“Il peccato genera il peccato:” La caduta di Jeremy Corbyn avrà ripercussioni in tutto il mondo

Jeremy Corbyn e il Partito Laburista hanno alla fine ceduto alle pressioni delle organizzazioni sioniste nel Regno Unito in una mossa con enormi ripercussioni internazionali.

Fonte – English version

Di Miko Peled (*) – 2 novembre 2020


Foto di copertina: Il Primo Ministro britannico Boris Johnson, a destra, e l’ex leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn, attraversano l’ingresso della Camera dei Deputati, durante la cerimonia di apertura del Parlamento, a Londra, il 19 dicembre 2019. Kirsty Wigglesworth | AP

Non ci sono dubbi sul fatto che l’estromissione di Jeremy Corbyn dal Partito Laburista britannico sia stata il risultato di una strategia ben pianificata da una coalizione di organizzazioni sioniste, compreso il Ministero degli Affari Strategici dello stato di Israele. E mentre Corbyn senza dubbio non è antisemita, né razzista in termini di modo o forma, ha commesso un colossale errore di valutazione. Non ha combattuto la propaganda sionista intrapresa contro di lui né ha combattuto le oltraggiose accuse di antisemitismo che sono state rivolte a lui e a tanti altri meritevoli membri antirazzisti del suo partito.

L’IHRA

Israele è uno stato razzista e violento che vende enormi quantità di armi sofisticate ai regimi più oscuri della terra. Detiene migliaia di prigionieri politici, nega alle persone acqua, cibo, cure mediche e persino la maggior parte delle libertà fondamentali, semplicemente perché sono palestinesi.

Al fine di proteggere il paese da coloro che avrebbero denunciato il razzismo e la violenza, l’International Holocaust Remembrance Alliance, o IHRA, ha creato quella che chiama una definizione tattica di antisemitismo. È una nuova definizione pensata per proteggere Israele dai suoi critici.

La domanda che viene subito in mente è cosa non andava nella “vecchia” definizione di antisemitismo che definiva l’antisemitismo come razzismo contro gli ebrei. La risposta: non era abbastanza ampia da includere Israele o il sionismo. Poiché Israele è uno dei principali violatori del diritto internazionale e dei diritti umani e lo è stato sin dalla sua istituzione nel 1948, aveva bisogno di una sorta di protezione globale che lo tutelasse e raffigurasse i suoi crimini come difesa degli ebrei. Aveva anche bisogno di uno strumento che potesse attaccare i suoi critici trasformando il termine antisemitismo in un’arma.

Nel tentativo di fondere l’antisemitismo (o razzismo) con la critica e il rifiuto del sionismo, che di per sé è un’ideologia razzista, l’IHRA ha rilasciato la sua “definizione tattica di antisemitismo”. Questa definizione è un meccanismo piuttosto sofisticato che fornisce una protezione globale per i crimini del governo israeliano. Se rifiutare il sionismo è antisemitismo, come afferma la nuova definizione, allora tutti i critici di Israele possono essere etichettati come razzisti e il cosiddetto “Stato ebraico” può affermare di essere vittima del razzismo.

Come pregiudicare una discussione 

Le seguenti parti della nuova definizione dell’IHRA toccano lo stato di Israele stesso. Sono scritti in un modo che colloca chiunque rifiuti la loro premessa dalla parte “sbagliata” della questione. Il problema non è mai l’argomento, ma piuttosto come affrontarlo. Ecco alcuni esempi.

“Accusare gli ebrei come popolo, o Israele come stato, di aver inventato o ingigantito l’Olocausto”.

Questa definizione in realtà non affronta la negazione dell’Olocausto. Il problema qui è che i sionisti hanno la loro versione di ciò che è avvenuto durante l’Olocausto e non vogliono che venga contestata.

Secondo la versione sionista degli eventi, la creazione dello stato di Israele fu la risposta all’Olocausto, anche se la maggior parte dei sopravvissuti all’Olocausto inizialmente scelse di non trasferirsi nel nascente stato e molti rifiutarono del tutto l’ideologia sionista. I sostenitori di Israele vogliono anche associare la resistenza palestinese all’invasione israeliana con il nazismo, e confondere il rifiuto palestinese del suo diritto di esistere sulla loro terra con il desiderio nazista di eliminare il popolo ebraico

Gli apologeti di Israele vogliono anche mettere a tacere qualsiasi discussione sull’Olocausto con cui non si sentono a proprio agio. I tentativi di salvataggio messi in atto da organizzazioni ebraiche non sioniste sulla scia dell’Olocausto sono stati infine sventati da gruppi sionisti, e discutere l’argomento spesso scatena accuse di antisemitismo. È interessante notare che la maggior parte, se non tutti gli ebrei con cui ho parlato, le cui famiglie sono morte durante l’Olocausto, non vedono alcun problema nel discutere certe questioni. Durante una conversazione che ho avuto con il rabbino Dovid Feldman di Monsey, New York, il rabbino ha chiesto: “perché non dovremmo discutere di tali questioni?”

“Accusare i cittadini ebrei di essere più fedeli a Israele, o alle presunte priorità degli ebrei in tutto il mondo, che agli interessi delle loro stesse nazioni”.

Secondo la rigida legge ebraica, gli ebrei devono essere cittadini leali in qualunque paese risiedano e, a causa della natura razzista e violenta dello stato di Israele, sostenerlo è una violazione del diritto internazionale e, in alcuni paesi, contravviene alle leggi nazionali. Fornire al governo israeliano armi e finanziamenti viola persino la legge statunitense a causa del suo uso delle armi contro civili disarmati.

Le organizzazioni sioniste che esercitano pressioni sui loro governi, rappresentanti eletti e organizzazioni civiche per sostenere Israele stanno, infatti, ponendo il governo israeliano al di sopra degli interessi, e delle leggi, dei paesi in cui vivono.

I cittadini ebrei provenienti da paesi occidentali si offrono persino volontari per prestare servizio nell’esercito israeliano, un esercito il cui scopo di fatto è l’oppressione, l’espropriazione e l’uccisione (o in altre parole, imprimere il terrore) del popolo palestinese. Non si tratta quindi del popolo ebraico in generale, ma dei sionisti in particolare.

“Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio affermando che l’esistenza di uno Stato di Israele è un progetto razzista”.

Per cominciare, Israele non è un’espressione dell’autodeterminazione ebraica, è un’espressione dell’autodeterminazione sionista e israeliana.  Il popolo ebraico ha storicamente rifiutato il sionismo e ci sono ancora grandi comunità e innumerevoli individui che lo fanno oggi. I tentativi dell’IHRA di confondere il sionismo con il giudaismo sono evidenti.

Per quanto riguarda il fatto che Israele sia un’istituzione razzista, immediatamente dopo la sua creazione, Israele ha brutalmente costretto i palestinesi a lasciare il loro paese e li ha sostituiti con migranti ebrei provenienti da tutto il mondo. Israele si è impossessata della terra, le case, la proprietà privata e comune, i campi coltivati, i raccolti, i macchinari, il bestiame e persino i conti bancari dei palestinesi epurati. Impedendo poi il loro ritorno.

I palestinesi diventarono apolidi praticamente dall’oggi al domani, mentre il nuovo stato si arricchiva con oggetti, denaro e beni rubati. Israele ha quindi definito la cittadinanza nello stato appena creato come quasi esclusivamente per gli ebrei. Questa definizione ha lo scopo di proteggere Israele criminalizzando coloro che osano affermare che si tratta di un’istituzione razzista.

“Applicare doppi standard richiedendo un comportamento non previsto o richiesto da qualsiasi altra nazione democratica”.

Questa accusa è poco più che un tentativo di mettere a tacere i critici di Israele chiedendo: “perché non criticate anche l’Arabia Saudita?” L’idea che si debba elencare ogni paese che viola i diritti umani quando si parla di qualche altro regime accusato di violarli è assurda. È un tentativo di spostare il dibattito dalla questione dei crimini israeliani e del razzismo sionista.

In breve, la nuova definizione di antisemitismo dell’IHRA include quasi tutto ciò che i sionisti sono stati accusati di fare e definisce anche questo fatto indicandolo come antisemitismo.

“Il peccato genera il peccato”

Una cosa tira l’altra, o come dicono gli ebrei, “Il peccato genera il peccato”. Il peccato qui non è l’antisemitismo, ma la capitolazione delle forze progressiste antirazziste di fronte a un’evidente campagna diffamatoria di uno stato razzista e delle istituzioni che lo rappresentano nel Regno Unito.

Il Consiglio dei Deputati degli ebrei britannici afferma di rappresentare tutti gli ebrei nel Regno Unito, ma in realtà rappresenta solo gli ebrei sionisti. È un’organizzazione sionista che pone gli interessi israeliani al di sopra di ogni altra cosa. Come spiegare altrimenti il suo sostegno alla campagna diffamatoria contro Corbyn e altri funzionari pubblici da un lato, e il suo silenzio di fronte ai crimini israeliani dall’altro?

La caduta di Jeremy Corbyn per mano delle organizzazioni sioniste non è un problema esclusivo del Regno Unito e le sue ripercussioni internazionali sono enormi. Non c’è dubbio che il Ministero degli Affari Strategici Israeliano, l’ambasciata israeliana a Londra, il Movimento Laburista Ebraico e altri gruppi sionisti che stavano dietro la calunnia di Corbyn hanno festeggiato quando appresero che era stato sospeso dal partito laburista.

La destituzione di Jeremy Corbin è stata, infatti, un atto suicida. Sotto la guida di Corbyn, il partito aveva raggiunto un numero senza precedenti di iscritti e godeva di un enorme sostegno. La creazione della nuova definizione di antisemitismo dell’IHRA, seguita dalle richieste che fosse accettata dal Partito Laburista, e la diffamazione dei vertici di Jeremy Corbyn e dei laburisti (persone come Ken Livingston e Chris Williamson), facevano tutto parte di una strategia ben pianificata per punire coloro che si oppongono ai crimini sionisti in Palestina.

(*)Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme.  È l’autore di “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “Injustice, the Story of the Holy Land Foundation Five”.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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