Per lo Stato ebraico, l’Olocausto è uno strumento da manipolare

Se il sionismo in precedenza giustificava i suoi crimini contro i palestinesi in nome dell’Olocausto, oggi lo usa come strumento per giustificare lo stesso antisemitismo.

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Orly Noy – 20 novembre 2020

Foto di copertina: Visitatori presenti allo Yad Vashem a Gerusalemme prima del Giorno della Memoria dell’Olocausto, 28 aprile 2019. (Hadas Parush/Flash90)

Qualcosa di straordinario è accaduto nella stessa settimana in cui un comitato governativo israeliano interno ha approvato la nomina di Effi Eitam, un ex generale delle Forze di Difesa Israeliane e politico di estrema destra, a presidente dello Yad Vashem, il museo israeliano dell’Olocausto. In un incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu, il Segretario di Stato uscente degli Stati Uniti Mike Pompeo ha annunciato che il presidente Donald Trump intende dichiarare antisemita il Movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS).

La vicinanza tra i due annunci simboleggia la fase finale della metamorfosi manipolativa che l’antisemitismo e l’Olocausto hanno subito nelle mani del sionismo.

Effi Eitam, un falco di destra e un dichiarato razzista, ha fatto le seguenti osservazioni nel 2006 durante il servizio funebre per il tenente Amichai Merhavia, ucciso nella seconda guerra del Libano:

 “Dovremo fare tre cose: espellere la maggior parte degli arabi di Giudea e Samaria (Cisgiordania) da qui. È impossibile con tutti questi arabi ed è impossibile rinunciare al territorio, perché abbiamo già visto quello che stanno facendo lì. Alcuni possono essere in grado di rimanere in determinate condizioni, ma la maggior parte dovrà andarsene. Dovremo prendere un’altra decisione, ovvero cacciare gli arabi israeliani dal sistema politico. Anche qui le cose sono chiare come il giorno: abbiamo creato una quinta colonna, un gruppo di traditori di primo grado, quindi non possiamo continuare a consentire una presenza così ostile e ampia nel sistema politico israeliano. Terzo, di fronte alla minaccia iraniana, dovremo agire diversamente da come abbiamo fatto fino ad oggi. Queste sono tre cose che richiederanno un cambiamento nella nostra etica di guerra”.

L’espulsione di un popolo nativo occupato dalla propria terra da parte della forza occupante è un crimine di guerra.Impedire la partecipazione dei cittadini al sistema politico basato sull’appartenenza etnica o nazionale è simile al fascismo. Il nuovo presidente dello Yad Vashem non ha esitato ad esprimere opinioni che equivalgono a crimini di guerra al fine di promuovere le sue ambizioni politiche.

Effi Eitam parla durante la conferenza Gush Katif, al Museo di Tel Aviv, il 23 marzo 2017. (Yossi Zeliger/ Flash90)

Trump, come ha scritto Libby Lenkinski in queste pagine, è l’uomo che ha riportato in auge il classico antisemitismo negli Stati Uniti mentre veniva calorosamente abbracciato dal primo ministro dello Stato ebraico.

Anche la predilezione dello Yad Vashem per i fascisti e i criminali di guerra non è un segreto. Da quando il primo ministro dell’Apartheid sudafricano John Worster, membro di un’organizzazione filo-nazista durante la seconda guerra mondiale, ha visitato lo Yad Vashem nel 1976, il museo ha ospitato anche una delegazione della giunta militare del Myanmar responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Ha aperto le sue porte al presidente brasiliano Jair Bolsonaro, l’uomo che ha lodato Hitler e sostiene apertamente l’eliminazione fisica delle persone LGBTQ, della popolazione indigena del Brasile e di una serie di altre atrocità, tra cui stupri, torture e dittatura militare. Ha anche ospitato il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha espresso sostegno a Miklós Horthy, leader antisemita ungherese durante la seconda guerra mondiale; e Anthony Lino Makana del Sud Sudan, un alto funzionario di un governo responsabile di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

(foto) Il primo ministro ungherese Viktor Orban visita lo Yad Vashem, Gerusalemme, 19 luglio 2018. (Hadas Parush/Flash90)

Se in precedenza il sionismo giustificava i suoi crimini contro il popolo palestinese in nome dell’Olocausto, oggi usa l’Olocausto come strumento per giustificare l’antisemitismo stesso in cambio di profitto politico. Inoltre: permette ad un antisemita di definire cos’è l’antisemitismo. Questa è l’amara verità che affrontiamo oggi: per lo Stato ufficiale di Israele, il concetto di Olocausto e antisemitismo sono mezzi puramente politici e come tali possono essere manipolati, distorti e aggirati, proprio come qualsiasi altro strumento politico.

Dopo aver espropriato i palestinesi con il pretesto dell’Olocausto, i leader israeliani stanno ora adottando un antisemita come Trump che perseguiterà i discendenti di quegli stessi palestinesi espropriati in nome della lotta all’antisemitismo. E non solo loro, ma anche gli innumerevoli ebrei che mostrano solidarietà per la lotta palestinese per la giustizia. Tuttavia, finché ci saranno persone di coscienza che rabbrividiranno alla vista di questo odioso sfruttamento della memoria dell’Olocausto, sarà difficile farlo.

Questo è il motivo per cui Effi Eitam, razzista e sostenitore dei crimini di guerra, è stato incaricato di custodire la memoria della tragedia ebraica, in modo che l’Olocausto rimanga per sempre soggetto a manipolazioni opportunistiche e politiche. È così che Israele onora i morti nel 2020.

 

Orly Noy è un editore di Local Call, un’attivista politica e una traduttrice di poesia e prosa farsi. È membro del consiglio esecutivo di B’Tselem e attivista del partito politico Balad. La sua scrittura affronta le linee che intersecano e definiscono la sua identità di Mizrahi, una donna di sinistra, una donna, una migrante temporanea che vive all’interno di un immigrazione perpetua, e il dialogo costante tra loro.

 

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

 

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