Dichiarazione di Salah Hamouri libero dopo 13 mesi nelle prigioni israeliane

eccomi finalmente libero, dopo 13 mesi di detenzione in una buia prigione dell’occupazione. 13 mesi senza mai conoscere il motivo della mia detenzione. 13 mesi senza sapere quando ritroverò la libertà. Copertina: Le Franco-Palestinien Salah Hamouri lors de sa libération le 19 décembre 2011 à Dahyat, près de Ramallah.

Gerusalemme, 3 ottobre 2018

“Cari amici, amiche,

eccomi finalmente libero, dopo 13 mesi di detenzione in una buia prigione dell’occupazione. 13 mesi senza mai conoscere il motivo della mia detenzione. 13 mesi senza sapere quando ritroverò la libertà.

Conosco bene le prigioni dell’occupante e il suo sistema carcerario ma questa nuova detenzione mi ha confermato il fatto che l’occupazione si ostina a spezzare uomini, donne e bambini. La prigione è un mezzo per isolare collettivamente i palestinesi. In queste prigioni tutto è fatto per portare via la nostra umanità. Siamo tagliati/e fuori dal mondo e dai nostri cari. L’occupazione limita l’accesso alla stampa, ai canali televisivi, in modo che non possiamo informarci correttamente su ciò che accade all’esterno. Né possiamo studiare o ricevere liberamente libri o posta. Siamo divisi/e dalle nostre famiglie, una sola visita al mese ci permette di vedere i nostri parenti di primo grado per 45 minuti, dietro un vetro, attraverso telefoni, le nostre conversazioni personali attentamente ascoltate e analizzate, al fine di esercitare pressioni su di noi. Certi/e detenuti/e a volte si vedono negata questa visita, arbitrariamente. Da parte mia, sono stato privato di mia moglie e mio figlio durante quei 13 lunghi mesi, una vera e propria tortura psicologica per noi tre.

Ma nella penombra di questa prigione mi sono arrivati raggi di sole che mi hanno scaldato il cuore. I miei avvocati e genitori mi hanno tenuto informato durante i giorni di visita della mobilitazione in Francia, in Belgio e anche più lontano nel mondo. Quando tornavo in cella, ne informavo i miei compagni di prigionia.

Vorrei ringraziarvi tutti molto calorosamente per la vostra mobilitazione, le vostre diverse e varie azioni, i raduni, i dibattiti, le proiezioni di film, i numerosi manifesti incollati, le petizioni firmate, i volantini distribuiti, le interpellazioni dei parlamentari e del governo, le proposte di offrirsi in ostaggio in cambio della mia libertà, tutto quello che avete fatto mi ha profondamente toccato. Oggi devo dirvelo.

Grazie ai cittadini/e, attivisti/e di partiti politici, associazioni e sindacati, avvocati, artisti, intellettuali che si sono mossi in mio favore per tutto questo tempo e che assolutamente niente hanno lasciato perdere.

Grazie ai parlamentari che hanno portato il mio nome e la richiesta di libertà nelle città, dipartimenti, regioni, all’Assemblea nazionale, in Senato e fino al Parlamento europeo, negli emicicli come sulle facciate degli edifici pubblici, che mi hanno reso cittadino onorario delle loro comunità.

Sappiate anche che è un onore per me essere così difeso dal popolo francese e dai suoi rappresentanti.

Grazie ai rari media e giornalisti che hanno parlato della mia detenzione, mentre la maggior parte dei loro colleghi ha preferito chiudermi in una seconda prigione, quella del silenzio e dell’indifferenza. Voi rendete onore alla vostra professione, voi che agite nonostante le pressioni, preferendo la verità al vostro conforto personale.

Infine, grazie al nocciolo duro di questo Comitato che ha instancabilmente organizzato gli eventi e fatto vivere la campagna, al fianco di Elsa e Jean-Claude. Avete sempre tenuto la linea, nonostante gli ostacoli e le brutte giornate, so quanto la vostra azione sia stata importante sia sul piano politico che su quello umano.

È stata questa vostra azione collettiva che ha permesso di costringere la diplomazia francese a muoversi, mentre avrebbe preferito lasciare questo dossier in un cassetto. È la vostra azione collettiva che ha permesso d’inviare un messaggio chiaro all’occupante: le persone solidali del mondo non lasceranno fare e cammineranno per il tempo necessario al fianco del popolo palestinese perché acceda ai suoi diritti legittimi di libertà e indipendenza, come tutti i popoli del mondo. Insieme scriveremo questa pagina della storia, noi palestinesi e la vostra solidarietà nel mondo intero.

Ancora una volta, mille grazie a tutti/e voi.

Spero di poter venire in Francia molto presto, prima di tutto per ritrovare mia moglie e mio figlio di cui sono stato privato per 16 mesi, e poi per venire a ringraziarvi e continuare la lotta per i miei numerosi compagni ancora incarcerati/e e per difendere instancabilmente i diritti fondamentali del mio popolo.

A presto cari/e amici/e!

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

Fonte: http://libertepoursalah.fr/wp-content/uploads/2016/07/CP20181003-salahhamouri-merci-1.pdf

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