L’annessione israeliana dei territori occupati palestinesi è un crimine

Copertina: ispezione di un edificio a due piani appartenente ai palestinesi dopo che è stato demolito dalle forze israeliane a Hebron, in Cisgiordania il 25 settembre 2019 [Mamoun Wazwaz / Anadolu Agency]

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Di Asa Winstanley – 29 Aprile 2020

Israele sta per annettere grandi parti della Cisgiordania occupata, rendendo il territorio formalmente parte dello stato sionista secondo la legge israeliana. Ai milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania continuerà ad essere negato il diritto di voto e persino il più elementare dei diritti umani dal dispotico regime israeliano.

La Cisgiordania ospita circa 2,2 milioni di palestinesi e circa 600.000 coloni israeliani. La Striscia di Gaza e la Cisgiordania rappresentano insieme il 22% della Palestina storica, sebbene si tratti di una divisione alquanto arbitraria del territorio, basata sulla “Linea verde”, la linea dell’armistizio stabilita nel 1949 dopo la pulizia etnica della Palestina.

Tra il 1947 e il 1949, le milizie sioniste e il nascente esercito israeliano hanno espulso circa 800.000 palestinesi dalla Palestina, circa i due terzi della popolazione autoctona. L’obiettivo del sionismo era quello di creare uno stato ebraico in Palestina, nonostante il fatto che la popolazione del paese fosse in gran parte non ebrea. Pertanto era inevitabile che il progetto sionista fosse un progetto razzista che richiedesse la violenta espulsione della maggioranza della popolazione araba.

Nel 1967, Israele iniziò un’altra guerra contro i vicini paesi arabi, invadendo e occupando il restante 22% della Palestina storica. Israele ha imposto una dittatura militare contro i palestinesi sin dalla Naksa, ma non è stato in grado di espellere tanti palestinesi come ha fatto durante la Nakba del 1948.

Lo scopo di Israele era di stabilire un’etnocrazia, uno stato creato per servire gli interessi di un solo gruppo etnico. Quindi, sebbene desiderasse possedere la terra, allo stesso tempo voleva che la terra fosse libera dai non ebrei: “Il massimo della terra con il minimo degli arabi”

Un simile stato ha un prezzo da pagare, ovviamente. Come un tempo diceva il criminale di guerra e defunto Primo Ministro israeliano Yitzhak Rabin ( Ndt. Fu insignito del Premio Nobel per la pace nel 1994) riferendosi alla Striscia di Gaza, “Se solo affondasse nel mare”. Israele voleva la terra, ma non voleva dare a milioni di palestinesi che vivono su di essa diritti umani, politici o nazionali.

Era fondamentale per il progetto sionista che i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza non potessero votare nell’autoproclamata “unica democrazia del Medio Oriente”. Con le tendenze demografiche Palestinesi, che avrebbero quasi certamente portato alla fine della maggioranza ebraica nella “Terra di Israele”, che in ogni caso era sempre stata una maggioranza artificiale, essendo stata fortemente condannata dall’atto di pulizia etnica del 1948.

Questo spiega perché Israele non abbia finora annesso formalmente la Cisgiordania, nonostante l’abbia occupata per quasi 53 anni. I 2,2 milioni di palestinesi presenti superano i 600.000 coloni sionisti israeliani. Milioni di palestinesi improvvisamente nelle liste elettorali significherebbero la fine del dominio sionista nel parlamento israeliano, la Knesset. La Joint List, l’unico partito non sionista, la maggior parte dei quali elettori e parlamentari sono palestinesi, potrebbe diventare il più grande della Knesset. Ciò a sua volta creerebbe una crisi costituzionale, perché un partito arabo non sionista non ha mai fatto parte del governo di Israele.

Ora, però, Israele sta compiendo passi verso l’annessione della Cisgiordania. Perché e perché adesso?

Nel corso dell’ultimo anno, Israele ha tenuto tre elezioni generali inconcludenti, ognuna delle quali ha comportato uno stallo politico. Stallo che si è finalmente interrotto questo mese con l’annuncio di un governo di “unità nazionale” tra il Primo Ministro in carica Benjamin Netanyahu e il suo principale contendente alle elezioni, l’ex Generale Benny Gantz. Avendo giurato durante le campagne elettorali che non sarebbe mai entrato in una coalizione con Netanyahu, che sta affrontando accuse di corruzione, Gantz ha causato una frattura nel suo partito Blu e Bianco rinnegando il suo giuramento con una alleanza di governo.

Come ho scritto in un articolo poco prima delle ultime elezioni di marzo, una cosa su cui tutti i partiti politici sionisti di Israele concordano è il proseguimento dell’occupazione militare razzista israeliana in Cisgiordania, imposta ai palestinesi da decenni. Non sorprende quindi che la presunta opposizione, Blu e Bianco, sia d’accordo con il Likud di Netanyahu sull’aumento del controllo israeliano sul territorio Palestinese occupato.

Promossa dall’approvazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump con il suo “accordo del secolo”, entrambe le parti vogliono l’annessione di gran parte di ciò che i sionisti chiamano “Giudea e Samaria”. La loro soluzione per quella che vedono come la “minaccia demografica” della nascita di troppi bambini di etnia “sbagliata”, è quella di evitare l’annessione di quelle aree della Cisgiordania dove i palestinesi sono ancora la maggioranza. In pratica, tuttavia, con i centri abitati palestinesi che diventerebbero isole remote all’interno di un mare in territorio “israeliano”, l’effetto sarà lo stesso che se Israele avesse annesso l’intera Cisgiordania.

Una clausola chiave dell’accordo di coalizione tra Gantz e Netanyahu consentirà l’annessione entro luglio, e ora sembra certo che Israele utilizzerà la crisi di Covid-19 come copertura per lanciare un accorpamento illegale di terra senza precedenti.

Non è una novità per Israele imporre e aumentare il controllo dei territori palestinesi. In effetti, l’annessione stessa fu usata dallo stato canaglia per dichiarare Gerusalemme come la sua capitale “indivisa”, in violazione del diritto internazionale.

L’annessione, sulla scala proposta da Netanyahu e Gantz, tuttavia, è una nuova ulteriore grave escalation nei 130 anni di guerra sionista contro la popolazione nativa della Palestina. È un crimine di proporzioni enormi, anche per gli standard israeliani.

 

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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