Le defunte Inas e Bayan Khammash

Immaginate la reazione se Hamas avesse ucciso una donna israeliana incinta e sua figlia. Ma Inas e Bayan erano palestinesi di Dir al-Balah.

FOTO I Palestinesi portano i corpi di Iyan Khammash , 23 anni e di sua figlia Bayan di 18 mesi, durante i funerali del 9 agosto 2018. Credit: AFP

Gideon Levy – 12 agosto 2018 – Haaretz

Per Uri Avnery

Mentre la sete di sangue colpiva i social media; mentre il commentatore Shimon Riklin twittava: “Vogliamo che siano uccisi  il maggior numero possibile di terroristi , fino a quando le urla delle loro famiglie non supereranno la loro malvagità omicida”; mentre il ministro Yoav Galant, un uomo le cui mani sono macchiate da una grande quantità di sangue di Gaza, dichiarava  con lirismo biblico: “Inseguirò i miei nemici e li catturerò, non tornerò finché non li avrò finiti”; mentre Yair Lapid scriveva: “L’IDF deve colpirli con tutta la sua forza, senza esitare, senza pensare” – mentre tutto ciò accadeva, Inas e Bayan Khammash sono state uccise.

Erano madre e figlia. Inas aveva 23 anni, al suo nono mese di gravidanza; Bayan era una bambina di 18 mesi. Sono stati uccise quando un missile ha colpito la loro casa, un appartamento in affitto in un edificio di un piano a Dir al-Balah, nella Striscia di Gaza. Il padre, Mohammed, è stato gravemente ferito.

Il loro omicidio non ha minimamente saziato la sete di sangue sui social media. Si è guadagnato a malapena una menzione, con i media molto più preoccupati per la cancellazione di un matrimonio a Sderot. Questo è sempre l’ordine di priorità di Israele.

Non è che la sofferenza dei residenti delle comunità israeliane vicino a Gaza non meriti di essere raccontata in modo esteso, ma il totale disprezzo per le vittime dell’altra parte, anche per l’uccisione di una madre incinta e di sua figlia, è un atto di collaborazione con la propaganda di guerra. La totale indifferenza del pubblico per ogni uccisione, unita alla sete di sangue che è diventata ormai politicamente corretta, è la prova dell’aver ormai raggiunto il fondo.

Non è difficile immaginare cosa sarebbe successo, sia in Israele sia all’estero, se Hamas avesse ucciso una donna israeliana incinta e sua figlia. Ma Inas e Bayan erano palestinesi di Dir al-Balah.

Ci sono ancora Israeliani che hanno guardato per un momento i loro cari e hanno immaginato l’atrocità di uccidere una madre incinta con la sua bambina tra le  braccia? E’ passato dalla mente di qualcuno che Inas e Bayan erano una madre incinta e la sua bimba, proprio come i vicini di casa di fronte? Come tua figlia e tua nipote. Come tua moglie e tua figlia.

Possono ancora, anche solo per un momento, nascere pensieri come questi,  considerato l’assalto della disumanizzazione, della propaganda e del lavaggio del cervello, che giustifica ogni uccisione e incolpa il mondo intero, con la sola eccezione di chi l’ha commessa? Considerati i media, la maggior parte dei quali vuole solo vedere sempre più sangue versato a Gaza, e fa persino tutto ciò che è in suo potere perché il sangue venga effettivamente versato? Considerate le solite scuse, secondo le quali le Forze di Difesa Israeliane non intendono mai colpire una donna incinta e sua figlia, ma semplicemente lo fanno,  ancora e ancora e ancora e ancora?

Detto questo, c’è ancora qualche possibilità che l’uccisione di una madre e di una figlia possa scioccare qualcuno qui? Che toccherà  qualcuno?

Per ordine di Israele, Gaza è chiusa ai giornalisti israeliani da quasi 12 anni, e i  combattivi media israeliani accettano remissivi il divieto,  ne sono quasi contenti. Quanto vorrei poter andare a casa di Inas e Bayan proprio ora, per raccontare la loro storia e, soprattutto, per ricordare al lettore che erano esseri umani, persone – una cosa molto difficile da fare nell’atmosfera dell’Israele di oggi.

In uno dei nostri ultimi viaggi a Gaza, nel settembre 2006, la fotografa Miki Kratsman ed io  andammo a casa della famiglia Hammad, nel campo profughi Brazil  a Rafah. A poche centinaia di metri dalla misera baracca di lamiera in cui entrammo si apriva un enorme cratere. Nella stanza buia, non vedemmo altro che una sedia a rotelle accartocciata  e una donna paralizzata distesa sul divano.

Alcune sere prima, la famiglia aveva sentito i caccia volare sopra di loro. Basma, che aveva allora 42 anni ed era completamente paralizzata, giaceva nel suo letto di ferro.  Subito disse alla sua unica figlia, la quattordicenne Dam al-Iz, di correre da lei per poterla  così proteggere con il suo stesso corpo. Il tetto di cemento si abbatté su di loro e uccise Dam, la sua unica figlia, che giaceva raggomitolata tra le braccia di sua madre.

Da quando Inas e Bayan sono state uccise, continuo a pensare a Dam al-Iz e a sua madre.

Trad: Grazia Parolari  “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù”

Invictapalestina.org

Fonte: https://archive.is/LyN7G

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