Boom delle esportazioni di gas israeliano verso l’Europa sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina

Un aumento della domanda globale di gas naturale ha portato a un massiccio aumento delle entrate per Israele mentre il paese, oltre alla produzione, cerca di aumentare  la sua influenza politica

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Di Elis Gjevori – 25 agosto 2022

Immagine di copertina: La piattaforma del giacimento di gas naturale Leviathan nel Mar Mediterraneo fotografata dalla città costiera settentrionale israeliana di Dor il 31 dicembre 2019 (AFP)

Nel 2022 Israele ha visto un aumento del 50% delle royalties dalle esportazioni di gas, sostenuto da prezzi globali record, poiché l’Europa sta vivendo un’incombente crisi energetica sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina.

Anche la produzione di gas del paese è aumentata di oltre il 20% dalla prima metà dell’anno, con il governo israeliano che prevede di aumentare ulteriormente le esportazioni nel tentativo di soddisfare la crescente domanda dall’Europa.

Gran parte dell’aumento della produzione è venuto dai giacimenti di gas Tamar e Leviathan del Mediterraneo orientale, i più grandi di Israele. Le esportazioni verso i  Paesi vicini, principalmente Egitto e Giordania, sono aumentate del 35%, con una produzione totale che sale a 10,85 miliardi di metri cubi su base annua fino a giugno.

 ‘Nel caso di sostituzione del gas russo con quello israeliano, l’UE sta semplicemente scambiando una potenza occupante con un’altra’- Grace O’Sullivan, eurodeputata del Partito dei Verdi

A giugno, Israele, Egitto e Unione Europea hanno firmato un memorandum d’intesa per aumentare ulteriormente la produzione di gas israeliano.

Sebbene Israele sia stata generalmente vista come una potenza regionale, i politici del paese sono diventati profondamente consapevoli del fatto che gli sviluppi geopolitici in Europa significano che Tel-Aviv potrebbe svolgere un ruolo più significativo nel soddisfare il fabbisogno energetico della stessa.

Tuttavia, Grace O’Sullivan, membra del parlamento europeo del Partito dei Verdi irlandese, ha espresso preoccupazione per l’acquisto di quantità crescenti di gas da Israele.

“Nel caso della sostituzione del gas russo con quello israeliano, l’UE sta semplicemente scambiando una potenza occupante con un’altra”, ha detto O’Sullivan a Middle East Eye.

“Per me è inaccettabile  che la presidente della Commissione europea [Ursula von der Leyen] possa condannare le azioni israeliane in termini di costruzione di insediamenti e l’omicidio di giornalisti da un lato e poi nello stesso mese volare a Tel Aviv per firmare accordi sul gas “, ha detto O’Sullivan.

Sulla scia della visita di Von der Leyen nel Paese, l’ex ambasciatore di Israele presso l’Unione Europea, Oded Eran, ha affermato che la difficile situazione energetica dell’Europa offre a Tel-Aviv l’opportunità di approfondire le relazioni con Bruxelles.

La crisi energetica dell’Europa si è tradotta in “una retrocessione diplomatica e nel mancato rispetto dei nostri obblighi fondamentali nei confronti del popolo palestinese, che continua ad essere perseguitato quotidianamente”, ha affermato O’Sullivan, parlando dell’accordo firmato a giugno.

“Ritengo inoltre che l’ultimo Memorandum d’intesa firmato con Israele sia stato il primo nella storia dell’UE a escludere la menzione dei Territori palestinesi”, ha aggiunto O’Sullivan.

Le crescenti ambizioni energetiche di Israele

La capacità di Israele di soddisfare la domanda europea, sebbene limitata, non è insignificante. Ad esempio, l’UE ha importato circa 155 miliardi di metri cubi (BCM) dalla Russia nel 2021, mentre Israele potrebbe aggiungere alla domanda europea circa 10 miliardi di metri cubi all’anno.

All’inizio di quest’anno, l’Egitto ha importato una quantità record di gas da Israele, cercando  nel contempo di affermarsi come hub energetico internazionale e di mantenere le sue esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) a livelli quasi record.

Come segno della crescente domanda europea di GNL, nel 2021 quasi l’80% dei carichi di GNL si è diretto in Asia, mentre ora il 65% va in Europa, che dopo la guerra in Ucraina sta cercando di sganciarsi dal gas russo. Anche l’Egitto è diventato un attore chiave nel tentativo dell’Europa di mitigare la crisi dell’approvvigionamento di gas naturale dalla Russia, poiché detiene l’unico collegamento attraverso il quale il gas israeliano può raggiungere l’Europa.

Israele invia il suo gas attraverso l’Arab Gas Pipeline, inizialmente costruito per trasportare gas naturale in Giordania, Siria e Libano dall’Egitto. Tuttavia, dal 2019 il flusso nel gasdotto è stato invertito, con Israele che ora alimenta la rotta.

All’inizio di quest’anno, il ministro dell’Energia israeliano ha riconosciuto nuove opportunità per la fiorente industria energetica del paese, autorizzando più parcelle per l’esplorazione di gas nel Mediterraneo orientale.

“Il mondo è cambiato e non possiamo ignorarlo”, ha affermato il direttore generale del ministero dell’energia israeliano, Lior Schillat.

“C’è un aumento della domanda di gas, soprattutto in Europa, dove hanno bisogno di una fornitura costante, e il ministero ha fatto una rivalutazione a metà anno anziché a fine anno, poiché pensiamo che è possibile aumentare l’offerta”, ha aggiunto Schillat.

Per O’Sullivan, la parlamentare del Partito dei Verdi, la svolta dell’UE verso Israele riflette una mancanza di “ambizione in termini di rinuncia ai combustibili fossili e l’inevitabile realtà che il gas tende a provenire da governi che mostrano totale disprezzo per i diritti umani e il diritto internazionale».

Fino a tempi molto recenti Israele, Grecia, Cipro ed Egitto stavano considerando l’oleodotto del Mediterraneo orientale (EastMed), che molti analisti consideravano irrealizzabile a causa delle enormi distanze coinvolte.

Quel progetto, che collegherebbe tutte i potenziali giacimenti nell’EastMed, aveva anche lo scopo di escludere la Turchia, ma è venuto meno a gennaio quando l’amministrazione statunitense Biden si è ritirata dal progetto adducendo problemi economici e ambientali.

Secondo O’Sullivan, la guerra in Ucraina dovrebbe invece costringere l’Europa a compiere la difficile e necessaria transizione verso l’energia verde e a sostenere i suoi valori.

“Sono un attivista per il clima da quasi mezzo secolo e una cosa è sempre stata costante: finché ci affidiamo ai combustibili fossili, continueremo a finanziare le azioni illegali dei governi repressivi, a scapito dei diritti dell’uomo e della democrazia”, ​​ha detto O’Sullivan.

 

Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org