale artistico e contatti con magnati dell’arte francesi e maghrebini.
Nel 1947, quando Baya aveva solo 16 anni, fu scoperta da Aimé Maeght, un affermato mercante d’arte francese, e da André Breton, che incluse le opere di Baya nell’Exposition Internationale du Surréalisme alla Galerie Maeght di Parigi. Quasi dall’oggi al domani, attirò l’attenzione di Picasso e Matisse, oltre che di altri artisti di spicco, per le sue composizioni colorate, spontanee e “infantili”. “Il suo lavoro ci permette affrontare tante storie diverse”, dice la curatrice Natasha Boas. “L’intruso. L’anomalo. L’artista donna. ”
Boas scelse il titolo, “Baya: Woman of Algiers”, traendo ispirazione da tre punti: un libro di Assia Djebar, la principale teorica femminista della regione maghrebina del Nord Africa, intitolato “Donne di Alger inei loro appartamenti”; La serie di Picasso “Le donne di Algeri” (1955) ispirata dalla stessa Baya; e “La battaglia di Algeri”, film del 1966 diretto da Gillo Pontecorvo, basato sugli eventi della guerra d’Algeria (1954-62).
Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” -Invictapalestina.org