Israele e il genocidio guatemalteco

Il genocidio non è un problema per il Sionismo. La popolazione nativa della Palestina o del Guatemala erano e sono sacrificabili ai loro occhi.

Fonte: English Version

Spanishhalyon Blog

“Una volta radunati tutti, le truppe afferrarono i bambini strappandoli alle loro madri e li gettarono a terra. Rinchiusero quante più persone potevano in una casa e le persone rimanenti (circa 35) in un’altra, tra cui il testimone. “Lanciavano bombe in quell’altra casa, c’erano rumori terribili, urla, persone che chiedevan perdono, bambini che piangevano. Dio ci aiuti! Stavo pregando. Non lasciare che ci uccidano! Potevamo sentire l’odore della povera gente che bruciava”.

Zemurray e Israele

Un singolo individuo ha avuto un ruolo importante nel gettare le basi della sanguinosa storia del Guatemala nel ventesimo secolo. Samuel Zemurray.

Zemurray esercitava un potere immenso a Washington, in America Latina e in Israele.

Controllava le piantagioni di banane attraverso la United Fruit Company. Nel 1911  e nel 1954 fece deporre due presidenti che  avevano osato sfidare il suo potere per il bene del popolo guatemalteco, e tra queste due date controllo i burattini politici corrotti.

Sotto la sua guida, la United Fruit si intrecciò  indissolubilmente con il tessuto della vita centroamericana. Secondo uno studio, “strozzava i concorrenti, dominava i governi, gestiva le ferrovie, rovinava gli agricoltori, soffocava le cooperative, vessava i lavoratori,combatteva le associazioni sindacali e sfruttava i consumatori.”

Nel 1954, su richiesta di Zemurray, la C.I.A. organizzò un colpo di stato che rovesciò il presidente eletto Jacobo Arbenz, innescando un ciclo di rivoluzioni e reazioni durato decenni e costato migliaia di vittime.

Quando Arbenz fu costretto a fuggire, centinaia di guatemaltechi furono catturati e uccisi. Gruppi per i diritti umani stimano che tra il 1954 e il 1990 , la violenta repressione dei successivi regimi militari causò più di 100.000 vittime civili (stime successive ne contarono 200.000).

Dopo che una piccola rivolta si accese sulla scia del colpo di stato, i capi militari del Guatemala svilupparono e perfezionarono, con l’assistenza degli Stati Uniti, una massiccia campagna di repressione che causò decine di migliaia morti, mutilati o dispersi.

Zemurray aveva iniziato a sostenere il sionismo già negli anni ’20 e sarebbe diventato amico del futuro “presidente di Israele”, Chaim Weizmann. Avrebbe anche continuato a finanziare l’Haganah (il precursore del criminale esercito israeliano IDF)

La maggior parte dei siti che fanno riferimento al ruolo di Zemurray nel finanziare le operazioni di “salvataggio dei rifugiati ebrei” di Haganah attraverso le navi che  acquistò per loro, non menzionano il fatto che l’Haganah  fu coinvolto nell’affondamento di una nave di rifugiati ebrei facendola esplodere nel porto di Haifa nel 1940 , provocando la morte di 200 rifugiati ebrei e 52 membri dell’equipaggio. I sionisti hanno affermato per 10 anni che gli stessi  rifugiati  avevano piazzato la bomba. In effetti, questo evento sarebbe diventato un’operazione di depistaggio in cui la morte degli ebrei, che presumibilmente si erano suicidati, doveva essere sfruttata appieno.

Il sionismo ha implementato questa strategia per tutto il ventesimo secolo, con la creazione di uno “stato ebraico” a tutti i costi.

Il genocidio non è un problema per il Sionismo. La popolazione nativa della Palestina o del Guatemala erano e sono sacrificabili ai loro occhi.

L’influenza di Zemurray nella creazione di “Israele” non può essere sottovalutata.

Il Guatemala ha dato un contributo significativo al sostegno della causa sionista alla Sessione delle Nazioni Unite sulla Palestina.

L’America Latina è stata determinante per l’approvazione del piano di spartizione. Oltre a mobilitare altri paesi per votare a favore della risoluzione, i delegati latinoamericani  fornirono tredici dei trentatré voti a favore della spartizione. Cuba  fu l’unico paese dell’America Latina a votare contro la risoluzione. Il blocco di diciotto paesi sudamericani  votò all’unanimità a favore dell’ammissione di Israele alle Nazioni Unite come suo cinquantanovesimo membro.

L’ambasciatore dell’ONU in Guatemala fece parte del Comitato Speciale dell’ONU per la Palestina nel 1947. Dopo aver visitato la Palestina e incontrato i terroristi dell’Irgun Menachem Begin e Yitzhak Shamir, l’ambasciatore Garcia Granados prese l’iniziativa (sotto la supervisione di Zemurray) nel promuovere il piano di partizione in base al quale  venne creato Israele.

Nutrire la bestia

Durante gli anni ’60 Israele  estese all’America Latina i programmi di assistenza allo sviluppo finanziati dagli Stati Uniti. In America Centrale esperti israeliani  lavorarono a programmi di formazione per “giovani patrioti” che li  misero in contatto con futuri capi militari. Negli anni ’70, l’industria degli armamenti israeliana ne trasse pieno vantaggio.

I primi veri scambi militari tra Israele e l’America centrale iniziarono nel 1964 quando all’esercito guatemalteco furono offerti corsi di addestramento in Israele. Negli anni tra il 1964 e il 1971, oltre 160 visite alle basi militari israeliane furono effettuate da personale militare guatemalteco, brasiliano e boliviano, tutti sovvenzionati dagli Stati Uniti (Cockburn, 1991, p. 218).

In paesi come il Guatemala, in particolare, gli israeliani sembrano aver lavorato in stretta collaborazione con contro-insurrezionisti di altri paesi dell’America Latina come Argentina, Cile ed El Salvador. La tristemente nota agenzia di intelligence dell’esercito guatemalteco G-2  venne equipaggiata e addestrata dagli israeliani (Schirmer, 1998, p. 152).

L’ambasciata israeliana a Città del Guatemala sarebbe stata presumibilmente usata come centro di incontro regolare tra israeliani, Stati Uniti e controrivoluzionari contras del Nicaragua (Jamail e Gutierrez, 1990, p. 130). I seminari sulla tortura, a quanto pare, erano una frequente occasione di collaborazione internazionale (Landau, 1993, pp. 182-183).

In Guatemala, Israele  intervenne dopo che nel 1977  l’amministrazione Carter aveva imposto un embargo sulle armi a causa di ciò che definiva “sistematiche e diffuse violazioni dei diritti umani” da parte del governo militare dell’epoca.

Oltre a fornire più di 15.000 fucili d’assalto Galil per equipaggiare l’intero esercito guatemalteco, Israele fornì 11 aerei a decollo e atterraggio brevi Arava, almeno 10 mezzi blindati e un sofisticato computer utilizzato nella guerra del governo contro guerriglieri di sinistra e sospetti “sovversivi.”

Gruppi di guerriglieri guatemaltechi affermarono che nel computer, ancora gestito con l’aiuto di esperti israeliani,  furono inseriti nomi,  indirizzi e altri dettagli di decine di migliaia di guerriglieri sospettati di “simpatizzare con la sinistra”, da fornire agli squadroni della morte.

“Diremo agli americani: non misuratevi con noi a Taiwan, in Sud Africa, nei Caraibi o in altri luoghi dove non è possibile vendere armi direttamente. Lasciatelo fare a noi. Israele sarà il vostro intermediario”. Yaakov Meridor, ministro dell’economia israeliano all’inizio degli anni ’80, dichiarò che Israele desiderava essere un intermediario degli Stati Uniti nei paesi in cui questo aveva deciso di non vendere apertamente e armi.

Soldi insanguinati

Israele non fornì solo le armi. Contribuì al compimento di uno dei più sanguinosi massacri della storia guatemalteca,Rios Montt.

Il criminale di guerra e dittatore guatemalteco, l’israelofilo Ríos Montt,  dichiarò a un giornalista della ABC News che la presa di potere del suo regime ebbe successo “perché molti soldati guatemaltechi erano addestrati dagli israeliani”. In Israele, la stampa riferì che 300 consulenti israeliani erano impegnati ad addestrare i soldati di Ríos Montt.

Uno dei massacri più inquietanti commessi durante questo periodo fu la distruzione del villaggio di Dos Erres nel distretto di El Petén. I soldati di Ríos Montt addestrati da Israele bruciarono Dos Erres radendolo al suolo. Prima, tuttavia, i suoi abitanti furono fucilati. A coloro che sopravvissero all’attacco iniziale del villaggio  furono fracassati i crani a martellate. I corpi dei morti furono gettati nel pozzo del villaggio ( cosi che gli abitanti del villaggio che tornavano non avessero una fonte di acqua pulita).

Durante un’esumazione ordinata dal tribunale, gli investigatori che nel 1999 lavoravano per la Commissione d’Inchiesta (Truth Commission – TC) delle Nazioni Unite, nel loro rapporto forense  citarono quanto segue:

“Tutte le prove balistiche ritrovate corrispondevano a frammenti di proiettile e bossoli riconducibili a fucili d’assalto Galil, prodotti in Israele.”

In tutto, la squadra recupeò i resti di almeno 162 persone. Di questi, 67 erano bambini di età inferiore ai 12 anni, con un’età media di 7 anni. Oltre ai bambini, gli antropologi forensi recuperarono i resti di 24 femmine e 64 maschi. I resti  mostravano segni di fratture multiple a seguito dell’essere stati gettati nel pozzo.

Allan Nairn, un giornalista statunitense indipendente che ha scritto ampiamente sulle politiche della “terra bruciata” condotte dall’esercito guatemalteco negli anni ’80, afferma che all’esercito fu ordinato di uccidere i bambini Maya, prima che diventassero dei sovversivi.

Proprio come la difesa isterica dello straziante massacro dei bambini palestinesi da parte dei sionisti che affermavano che i bambini palestinesi erano “serpenti” che sarebbero diventati “terroristi” –

Il “modello israeliano”

Durante i massacri nelle campagne guatemalteche, centinaia di migliaia di profughi per lo più indigeni furono “reinsediati” in agglomerati altamente controllati e frammentati. Proprio come i sudafricani e i palestinesi. Non sorprende visto che uno degli artefici del progetto, un colonnello dell’aeronautica guatemalteca di nome Eduardo Wohlers,  era stato addestrato in Israele.

Questi “agglomerati” o “villaggi controllati dai militari”, in cui venivano radunati i civili, non erano diversi dai “ghetti ebraici” dell’Europa nazista dove attraverso la “Polizia Ebraica” e il “Consiglio Ebraico”, lo “Judenrat”, gli ebrei, sia per paura che per avidità, venivano messi l’uno contro l’altro.

Tre quarti dei capi di questi “consigli” che gestivano quei ghetti erano sionisti.

Gli interrogatori e le “sparizioni” erano di routine. Israele ebbe un coinvolgimento diretto nell’aiutare i militari guatemaltechi a scegliere chi doveva essere interrogato. E “fatto scomparire”.

Non fornirono solo consulenze militari, ma anche di contrasto e di intelligence.

“L’azienda israeliana Tadiran istallò due computer per l’elaborazione delle informazioni di spionaggio, uno dei quali, secondo quanto riferito, era utilizzato per selezionare le vittime degli squadroni della morte e, monitorando l’utilizzo delle utenze,  individuava le case sicure della guerriglia nelle città”.

A metà degli anni Ottanta, Israele  assisteva l’esercito guatemalteco, inizialmente con “borse di studio”, per un programma di reinsediamento forzato negli altopiani rurali dove erano concentrati i Maya. Come in Palestina.

Cosa hanno realmente comportato questi “programmi di reinsediamento”:

Il primo testimone visse per molti anni a Nebaj, nel triangolo di Ixíl popolato dai Maya. Nel 1980, l’esercito iniziò a razziare sistematicamente i villaggi, uccidendo quegli abitanti sospettati di sovversione e confinando i restanti residenti in villaggi controllati. Quando un numero crescente di abitanti di Ixil abbandonò le proprie case per stabilirsi sulle montagne, l’esercito inviò elicotteri a lanciare migliaia di volantini sulla zona, avvertendo le persone che non vivevano nei villaggi controllati dall’esercito: “Siete animali che vivono in montagna e sarete trattati come tali”.

“La sua famiglia e molti altri scelsero di rimanere in quello che divenne un villaggio controllato dai militari. Di conseguenza, lui ei suoi fratelli furono costretti a unirsi ai PAC (paramilitari guatemaltechi) “Ci dicevano: devi essere addestrato per uccidere la tua stessa famiglia; dicevano che tutti quelli che vivevano nella zona di Quiché erano guerriglieri e quindi dovevamo ucciderli tutti.” – un ex membro delle pattuglie civili nell’Ixcán, nel nord di Quiché

Coloro che fuggirono sulle montagne e rifiutarono questi “insediamenti” furono braccati e bombardati da elicotteri forniti da Israele, su richiesta del capo dell’Iran-Contra, Oliver North.

Il “diritto di esistere”?

Qual è stato il costo umano che ha permesso a Israele di arricchirsi rapidamente e ottenere l’appoggio dell’estrema destra latinoamericana alle Nazioni Unite?

Più di 200.000 guatemaltechi furono uccisi o fatti sparire tra il 1960 e il 1996. Delle vittime identificate nella Commissione di Chiarimento Storico sponsorizzata dalle Nazioni Unite, l’83% erano indigeni Maya. Il 93% di queste violazioni dei diritti umani sono state perpetrate dalle forze governative in 626 massacri.

Nell’aprile 1982, Ríos Montt lanciò l’operazione “terra bruciata” contro i Maya. L’esercito e le sue unità paramilitari, comprese le “pattuglie civili” di uomini locali arruolati con la forza,  attaccarono sistematicamente oltre 600 villaggi. Gli abitanti  furono stuprati, torturati e massacrati. Più di 300 villaggi furono completamente rasi al suolo. Gli edifici furono demoliti; i raccolti e l’acqua potabile contaminati.

Terrorizzati dalla violenza, tra i 500.000 e 1,5 milioni di civili Maya  fuggirono in altre regioni del Paese o divennero rifugiati all’estero”.

Gli israeliani hanno il “diritto di esistere” ma i guatemaltechi no? Ricordate questo articolo la prossima volta che sentirete pronunciare queste parole.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

 

 

 

 

 

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