La storia epica di un combattente per la libertà palestinese di 97 anni

Nato nel 1921, Abu Nihad ricorda le battaglie più dure contro le milizie sioniste dopo che gli Inglesi lasciarono la Palestina. Copertina: Abu Nihad con una sua foto da giovane, quando si stava preparando a combattere per la sua terra [Showkat Shafi/Al Jazeera]

Zena Tahhan  7 luglio 2018

Sur Baher, Gerusalemme Est occupata – Nel villaggio che 70 anni fa difese dalle milizie sioniste, Muhammad Mahmoud Jadallah è celebrato come una “benedizione”.

Nato nel 1921 il 97enne, conosciuto come Abu Nihad, ha assistito allo svolgersi di quello che è stato definito da alcuni “il conflitto più irrisolvibile del mondo”.

È uno dei pochi Palestinesi che combatterono contro le bande sioniste nel 1948 a essere ancora vivo e a poterne raccontare la storia.

Seduto su un divano nella sua modesta abitazione a Sur Baher, una città ai margini sudorientali di Gerusalemme, Abu Nihad narra i suoi ricordi in modo incredibilmente dettagliato.

È molto  orgoglioso della sua memoria, e mentre racconta s’interrompe spesso per dire: “Vedi come mi ricordo bene?”

Allineate sulle pareti del soggiorno, le fotografie del suo periodo da “combattente per la libertà” – come si definisce lui stesso – e quelle di suo padre che faceva parte della resistenza contro l’occupazione britannica.

Nell’angolo, un mobiletto ben ordinato è pieno di quasi cento anni di foto, lettere e documenti che testimoniano il suo passato pieno di eventi.

“I Palestinesi attaccati da due fronti”

Abu Nihad è nato in un momento critico della storia della Palestina, tre anni dopo la sua nascita la Gran Bretagna infatti occupò il Paese con l’obiettivo dichiarato di crearvi uno stato ebraico.

L’immigrazione sionista dall’Europa alla Palestina, facilitata dagli Inglesi, stava aumentando drammaticamente, espellendo decine di migliaia di Palestinesi dalle loro terre.

“C’era molta ingiustizia contro i Palestinesi”, dice.

“I Palestinesi venivano attaccati da due fronti: da una parte gli ebrei stavano prendendo le nostre terre e dall’altra gli Inglesi ci stavano occupando”.

Da giovane, ha lavorato nel campo dell’ospitalità, diventando capo cameriere in alcuni degli hotel più prestigiosi di Gerusalemme.

A un certo punto, Abu Nihad divenne il supervisore del club degli ufficiali britannici nella più grande delle basi militari britanniche, quella di Sarafand, nel cuore della Palestina storica.

“Supervisionavo il servizio dei pasti – colazione, pranzo e cena – per gli ufficiali”.

‘La storia registrerà che avete perso la Palestina’

Nel 1944 le tensioni erano particolarmente elevate. Gli Inglesi tentarono in diverse occasioni di ridurre l’immigrazione sionista, portando così gruppi armati ebraici a lanciare attacchi su vasta scala contro le autorità britanniche.

“Loro [i sionisti] attaccarono coloro che li avevano sostenuti e li avevano portati in Palestina, molti di loro avevano prestato servizio e lavorato con l’esercito britannico, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale.

“Molte donne subivano il cosiddetto ATS (Servizio Territoriale Ausiliario) dice, riferendosi al ramo femminile non combattente dell’esercito britannico.

Negli anni precedenti al 1948, due diverse forze si stavano formando per combattere le forze sioniste.

Mentre la Lega Araba stava cercando dei volontari dai Paesi Arabi, un leader locale e rispettato, Abd al-Qader al-Husseini, stava costruendo la propria forza irregolare palestinese, al-Jihad al-Muqadas.

Contando sulla Lega Araba per la fornitura di armi al suo gruppo, al-Husseini selezionò centinaia di giovani palestinesi, incluso Abu Nihad, per partecipare all’addestramento militare in Siria.

“Lasciammo Gerusalemme su un autobus seguendo gli ordini del Comitato Arabo Superiore”, dice Abu Nihad, riferendosi al principale organo politico palestinese esistente prima del 1948.

Dalla città di Safad, vicino al confine siriano, gli uomini furono guidati dal nazionalista palestinese Subhi al-Khadra, noto per i suoi vasti agrumeti sul fiume Giordano.

“Quando arrivammo ​​ai frutteti, gli ufficiali siriani dall’altra parte del fiume ci allungarono una corda e la usammo per attraversarlo”, dice l’ex combattente, gli occhi che si illuminano al ricordo dell’eccitazione provata allora nel prepararsi a difendere la sua patria.

Abu Nihad è orgoglioso del ruolo avuto nella difesa del suo villaggio di Sur Baher [Showkat Shafi/Al Jazeera]
Gli uomini furono portati alla base militare di Qatana vicino a Damasco.

“Ci allenammo per tre mesi, uscivamo e marciavamo sulle colline, ci esercitavamo con le pistole, lanciavamo granate, ogni genere di cose.

“Ogni giovedì andavamo all’hammam, indossavamo abiti formali, andavamo a Damasco, passavamo la notte in città e tornavamo alla base la mattina dopo per continuare gli allenamenti”.

Ma quando il gruppo tornò in Palestina, la Lega Araba si rifiutò di fornire loro le armi, sostenendo che non ne aveva. In realtà, semplicemente non aveva fiducia nel movimento di guerriglia di al-Husseini.

Al-Husseini, che era a Damasco per chiedere aiuto,uscì da un incontro con la Lega Araba gridando: “Siete tutti traditori, e la storia registrerà che avete perso la Palestina”.

“Abd al-Qader al-Husseini tornò in Palestina con il cuore spezzato”, dice Abu Nihad.

La Nakba e il 1948

Mentre la campagna sionista di pulizia etnica della Palestina iniziò immediatamente nel novembre 1947, dopo l’approvazione del piano di spartizione da parte delle Nazioni Unite, la guerra arabo-israeliana iniziò il 15 maggio 1948, poco dopo la proclamazione dello Stato di Israele e la fine del mandato britannico.

“Quando scoppiò la guerra, nessun soldato britannico uscì armato da Sarafand, le milizie sioniste presero il controllo completo della base, prendendo tutte le armi.

Rifugiati palestinesi in Galilea nel 1948, cinque settimane prima della creazione di Israele [Reuters]
“Questo diede agli ebrei un vantaggio nella guerra contro di noi: noi non avevamo nulla, dovemmo arrangiarci come potemmo, c’erano alcune armi che [i Palestinesi] presero dall’esercito britannico – alcune persone barattarono le loro cose con le armi”.

Quando le Nazioni Unite raccomandarono la divisione della Palestina in due stati, uno “arabo” e uno “ebraico”, ebbe inizio la prima fase della Nakba.

Sebbene l’amministrazione britannica dovesse garantire la legge e l’ordine fino alla fine del suo mandato, il 15 maggio 1948, prima che gli Inglesi si ritirassero gruppi sionisti attaccarono ed espulsero circa 440.000 palestinesi da 220 villaggi.

Questa offensiva ben pianificata e inaspettata fu la chiave del successo delle forze sioniste.

Nel marzo del 1948, c’erano circa 50.000 combattenti sionisti contro circa 2.500 combattenti palestinesi, sostenuti dall’arrivo di 4.000 volontari arabi venuti per aiutare a liberare la Palestina.

Mentre le forze sioniste avevano veicoli corazzati, carri armati, aerei e artiglieria avanzata, i Palestinesi si dovevano accontentare di un piccolo numero di armi leggere e di mortai.

La caduta di Gerusalemme Est

Abu Nihad si è allenato per tre mesi nella base militare di Qatana vicino a Damasco in preparazione della guerra del 1948 [Showkat Shafi / Al Jazeera]
Il 9 aprile, le forze sioniste commisero uno dei massacri più atroci a Deir Yassin, giustiziando circa 110 civili e violentando molte donne.

Gli eventi di quel giorno terrorizzarono i Palestinesi e le famiglie fuggirono dalle violenze alla ricerca di un rifugio sicuro.

“Annientarono l’intero villaggio. La notizia si diffuse in tutta la Palestina e, subito dopo, molti fecero le valigie e cominciarono ad andarsene – che era ciò che gli ebrei volevano accadesse”.

La Nakba non iniziò né finì nel 1948.

Il suo villaggio, Sur Baher, sorgeva vicino a cinque colonie ebraiche e quindi era in una posizione strategica per le restanti forze palestinesi; venne attaccato alla fine del maggio di quell’anno.

“Dovevamo difendere l’intera area di Gerusalemme sud”, dice Abu Nihad.

C’erano circa 100 combattenti al suo fianco, inclusi uomini arrivati dall’Egitto.

” Pattugliavamo la zona 24 ore su 24 e avevamo formato una linea di difesa molto forte.

“Ogni notte, prima che i soldati andassero in prima linea, il nostro comandante ci comunicava la parola in codice da usare per poter passare in sicurezza.

“Sceglieva una parola che iniziava con la lettera” haa “(in arabo) – come” helou (bello) “,” haleeb “(latte),” halawa “(dolci).

“Gli chiesi perché lo faceva, e lui mi disse: “perché gli ebrei sono immigrati, nessuno di loro può pronunciare la lettera’ haa ‘”.

Anche se Abu Nihad aiutò a proteggere vittoriosamente il suo villaggio, la grande operazione militare sionista iniziata nell’aprile del 1948 si rivelò essere l’inizio di molte perdite.

Alla domanda se avesse previsto l’esito della guerra, Abu Nihad afferma che era inevitabile.

“Il popolo palestinese era senza difese: rispetto agli ebrei, non avevamo armi e abbiamo ricevuto pochissimo aiuto.

” Nella mia mente , non avevo alcun dubbio che saremmo stati sconfitti.”

 

Trad: Grazia Parolari “contro ogni specismo, contro ogni schiavitù” -Invictapalestina.org

Fonte: https://www.aljazeera.com/news/2018/05/epic-story-97-year-palestinian-freedom-fighter-180531051206713.html

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