Politica estera in vendita: pericolosa alleanza tra Grecia e Israele

Questo processo (di convertire i greci ad amare Israele) richiederà tempo, ovviamente, perché è legato soprattutto all’educazione scolastica”, ha scritto su Algemeiner.


Ramzy Baroud, 6 febbraio 2018

 

Per un breve momento storico, Alexis Tsipras e il suo partito politico, Syriza, avevano acceso la speranza che la Grecia potesse far risorgere un’ondata di quella sinistra da tanto tempo dormiente in Europa.
Una nuova Grecia era nata dalle fitte dolorose causate dall’austerità economica imposta dall’Unione Europea e dalle sue prepotenti istituzioni economiche – una troika così spietata a cui poco importava dell’economia greca che crollava e di milioni di persone che sperimentavano l’amarezza di povertà, disoccupazione e disperazione.
La Coalizione della Sinistra radicale (Syriza) arrivò al potere nel gennaio 2015 come risultato diretto del malcontento popolare nei confronti dell’UE. Fu un momento in cui la gente comune prese posizione per difendere una qualunque parvenza di sovranità che non le fosse stata strappata da politici, banchieri e potenti istituzioni burocratiche.

Il risultato, tuttavia, è stato piuttosto deludente. Tsipras, ora primo ministro, ha trasformato il suo discorso politico, adottandone gradualmente uno che corrisponde di più alle politiche neoliberali che per prime hanno messo il suo paese in ginocchio.
Syriza è esaurita, non solo politicamente e ideologicamente, ma anche in senso fisico.
In cambio di prestiti di salvataggio che la Grecia ha ricevuto dalle banche europee nel periodo 2010-2015 (stimati in 262 miliardi di dollari), il paese è stato smembrato. Gli aeroporti regionali della Grecia sono ora gestiti da compagnie tedesche e la principale società di telecomunicazioni del paese è stata privatizzata, con quote considerevoli di proprietà di Deutsche Telekom.
“L’unica cosa che manca fuori dalla porta dell’ufficio dell’agenzia di privatizzazione della Grecia è un cartello che dice: ‘Una nazione in vendita’”, ha scritto l’economista politico greco, C. J. Polychroniou.
Non sorprende che la sottomissione economica spesso preluda anche alla schiavitù politica. Syriza non solo ha tradito le aspirazioni del popolo greco che ha votato contro l’austerità e i salvataggi, ma ha anche tradito la lunga eredità del paese di mantenere relazioni amichevoli con i suoi vicini.
Sin dal suo arrivo alla guida della politica greca, Tsipras ha spostato ulteriormente il suo paese verso il campo israeliano, creando alleanze regionali imprudenti allo scopo di sfruttare nuovi giacimenti di gas nel Mediterraneo e partecipare a svariate esercitazioni militari a guida israeliana.

Mentre Israele vede un’opportunità nel far avanzare la sua agenda politica nei problemi economici della Grecia, il governo greco agisce senza valutare appieno le possibili ripercussioni dell’impegnarsi con un paese che nella regione è considerato un paria, mentre internazionalmente viene condannato per la sua occupazione militare e la terribile situazione dei diritti umani.
Israele si è mosso per portare Atene nel proprio campo nel 2010, poco dopo i contrasti tra Turchia e Israele per l’attacco alla “Mavi Marmara”. I commando israeliani attaccarono l’imbarcazione diretta a Gaza, uccidendo nove cittadini turchi e ferendone molti altri.
Sebbene Turchia e Israele abbiano da allora raggiunto un accordo diplomatico, Tel Aviv è andata avanti per creare alleanze alternative con paesi balcanici, sfruttando conflitti storici tra alcuni di questi paesi e la Turchia.
Sono stati firmati accordi bilaterali, scambiate visite diplomatiche e condotte esercitazioni militari in nome della deterrenza della “Jihad internazionale” e della lotta al terrorismo.
Grecia e Cipro hanno ricevuto un’attenzione maggiore da parte di Israele poiché, da un lato, sono stati visti come contrappesi politici alla Turchia e, dall’altro, per il grande potenziale economico offerto.
Appena un mese dopo l’attacco alla “Mavi Marmara”, l’allora primo ministro greco George Papandrous visitò Israele e subito dopo ci fu la visita ufficiale in Grecia del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu – la prima del suo genere. Fu l’inizio di una storia d’amore che si fa sempre più intensa.
Il motivo principale alla base della vicinanza nelle relazioni è il giacimento di gas Leviatano e Tamar, situato nelle acque territoriali di diversi paesi, incluso il Libano. Se Israele continuerà con i suoi piani per estrarre gas da una fonte energetica situata al largo delle coste del Libano, aumenteranno le possibilità di un’altra guerra regionale.
Quando Tsipras arrivò al potere sostenuto da un movimento politico di popolo, anche i palestinesi speravano che sarebbe stato diverso.
Non era del tutto un pio desiderio. Syriza era apertamente critica nei confronti di Israele e aveva “promesso di tagliare i legami militari con Israele non appena fosse entrata in carica”, scrisse Patrick Strickland, inviato da Atene. Invece i “legami sono stati, nonostante tutto, resi più profondi”.

Infatti, subito dopo aver preso il potere, il governo greco guidato dalla “sinistra radicale” firmò un importante accordo militare con Israele, l’accordo sullo “stato delle forze”, seguito da ancor più esercitazioni militari.
Tutto ciò fu rafforzato da una campagna di propaganda che in Israele salutava la nuova alleanza, accoppiata a un cambio di narrativa sui media greci riguardo Israele e Palestina.
Tale George N. Tzogopoulos è stato particolarmente prolifico sull’argomento dell’amicizia israelo-greca. Con una serie di articoli apparsi su vari media, tra cui il quotidiano israeliano di destra Jerusalem Post, Tzogopoulos suggerisce che, a differenza della vecchia generazione di greci che in passato si sono schierati con i palestinesi, è probabile che la giovane generazione sia pro-Israele.
“Questo processo (di convertire i greci ad amare Israele) richiederà tempo, ovviamente, perché è legato soprattutto all’educazione scolastica”, ha scritto su Algemeiner. “Ma il cambio nella copertura di Israele dei giornalisti greci è di buon auspicio.”
Questo “cambio di copertura” si è notato nella recente visita ufficiale del presidente israeliano, Reuven Rivlin, e nel suo incontro con Tsipras e altri funzionari greci.
Negli incontri Rivlin ha denunciato l’ostinazione palestinese e il rifiuto a tornare al “processo di pace”, provocando così una “grave crisi”.
Il leader della “sinistra radicale” ha detto poco per contestare le falsità di Rivlin.
La Grecia non è sempre stata così, ovviamente.

Chi potrebbe dimenticare Andreas Papandreou, il defunto leader greco che diede status diplomatico alla Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) nel 1981, e si schierò vicino ai palestinesi nonostante le minacce americane e israeliane?
È quella generazione che Tzogopoulos e i suoi simili vorrebbero perduta per sempre e sostituita da leader dalla moralità flessibile come Tsipras.
Tuttavia, firmare per unirsi in un’alleanza economica e militare guidata da Israele in un’area piena di conflitti, è una mossa terribilmente irresponsabile, anche per politici politicamente inesperti e opportunisti.

Perché la Grecia sia il “braccio forte dell’imperialismo nella regione” – come descritto dal leader del Partito rivoluzionario dei lavoratori socialisti in Grecia – è “completamente stupido”, poiché alla lunga porterà “risultati catastrofici per (il ) Popolo greco.”

Ma Tsipras sembra incapace di guardare così lontano.

Traduzione: Simonetta Lambertini – invictapalestina
Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20180206-foreign-policy-for-sale-greeces-dangerous-alliance-with-israel/

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