Aggiornamento su Jabal al-Baba: pulizia etnica in terra vaticana

La ricerca israeliana di strangolare la Palestina fino a quando non cadrà senza vita nell’abisso della posterità alla fine fallirà. Ma per il momento, il rumore della sua presa soffocante in Cisgiordania è una zona conosciuta come E-1.

Tom Suarez, 10 agosto 2018

FOTO – Bambini a Jabal al-Baba [foto: Tom Suárez]

E-1 è una striscia di terra tra Gerusalemme occupata da Israele e la vasta città-colonia israeliana di Ma’ale Adumim, insieme a qualche colonia israeliana più piccola confinante, come Geva Binyamin (conosciuta anche come Adamo). L’E-1 ora le separa da Gerusalemme, quello che Israele vuole è che l’E-1 le connetta.

Beduini vengono espulsi dall’area E-1, lungo la strada che collega i punti a nord, come Ramallah, Nablus e Jenin, con punti a sud, come Betlemme e Hebron. Il muro di pietra e il terrazzamento sono nuovi, fanno parte della confisca israeliana negli ultimi due anni. [foto: Tom Suárez]
I palestinesi possono ancora respirare in questa presa soffocante che separa il nord e il sud della Cisgiordania, ma una volta che Israele controllerà completamente l’E-1, la Cisgiordania sarà contigua solo per i coloni. Per i palestinesi, sarà divisa in due. Politici che riescono ancora a parlare di  una ‘soluzione a due stati’ con una faccia seria si affliggono perché l’E-1 potrebbe essere l’ultimo chiodo nella bara dei due stati; eppure, come per tutto quello che è successo negli ultimi settant’anni, si torcono le mani in una finta impotenza nel mettervi fine.

 

– (in alto) Ma’ale Adumim visto da Jabal al-Baba; e (in basso) vista satellitare con un puntino rosso che segna il luogo della fotografia. [foto: Tom Suárez]
In effetti è stato a causa della catastrofe del 1948, quando le milizie sioniste fecero pulizia etnica nel Negev, che questi beduini si stabilirono in quello che ora è chiamato E-1, poi sotto occupazione giordana.

Tra la gente nell’E-1 che fuggì dalla Nakba del 1948 e che Israele sta cercando di cancellare di nuovo, ci sono i Jahalin di Jabal al-Baba. Come a voler mettere sale sulla ferita della Nakba, è stato il giorno della Nakba che Israele ha scelto nel 2016 per radere al suolo molte case del villaggio, case fornite da un programma di aiuti della Comunità economica europea. Novanta persone, la maggior parte di loro bambini, sono rimaste senza casa.

Le “belle” tattiche di pulizia etnica contro Jabal al-Baba, progettate per evitare una cattiva pubblicità, sono fallite: Israele ha cercato di corromperli con denaro e nuove terre altrove, ma i beduini non sono interessati a vendersi, la nuova terra che viene loro promessa è già stata rubata da Israele ad altri palestinesi, e sanno che Israele alla fine li espellerebbe anche da quella (già rubata) terra. Quindi dovrebbe agire la forza, con le sue imperfezioni nelle pubbliche relazioni.

Israele era solito emettere ordini di sfratto a singole famiglie, una alla volta, con  uno qualsiasi della sua scorta di pretesti (‘permessi’, ‘strutture illegali’, ‘zona militare chiusa’ ecc.), sperando di logorare la determinazione della comunità. Ma la sicurezza di sè israeliana si è incallita nell’Era Trump, e lo scorso novembre (2017), Jabal al-Baba è diventata una delle comunità in E-1 a cui è stato consegnato un ordine di espulsione collettiva. L’intero villaggio, un po’ più di trecento persone, era ‘illegale’.

L’asilo di Jabal al-Baba si trovava su questo sito fino a quando non è stato distrutto all’inizio di quest’anno da Israele. [foto: Tom Suárez]
Le scuole sono il fondamento di ogni comunità, e così quando Jabal al-Baba ha sfidato l’ordine di pulizia etnica, è stato l’asilo nido che Israele ha distrutto nel tentativo di mettere a dura prova la resilienza della comunità. Invece, gli abitanti del villaggio hanno cercato una nuova strategia.

Come si vede da Jabal al-Baba, la punta di Ma’ale Adumim (a destra) e, sulla collina distante, il piccolo insediamento di Geva Binyamin (noto anche come Adam). [foto: Tom Suárez]

Accade che alcuni terreni di Jabal al-Baba siano proprietà del Vaticano, e così gli abitanti del villaggio hanno lasciato vuoto il sito scolastico originale e lo hanno ricostruito in un punto chiaramente indicato come suolo papale.

 

Segnale che identifica come proprietà del Vaticano la terra su cui è stato costruito l’asilo Jabal al-Baba, distrutto… e ricostruito. [foto: Tom Suárez]
Israele non si è lasciato impressionare: la mattina del 25 luglio, le sue forze hanno distrutto la nuova scuola materna e un centro per le donne.

Come riportato dall’UNRWA:

“Gerusalemme, 26 luglio 2018: ieri mattina alle 7.00 le forze di sicurezza israeliane hanno fatto irruzione nella comunità beduina di profughi palestinesi di Jabal al-Baba in Cisgiordania, vicino alla periferia di Gerusalemme Est e hanno smantellato una struttura finanziata da donatori che funge da scuola materna per 28 bambini (3-6 anni) e un centro per donne. La scuola è stata demolita una volta e smantellata due volte, quindi questa è la terza volta in un anno in cui i bambini profughi in età prescolare di questa comunità sono stati privati di un posto sicuro dove giocare e imparare.”

L’Unione Europea ha rimproverato Israele senza fare nulla per renderlo responsabile. Invece, ha avvertito che trasferimenti forzati ‘minacciano la soluzione dei due stati’, come se non ci fossero mai stati gli ultimi settant’anni. *

– Abdulwahab Sabbah regge un berretto del CADFA dopo che il suo centro sociale è stato devastato dall’IDF. [foto: Tom Suárez]
Vicino all’E-1 si trova la città di Abu Dis, che Israele ha cercato di promuovere come la futura capitale di quello stato palestinese a cui non avrebbe mai permesso di esistere, per contrastare le critiche del suo sequestro di Gerusalemme Est. Ad Abu Dis c’è un centro sociale modesto ma potente, Dar Assadaqa, la metà palestinese dell’organizzazione per i diritti umani con sede a Londra, Camden Abu Dis Friendship Association (CADFA). Costituito nel 2004, il CADFA è diventato un ente benefico registrato nel Regno Unito l’anno successivo, dedicato alla promozione dei diritti umani e del rispetto del diritto umanitario internazionale. Il suo approccio è stato quello di unire le persone per costruire consapevolezza e comprensione, e incoraggiarle a essere attive nel perseguire i diritti umani.

 

FOTO – Soldati israeliani che prendono proprietà di Jabal al-Baba. Foto dalla pagina Facebook di Pope Mountain.

Nella notte tra il 20 e il 21 luglio, l’IDF ha fatto irruzione nel centro della comunità di Dar Assadaqa, lo ha distrutto, ha distrutto entrambi i computer e lasciato una svastica su un muro lì accanto. Ho incontrato il mio amico, il capo del centro della comunità, Abdulwahab Sabbah (‘Abed’) fuori dall’edificio la mattina seguente per essere testimone della scena del crimine. Siamo entrati insieme.

Abed ha riattivato il funzionamento del centro e continuato imperterrito il suo lavoro sui diritti umani. L’8 agosto ha portato un gruppo di studenti di medicina stranieri a Jabal al-Baba. L’ho accompagnato.

 

L’IDF apparentemente non si è fatto commuovere dalla mappa di Dar Assadaqa della Palestina nel 1948. [foto: Tom Suárez]
Potresti perdonare un visitatore occasionale di Jabal al-Baba se dovesse supporre che la terra povera e la natura primitiva del villaggio siano la realtà della vita beduina – ma non lo sono. Dal momento che la popolazione è di non ebrei in un’area ‘C’ (sotto il pieno controllo israeliano per gli Accordi di Oslo), subisce il blocco nella costruzione di eventuali case permanenti (in cemento), nella pavimentazione delle strade o nella creazione di infrastrutture di base come le fogne, nel sicuro accesso all’elettricità o all’acqua corrente sul posto – gli ultimi due sono attualmente accessibili da collegamenti distanti e indipendenti, a malapena adeguati e, nel caso dell’elettricità, pericolosi. Il commercio del villaggio una volta redditizio per le loro produzioni è da tempo distrutto dal sistema di bantustan di Israele.

 

8 agosto 2018: asilo costruito in fretta, il secondo costruito accanto al segnale che identifica la terra come appartenente al Vaticano. [foto: Tom Suárez]
Quando siamo arrivati, una nuova struttura si trovava sullo stesso terreno del Vaticano, un unico grande ambiente quasi pronto per gli studenti. Non era chiaro quali strutture o forniture per la scuola fossero ancora nel villaggio. Un uomo ha testimoniato che durante l’assalto del 25 luglio, i soldati israeliani passavano da una famiglia all’altra, rubando tutto quello che desideravano. Quando ha cercato di impedire a un soldato di prendere i beni della sua famiglia, il soldato gli ha puntato una pistola alla testa: “Tutto quello che devo fare è premere il grilletto e piantarti un coltello nel fianco”.

La battaglia di Israele di pulizia etnica di Jabal al-Baba è solo una della miriade di storie in corso nella sua singolare ricerca di uno stato ‘razzialmente’ puro integralista sionista. Sono in grado di offrire questo rapporto perché è possibile testimoniarlo e documentarlo. Se gli antenati del 1948 fossero stati tra coloro che fuggirono dal Negev verso ovest a Gaza, invece che verso nord-est verso quella che è diventata la Cisgiordania, non lo potrei fare. Ora sarebbero tra i due milioni di esperimenti umani in quel laboratorio ermeticamente sigillato.

Non dovremmo sorprenderci del fatto che i propagandisti di Israele negli stati suoi benefattori, principalmente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, lavorino per mantenere i suoi crimini in corso fuori dalla visibilità pubblica minacciando media e politici con calunnie di antisemitismo. Ma non dobbiamo tollerare che i nostri media e rappresentanti acconsentano.

* L’Ufficio del Rappresentante dell’Unione europea (Cisgiordania e Striscia di Gaza, l’UNRWA), dichiarazione locale UE sullo smantellamento da parte delle autorità israeliane di un centro femminile e scuola dell’infanzia a Jabal al-Baba. Gerusalemme, 30/07/2018.

Tom Suarez è l’autore di ‘State of Terror, come il terrorismo abbia creato il moderno Israele’, di recente pubblicazione.

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: https://mondoweiss.net/2018/08/update-cleansing-vatican/

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