Covid-19 in Israele e Palestina: no all’apartheid sanitario

Chiediamo all’Unione europea di ricordare con fermezza a Israele i suoi obblighi, ai sensi del diritto internazionale come potenza occupante, nel settore della salute, e di sospendere la sua cooperazione con Israele fino a quando questi obblighi non saranno adempiuti”.

Lorenzo Poli –  12 gennaio 2021

In questi giorni sui media mainstream si sono sentiti titoli come “Israele leader mondiale delle vaccinazioni contro il Covid-19”. I media fanno riferimento alla natura fortemente digitalizzata del sistema sanitario israeliano, alla “medicina socializzata” di Israele, ovvero che è un paese piccolo ma ricco, potendosi permettere di pagare i vaccini 62 dollari a dose rispetto ai 19,50 dollari pagati dagli Stati Uniti. Quindi una questione di classe, dal momento che in Israele la sanità è prettamente privata, ma anche una questione di razza , poiché dietro i titoloni degli alti tassi di vaccinazione in Israele, si cela l’apartheid sionista verso la popolazione palestinese che genera disuguaglianza sanitaria.

Secondo i dati riportati da Mondoweiss ,nell’articolo di Ariel Gold, mentre gli Stati Uniti hanno finora vaccinato solo l’1,3% della popolazione, Israele ha già somministrato il vaccino a più del 14% dei suoi cittadini, il cui numero è  di circa 9 milioni.

Il 20% dei cittadini di Israele sono cittadini palestinesi che votano alle elezioni, hanno una rappresentanza nella Knesset e stanno ricevendo il vaccino contro il COVID-19. Ma ci sono circa altri 5 milioni di palestinesi che vivono sotto il dominio israeliano, senza diritti e che stanno soffrendo a causa della pandemia.

A partire dal 1967 i coloni israeliani si sono moltiplicati fino a diventare quasi 500.000, i consigli regionali dei coloni israeliani controllano il 40% della Cisgiordania. Nonostante la normalizzazione, avvenuta durante la seconda metà dello scorso anno e facilitata dagli Stati Uniti, degli accordi con gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrain e il Marocco, che avrebbe dovuto fermare l’annessione della Cisgiordania da parte di Israele, il 2020 ha visto il più gran numero di approvazioni di unità di insediamenti da quando il gruppo Peace Now ha iniziato a tenerne traccia nel 2012.

Israele detiene il vero potere effettivo, controlla i confini, la moneta, la Banca Centrale e riscuote persino le tasse per conto dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). Conserva il diritto di compiere operazioni militari in terra palestinese e controlla il grado di libertà, o di non libertà, concessa ai palestinesi. Anche in zone come Ramallah, che sono teoricamente sotto il controllo completo dell’Autorità Nazionale Palestinese, Israele si riserva il diritto di entrare nella città in qualsiasi momento, di chiudere strade e negozi, di irrompere nelle case e di arrestare persone senza avere un mandato.

La distribuzione del vaccino COVID-19 non è assolutamente l’unico sistema di diseguaglianza. Le elezioni israeliane non comprendono i circa cinque milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e a Gaza. I palestinesi a Gerusalemme Est possono votare alle elezioni municipali, ma non possono recarsi alle urne per le elezioni nazionali, come quelle programmate a marzo (le quarte in due anni). Forse la dimostrazione più palese del fatto che Israele ha due codici legislativi diversi per due diversi gruppi di persone è il suo sistema giudiziario in Cisgiordania. Mentre i coloni, che vi risiedono illegalmente secondo la legge internazionale, sono soggetti al diritto civile, i loro vicini palestinesi vivono sotto la legge militare israeliana. Ciò li rende soggetti a statuti come il Military Order 101, che vieta persino le proteste pacifiche.

Secondo gli Accordi di Oslo del 1993, l’Autorità Nazionale Palestinese è l’unica responsabile per l’assistenza sanitaria dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza, ma l’embargo israeliano verso la Cisgiordania e la Palestina permette che sia Israele ad occuparsene. Quegli accordi inoltre erano parte di una visione che contemplava un accordo di pace più ampio che avrebbero dovuto firmare entro cinque anni. Quasi tre decenni dopo, l’accordo di pace non ha preso forma e Israele ha rafforzato l’impresa degli insediamenti dei coloni trasgredendo la legge internazionale ed eludendo i propri obblighi morali, legali e umanitari in quanto potere occupante. Fornire il vaccino ai palestinesi rientra tra gli obblighi di Israele.

Al 6 gennaio 2021 ci sono stati 144.257 casi e 1.663 morti a causa del COVID-19 nei territori palestinesi. I tassi di infezione e di mortalità stanno crescendo in modo pericoloso. In sole 24 ore, sono stati annunciati 1.191 nuovi casi e 20 morti a causa del virus.  Gaza può subire fino a 12 ore al giorno la mancanza di elettricità. Grazie all’assedio di mare, terra e aria da parte di Israele, e ai molteplici assalti militari all’enclave affollata, a Gaza c’è una grave carenza di medicine e attrezzature mediche oltre a notevoli tassi di povertà e disoccupazione. Stare in quarantena e mantenere le giuste condizioni igieniche è estremamente difficile.

Il sistema Covax dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pensato per assistere i paesi poveri, si è impegnato a vaccinare il 20% dei territori palestinesi. Ma i vaccini Covax non hanno ancora l’approvazione necessaria di “uso d’emergenza” da parte dell’OMS. Gerald Rockenschaub, capo della sede dell’OMS a Gerusalemme, ha riferito che i vaccini Covax non saranno probabilmente disponibili per la distribuzione nei territori palestinesi fino a “inizio-metà 2021”.

Per non parlare di tutte le contraddizioni di Covax, delle “trame oscure del filantrocapitalismo” come le ha definite Nicoletta Dentico, e sul futuro dei brevetti sui vaccini che speculeranno sui bilanci statali dei Paesi più poveri, impedendo che i vaccini siano un bene comune su cui nessuna casa farmaceutica possa fare profitto.

Secondo il ministero della salute palestinese, i territori  hanno subito una crisi finanziaria che li ha lasciati quasi senza fondi per acquistare le dosi di vaccino. Anche quando i fondi sono stati trovati, i vaccini che intendevano comprare dalla Russia a dicembre non sarebbero stati consegnati, perché la Russia non aveva abbastanza dosi da vendere.

Nella prima settimana del 2021, l’Autorità Nazionale Palestinese ha iniziato a chiedere aiuto a Israele nel procurarsi il vaccino. Fino a oggi, i funzionari israeliani hanno riferito che potrebbero offrire alla Cisgiordania e a Gaza quello che rimane dopo aver vaccinato i cittadini israeliani e i palestinesi di Gerusalemme Est.

Questa è una vera e propria forma di apartheid sanitario e medico che getta nella disperazione chi non ha mezzi per uscirne. Per questi motivi vi invitiamo a firmare la petizione indirizzata a Sig. Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la Politica Estera e di Sicurezza.

Nell’attuale periodo di pandemia, lo Stato di Israele è talvolta presentato come esemplare in termini di vaccinazione. Eppure lascia la popolazione palestinese del territorio che occupa in Cisgiordania e Gaza senza cure sanitarie e vaccini, così come un’intera parte della popolazione palestinese di Gerusalemme, fornendo questi servizi agli abitanti degli insediamenti illegali nelle zone occupate in Cisgiordania.

Non accettiamo questa situazione di apartheid sanitario, così come rifiutiamo la politica di colonizzazione, occupazione, blocco e apartheid che Israele sta infliggendo al popolo palestinese, Israele, che è ancora la potenza occupante, deve fornire alla popolazione che occupa vaccini nella stessa quantità e qualità di quelli dedicati alla propria popolazione, nonché delle attrezzature per test, protezione, cura (medicinali e ossigeno) allo stesso livello della popolazione israeliana. E i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane devono essere protetti allo stesso modo.

Chiediamo all’Unione europea di ricordare con fermezza a Israele i suoi obblighi, ai sensi del diritto internazionale come potenza occupante, nel settore della salute, e di sospendere la sua cooperazione con Israele fino a quando questi obblighi non saranno adempiuti.

Per firmare: https://www.france-palestine.org/Covid-19-in-Israel-and-Palestine-no-to-health-apartheid

 

(fonte principale per l’articolo: https://mondoweiss.net/2021/01/israel-is-not-showing-vaccine-leadership-it-is-demonstrating-medical-apartheid/)

 

di Lorenzo Poli – “siamo realisti, esigiamo l’impossibile” – Invictapalestina.org

2 risposte a “Covid-19 in Israele e Palestina: no all’apartheid sanitario”

  1. Fare una discriminazione sanitaria sarebbe un atto disumano, spero che la Croce Rossa Internazionale riesca a convincere Israele a fare il vaccino contro il Covid anche alla popolazione Palestinese

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