COMANDATE NIDAL: Pallottole e stampelle 

Racconto tratto da “Foglie di Gelso” – 16 Aprile 2021

Nulla di nuovo o di strano; era comune che gli ufficiali israeliani si facessero un nome imponendo le loro  barbarie e la loro forza sui palestinesi. Adottavano politiche e strategie diverse per organizzare e controllare la vita palestinese: c’era la tecnica del rompere le ossa per impedire ai manifestanti di partecipare alle marce (in auge nel 1987), c’era quella del fare piazza pulita attraverso l’arresto di un gran numero di attivisti politici, e c’era la politica delle stampelle, inaugurata da un ufficiale chiamato Comandante Nidal. Quest’ultimo metodo consisteva nello sparare alle gambe dei ragazzi per renderli storpi e impedire loro di partecipare ai cortei. 

La politica delle stampelle venne messa in atto a Dheìsheh quando, a causa dell’incessante attivismo politico, sociale e culturale, il nome di questo campo venne messo nella lista delle zone palestinesi più pericolose in Cisgiordania.

Anche questa non era una novità: Dheìsheh era stato fin dall’inizio degli anni Ottanta una roccaforte per i militanti e per lo sviluppo di attività politiche e culturali, tanto che era stato chiamato “la fucina politica”. Per questo motivo, l’Occupazione aveva aumentato le sue campagne militari, le irruzioni e gli arresti in questo campo non più grande dello spazio del sogno di un bambino, non più grande di un chilometro quadrato. Ogni volta che l’esercito israeliano irrompeva nel campo di Dheìsheh, il Comandante Nidal, l’ufficiale israeliano in carica, ripeteva:

«Qui non ci sarà nessun morto, ma camminerete tutti con le stampelle… vi trasformerò in un campo di storpi». 

Da quel giorno l’odore della polvere da sparo mischiato a quello del sudore dei ragazzi impregna l’aria; non abbiamo ancora avuto la fortuna di avere un po’ di pace per poterci riconciliare con noi stessi e mandare una lettera al sole. Abbiamo dovuto modellare i nostri rituali giornalieri in previsione delle nuvole o di una vita in fuga. Da quel giorno il campo non ha speranza di negoziare una tregua con la morte; ogni giorno è un dramma di cui non ci è concesso conoscere l’atto successivo. È la rappresentazione della patria palestinese, dove il sangue non si asciuga e le urla non si spengono. Storie e racconti che impregnano i muri, come l’umidità. 

Il campo è un testo letterario non scritto, una canzone che al mattino aleggia nell’aria tra i fili del bucato delle madri. Vedi i respiri dei caduti innalzarsi dall’ultimo posto in cui erano in vita. Le voci e i richiami dolorosi dei feriti volano a ogni colpo di vento. Qui al mattino vedi i ragazzi che si salutano come se fossero sopravvissuti a una battaglia contro la morte e la sera si dicono addio come se fosse il loro ultimo incontro. 

Tra il sorgere del sole e l’addio alla notte c’era stato un altro attacco. L’esercito israeliano aveva fatto irruzione nel campo di Dheìsheh per arrestare uno dei ragazzi. Durante l’incursione, l’esercito aveva sparato numerosi lacrimogeni per impedire i movimenti. Tra le grida, i colpi di pistola e l’aria irrespirabile, il giovane Mustafa ‘Alian, che non aveva ancora compiuto diciotto anni, venne passato di mano in mano; era stato colpito da una pallottola e, per evitare che venisse arrestato, era stato fatto passare attraverso le finestre delle case fino all’arrivo dell’ambulanza. Il giorno seguente il suo nome era sulla lista di coloro che necessitavano di stampelle; in quel novembre 2015 la pallottola di un cecchino lo aveva colpito al ginocchio. 

Mentre era disteso sulla barella dell’ambulanza, Mustafa aveva detto al suo amico: «Non dire a mia madre che sono ferito… dille che tornerò presto…». 

Mustafa era un’altra storia… un altro paio di stampelle. 

 

 

Il libro è disponibile per l’acquisto online: https://www.prosperoeditore.com/libri/foglie-di-gelso_aysar_al-saifi

Per concessione della casa editrice Prospero editore.

Prospero Editore è una casa editrice fondata nel 2013 a Novate Milanese (MI) e prende il nome dal duca di Milano protagonista della Tempesta di Shakespeare. Mago e intellettuale che non si separava mai dai propri libri, Prospero aveva creato degli spiriti e dotato di parole i loro pensieri. Ed è in questo senso che la nostra redazione interpreta il lavoro sui testi: una collaborazione con le scrittrici e gli scrittori volta a esprimere al meglio ciò che pensano, all’insegna del motto omnia stilus solvit (“lo stile/lo stilo è una risposta a tutto”).