Palestina Land Day: un giorno per resistere e ricordare

Nella Giornata della Terra, i palestinesi chiedono una volta per tutte che la comunità internazionale scelga la parte giusta della storia.

Yara Hawari 30 mar 2018

Quarantadue anni fa, la polizia israeliana sparò e uccise sei cittadini palestinesi di Israele mentre protestavano contro l’espropriazione da parte del governo israeliano di migliaia di donum di terra palestinese. Da allora, il 30 marzo è conosciuto come Land Day. È diventata un’importante data commemorativa nel calendario politico palestinese e un evento importante nella narrativa collettiva palestinese che enfatizza sumud (fermezza) e resistenza palestinese contro la colonizzazione israeliana.

La giornata della terra in un dipinto di  un palestinese-americano

Le proteste del 1976 erano il risultato di un’azione collettiva di massa nella Palestina storica, che vedeva le comunità palestinesi resistere non solo al furto di terra, ma anche alle politiche coloniali generali di pulizia etnica. Sebbene ci fossero anche proteste nel Naqab e nell’Ara Wadi, la maggior parte dell’azione ebbe luogo in sei villaggi della Galilea che erano stati posti sotto coprifuoco: Sakhnin, Arraba, Deir Hanna, Tur’an, Tamra e Kabul. Le manifestazioni furono affrontate con gravi aggressioni e violenze; oltre ai sei manifestanti uccisi, centinaia rimasero feriti.

Quest’anno, la commemorazione della Giornata della Terra rimane importante come sempre perché, oltre a ricordare la resistenza palestinese, ci ricorda come il dominio dell’area sia un aspetto integrale del progetto coloniale   sionista (settler-colonial). In effetti, gli stati coloniali di tutto il mondo sono in un costante processo di colonizzazione di un numero sempre maggiore di terre indigene mentre le popolazioni indigene vengono rinchiuse nel minor spazio possibile. In Palestina la colonizzazione e l’appropriazione della terra sono continuate dalla fondazione di Israele e oggi stanno accelerando a una velocità impressionante.

Per i palestinesi la Giornata della Terra rappresenta un’opportunità, non solo per segnare un evento passato, ma anche per pensare a modi creativi e resilienti per resistere ulteriormente al furto di terra da parte di israele.

Tuttavia, sebbene l’attuale governo israeliano sia incredibilmente di destra con un discorso particolarmente fascista, è importante ricordare che nessun governo israeliano dopo la creazione dello stato, ha fermato gli insediamenti in Cisgiordania.

La costruzione degli insediamenti è andata di pari passo con il trasferimento di migliaia di palestinesi e il furto della loro terra. Allo stesso tempo, attraverso la “Linea Verde”, nessun governo israeliano ha mai approvato la costruzione di nuove città o comunità per i suoi cittadini palestinesi continuando a derubarli delle loro terre ancestrali. L’obiettivo di occupare più terra per l’uso esclusivo dei cittadini ebrei, e allo stesso tempo ridurre il numero di palestinesi esistenti, è sempre stato il nome del gioco “dal fiume al mare” (ndt. Grande Israele, dal fiume Giordano al Mare).

Nel frattempo la comunità internazionale ha fallito nell’attuare quei meccanismi che avrebbero potuto impedire la colonizzazione della Cisgiordania e la distruzione di Gaza. Questi includono (ma non sono solo questi) la mancanza di applicazione di sanzioni a Israele e la mancanza di sostegno ai tentativi palestinesi di portare Israele davanti alla Corte penale internazionale. Gli attori internazionali sono rimasti impotenti di fronte alla colonizzazione israeliana, che è stata costantemente sostenuta  dai suoi coloni e dal suo alleato: gli Stati Uniti. La Cisgiordania è ora un arcipelago di aree palestinesi non sovrane, con tutti i palestinesi di fronte a un sistema di apartheid.

Nonostante questa impotenza internazionale, i palestinesi non sono stati una popolazione passiva e hanno dimostrato molte volte la loro resistenza al progetto di colonizzazione e al furto della loro terra. Un esempio di spicco è la lotta e la resilienza in corso dei villaggi beduini “non riconosciuti” nel Naqab, che si trovano di fronte a continue demolizioni e trasferimenti, e che continuano a fare ricorsi legali e a ricostruire.

Quel che resta di un villaggio di beduini dopo la demolizione voluta dal governo israeliano. (foto lettera 43)

Altre strategie di resistenza includono iniziative di base come le “comunità di protesta” creata dai palestinesi di Bab el Shams e Ein Hijleh,   fondate nello sforzo di recuperare e ricostituire la terra palestinese. Nel complesso, l’esistenza palestinese, la fermezza e la determinazione a creare spazio quando questo si sta riducendo sempre di più, segna un parallelismo con molti altri popoli indigeni a resistere alla loro scomparsa.

Oggi, attorno alla Palestina storica, sono in corso numerose proteste e iniziative per celebrare questa importante data. In effetti, per i palestinesi, la Giornata della Terra rappresenta un’opportunità non solo per segnare un evento passato, ma anche per pensare a modi creativi e resilienti per resistere ulteriormente al furto di terra israeliano e per chiedere una volta per tutte che la comunità internazionale scelga il lato giusto della storia.

I primi passi da fare sono semplici: gli stati devono adempiere alle loro responsabilità di stati terzi per ritenere Israele responsabile dei suoi crimini di guerra e del furto di terra. Per fare questo, devono sanzionare Israele finché non si ritirerà dai territori occupati nel 1967, terminerà il suo regime di apartheid all’interno di Israele e ottempererà al diritto al ritorno per i profughi palestinesi come riconosciuto a livello internazionale.

 

Ultimi aggiornamenti – Invictapalestina

Sabato vigilia di Pasqua 2018

L’esercito più morale del mondo, dell’unica democrazia in medioriente, ha insanguinato la Giornata della Terra schierando i suoi macellai lungo il confine con Gaza:  alto il bilancio  dei palestinesi assassinati, 17 giovani sono stati uccisi e oltre 2.000 feriti dai cecchini e dai lanci di lacrimogeni.

I Telegiornali osano ancora parlare di risposta alla violenza, l’ONU ha paura di perdere altri finanziamenti e se ne lava le mani, i governi tacciono, i giornalisti mentono, i facebookiani strillano, altri fanno l’ennesimo comunicato di denuncia (indirizzato a chi?!). La Palestina è sola a fronteggiare l’occupazione, l’apartheid, la barbarie, col sangue dei suoi martiri!

Intanto israele si prepara a sfilare il 25 aprile con i Partigiani che hanno liberato l’Italia dal nazifascismo e nel mese di maggio…

laverà le mani insanguinate con la complicità delle organizzazioni sportive che faranno partire il giro d’italia da Gerusalemme.

 

 

trad. Invictapalestina.org

Fonte: Aljazeera.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Protected by WP Anti Spam