Il governo di estrema destra israeliano spinge sulle demolizioni di case mentre la violenza aumenta

Israele difende la sua politica di radere al suolo, come deterrente, le case delle famiglie  dei palestinesi accusati di attacchi ai suoi cittadini . I critici dicono che è illegale e inefficace.

Fonte: English version
Di Isabel Kershner – 2 febbraio 2023

Immagine di copertina: Domenica, soldati israeliani davanti alla casa della famiglia al-Qam. Khairy al-Qam, 21 anni, è stato recentemente accusato di aver ucciso sette persone fuori da una sinagoga. Credito: Afif H. Amireh per il New York Times

Sabato sera, il nuovo Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, ha chiesto l’immediata confisca della casa di famiglia di un attentatore palestinese che, il giorno prima, aveva ucciso sette persone a Gerusalemme Est prima di essere colpito a morte dalla polizia.

A poche ore dalla dichiarazione di Ben-Gvir, le forze di sicurezza sono arrivate domenica mattina presto nella casa della famiglia dell’attentatore, secondo Daniel Shenhar, un avvocato per i diritti umani. Hanno svegliato i residenti, hanno dato loro un’ora per raccogliere alcuni oggetti personali prima di sgomberarli, poi hanno sbarrato porte e finestre, di solito un preludio alla demolizione di una casa palestinese.

L’esercito israeliano ha affermato di aver emesso un ordinanza prima della confisca, come è consuetudine in questi casi. Ma Daniel Shenhar ha detto che nessuno degli abitanti l’aveva ricevuta prima che le forze di sicurezza arrivassero: i genitori dell’attentatore erano in detenzione israeliana in quel momento e sono stati rilasciati, senza accuse, solo dopo che la casa era stata sigillata.

Israele difende tale pratica di demolizione di case come deterrente inteso a prevenire attacchi futuri, e il nuovo governo, il più di destra nella storia di Israele, sta perseguendo la politica in modo più aggressivo dopo un’ondata di violenza negli ultimi giorni. Shenhar ha affermato che 75 case sono state completamente o parzialmente demolite dal 2014.

Il governo ha detto che avrebbe anche sigillato la casa di un palestinese di 13 anni accusato di aver ferito due persone in un’altra sparatoria a Gerusalemme Est, anche se in passato tale misura è stata generalmente riservata solo agli autori di attacchi mortali.

La pratica decennale di Israele di sigillare e demolire le case delle famiglie degli assalitori accusati di aver compiuto attacchi mortali contro i suoi cittadini ha attirato a lungo le critiche dei gruppi per i diritti umani che la chiamano punizione collettiva, proibita dal diritto internazionale, lasciando genitori, fratelli, coniugi innocenti e persino i bambini senza casa. I critici mettono in dubbio anche la sua efficacia, dopo che centinaia di demolizioni non sono riuscite a fermare gli attacchi.

Ma il nuovo governo ha annunciato che stava accelerando questa politica, un cambiamento che si riflette nelle sue recenti azioni.

Finora quest’anno almeno 35 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano, secondo il Ministero della Salute palestinese: 10 di loro, tra cui una donna di 61 anni, in uno scontro a fuoco giovedì scorso durante un incursione dell’esercito nell’area di Jenin nella Cisgiordania occupata.

Il giorno dopo quell’incursione, Khairy al-Qam, 21 anni, ha ucciso sette persone, tra cui un ragazzo di 14 anni, fuori da una sinagoga a Neve Yaakov, una zona prevalentemente ebraica. Era la casa della sua famiglia che era stata sigillata con insolita fretta.

“Era chiaro che è stato fatto sotto pressione da parte dei politici”, ha detto Shenhar, il capo dell’ufficio legale di HaMoked, un’organizzazione israeliana per i diritti umani che ha rappresentato decine di famiglie palestinesi di aggressori in appelli per lo più infruttuosi contro la demolizione di case alla Corte Suprema di Israele.

Una nuova ondata di violenza israelo-palestinese

“Non hanno dato alla famiglia alcuna possibilità di fare appello” agendo prima di aver visto un mandato, ha aggiunto, anche se potrebbero ancora fare appello dopo il fatto.

Moussa al-Qam, 48 anni, il padre dell’attentatore di Neve Yaakov, ha detto di essere orgoglioso di suo figlio e non gli importa della confisca della casa che ospitava almeno 10 membri della famiglia.

“Anche se devo dormire fuori, non mi importa,” ha detto. “Finché mio figlio ha compiuto il suo dovere, non mi interessa”.

La polizia ha rifiutato di rispondere alle domande sul caso, citando un ordine di non divulgazione su tutti i dettagli dell’indagine.

Il governo della linea dura guidato da Benjamin Netanyahu, insediatosi un mese fa, e i suoi sostenitori avevano accusato il precedente governo di impotenza di fronte a un’ondata mortale di attacchi da parte di assalitori arabi in primavera, sollevando interrogativi su come il nuovo governo avrebbe agito nei confronti dei palestinesi in un momento di tensioni crescenti.

Ben-Gvir, condannato in passato per istigazione al razzismo e sostegno a un gruppo terroristico, ha anche ordinato alle autorità di demolire altre 14 strutture palestinesi a Gerusalemme Est destinate all’abbattimento perché costruite senza i permessi municipali.

I palestinesi hanno difficoltà a ottenere tali permessi a causa della mancanza di un piano regolatore per la costruzione a Gerusalemme Est e a causa di altre politiche fondiarie israeliane. Israele ha conquistato Gerusalemme Est dalla Giordania nella guerra arabo-israeliana del 1967 e successivamente l’ha annessa con una mossa non riconosciuta dalla maggior parte della comunità internazionale.

Il nuovo governo, che mira a limitare i poteri della magistratura, parla anche di adottare ulteriori misure che potrebbero essere viste come punizioni collettive. Netanyahu ha proposto la revoca dei diritti civili alle “famiglie che sostengono il terrorismo”.

A dimostrazione che il governo potrebbe cercare di reprimere le tensioni con i palestinesi ed evitare la censura internazionale, mercoledì ha chiesto alla Corte Suprema israeliana, per la nona volta, di ritardare lo sgombero dei palestinesi da un villaggio beduino di alto profilo, Khan al-Ahmar, di quattro mesi. Le strutture del borgo erano state erette senza permessi.

Ma data la nuova attenzione alle demolizioni e dato che la Corte Internazionale di Giustizia è stata recentemente incaricata di esprimere un parere sull’occupazione israeliana e sullo stato del conflitto, Shenhar di HaMoked ha affermato che Israele sta “scherzando col fuoco”.

Israele ha praticato la sua politica di demolire le case degli assalitori a fasi alterne dal 1967, sulla base di un’ordinanza dei regolamenti di difesa di emergenza introdotti dalle autorità britanniche nel 1945. Ma la Quarta Convenzione di Ginevra afferma inequivocabilmente che nessuna persona protetta, in questo caso intendendo i residenti di un territorio occupato, possono essere puniti per reati che non hanno commesso personalmente e che le punizioni collettive sono vietate, così come le rappresaglie contro la loro proprietà.

“Non c’è alcun dibattito a livello internazionale”, ha detto William Schabas, ex presidente di una commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite per le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza nel 2014, professore di diritto internazionale all’Università Middlesex di Londra. Tale punizione collettiva è stata anche definita un crimine di guerra nei tribunali internazionali, ha aggiunto.

Respingendo le argomentazioni avanzate da alcuni funzionari ed esperti israeliani secondo cui i danni causati dalla politica sono proporzionati se paragonati ai benefici, il professor Schabas ha affermato: “Il divieto è assoluto, quindi si sta applicando in violazione del diritto internazionale. Non è qualcosa che si potrebbe bilanciare con benefici”.

Ha osservato che in tali casi non vi era alcuna necessità militare e che anche il fatto che la politica sia applicata solo ai palestinesi è discriminatorio.

Ma anche alcuni sostenitori della politica di demolizione riconoscono che non c’è modo di provare che funzioni.

“Non c’è modo di valutarlo”, ha detto Yaakov Amidror, Generale in pensione ed ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Netanyahu e ora membro anziano dell’Istituto di Gerusalemme per la Strategia e la Sicurezza (Jerusalem Institute for Strategy and Security), un gruppo di ricerca conservatore.

Amidror ha detto che in passato ci sono stati casi occasionali di palestinesi che sono stati arrestati perché sospettati di pianificare attacchi e che hanno affermato di non averli portati a termine perché dovevano pensare alla loro famiglia, o casi in cui i famigliari hanno avvertito la polizia per cercare di salvare la casa di famiglia, ma era praticamente impossibile dire quanti attentati non fossero mai avvenuti.

Tuttavia, ha detto, in assenza di indagini preliminari, “Il problema in questione è come dissuadere i terroristi dal prendere il loro coltello o pistola o qualsiasi altra cosa e attaccare gli israeliani. Prendono la decisione al mattino e agiscono nel pomeriggio”.

Prima viene eseguita la sigillatura o la demolizione dopo l’evento, meglio è, ha detto, “allora la connessione tra l’azione e il prezzo è molto chiara”.

Anche l’esercito israeliano, che emette i mandati di demolizione, ha avuto i suoi dubbi. Una commissione militare che ha esaminato la pratica nel 2005 ha concluso che rasentava l’illegalità e l’illegittimità. L’esercito ha sospeso le demolizioni per anni. La politica è stata brevemente ripresa dopo un attacco mortale a Gerusalemme nel 2008 e un altro assalto a una sinagoga di Gerusalemme nel 2014.

Molti palestinesi affermano che le demolizioni non solo non riescono a scoraggiare potenziali aggressori, ma alimentano anche il ciclo di odio e violenza.

“Queste persone, che non sono state accusate di alcun illecito, stanno perdendo le loro case”, ha detto Dimitri Diliani, portavoce del blocco di Riforma Democratica di Fatah (Fatah Democratic Reform), una fazione politica palestinese che si oppone all’attuale dirigenza palestinese in Cisgiordania.

Citando Einstein: Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi, ha detto: “Questo è applicabile al 100% al governo israeliano, che da anni commette questo crimine ingiusto contro persone innocenti. Non ha mai scoraggiato nulla”, ha detto. “Semmai, è un’espressione di odio e razzismo. Motiva più persone a vendicarsi contro Israele”.

Il numero di coloro che sono stati vittime della politica, ha detto, è ora di migliaia.

Delle 75 case completamente o parzialmente demolite dal 2014, 67 si trovavano in Cisgiordania e otto a Gerusalemme Est, e una dozzina sono state totalmente o parzialmente sigillate, secondo i dati forniti da Shenhar di HaMoked. In quel lasso di tempo sono stati annullati solo 10 ordini di demolizione, due dopo appelli all’esercito e otto alla Corte Suprema.

L’esito degli appelli alla Corte dipende principalmente dalla composizione del gruppo di giudici della Corte Suprema, ha affermato Shenhar, perché sono divisi sulla politica.

“Si può chiedere quale sia la motivazione delle famiglie ad andare in tribunale quando le case vengono per lo più demolite comunque”, ha detto. “Ma vogliono andare, quindi continuiamo a presentare continui ricorsi e la Corte Suprema deve continuamente affrontare gli argomenti”.

Patrick Kingsley, Hiba Yazbek e Gabby Sobelman hanno contribuito a questo articolo.

Isabel Kershner, corrispondente da Gerusalemme, si occupa di politica israeliana e palestinese dal 1990. È autrice di “Barrier: The Seam of the Israeli-Palestinian Conflict” (Barriera: Il Filone del Conflitto Israelo-Palestinese).

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org