Gli omicidi di George Floyd e Iyad Halak hanno rivelato l’inclinazione colonialista istituzionale di Stati Uniti e Israele.

L’oppressione sistemica affrontata dagli afroamericani negli Stati Uniti e dai palestinesi in Israele è indicativa di un razzismo profondamente radicato che si trova raramente nelle vere democrazie.

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Di Miko Peled – 17 Giugno 2020

La morte lenta e l’agonia di George Floyd a Minneapolis l’omicidio straziante di Iyad Halak a Gerusalemme hanno molto in comune. La testimonianza che ho sentito da un membro della famiglia di Iyad che ha voluto restare anonimo è agghiacciante. Quella testimonianza non compensa il filmato che la polizia israeliana rifiuta di rilasciare, che mostra i momenti in cui è stato giustiziato a Gerusalemme, ma fornisce la dimensione terrificante dell’omicidio.

Iyad aveva con se un documento che lo identificava come una persona disabile, inoltre era presente il suo terapista che ha informato gli agenti sulla disabilità mentale di Iyad. Dopo che gli spararono la prima volta lasciandolo ferito a terra vicino a un bidone dell’immondizia, Il suo terapista ha implorato la polizia di non fargli del male. Uno dei poliziotti ha deciso di giustiziarlo, sparandogli ripetutamente, fino a uccidere quest’uomo gentile, che non aveva mai fatto del male a nessuno.

Razzismo a sangue freddo

George Floyd è stato strangolato per otto minuti e quarantasei secondi sotto le ginocchia di un altro uomo. È stato filmato, i passanti protestavano, eppure anche se il lento soffocamento di Floyd avrebbe potuto essere fermato, in qualsiasi momento, nel frattempo nessuno è intervenuto finché non è morto. Dopo aver visto e sentito di queste due spietate esecuzioni, nessuno dovrebbe mai parlare di violenza nera o terrorismo palestinese. Qualsiasi resistenza abbiano posto gli afroamericani, quali che siano le proteste che si sono svolte, qualunque sia il crimine che possa o non possa essere stato commesso, nessuno si avvicina a questa esecuzione. Nessuno tranne il crimine iniziale, la madre di tutti i peccati, la schiavitù, e l’esecuzione di George Floyd deriva dallo stesso impassibile razzismo.


In entrambi i casi, c’erano uomini spietati, armati e in uniforme, che rappresentavano lo “stato”, che giustiziavano una vittima innocente indifesa in pieno giorno. In entrambi i casi, lo “stato” si presenta come una democrazia in cui non sono ammesse esecuzioni sommarie di cittadini innocenti da parte di pubblici ufficiali. Eppure due uomini sono stati brutalmente giustiziati in pieno giorno, e i carnefici sentivano di non avere motivo di temere o nascondere le loro azioni.

Le persone di varie etnie in America, e in particolare gli afroamericani, vengono costantemente prese di mira dalle autorità. I palestinesi vengono braccati regolarmente dalle autorità israeliane e, in entrambi i casi, è così risaputo che non fa più notizia. Il nome di una vittima viene dimenticato non appena ne viene uccisa un’altra.

Predatori e prede

Per quanto possa essere difficile crederlo, nella società israeliana, c’è meno rispetto per la vita e i diritti civili dei palestinesi di quanto non ce ne sia per le persone di colore negli Stati Uniti. La società israeliana ha accettato che i palestinesi sono il nemico, e quindi ucciderli è per lo più accettabile. Anche se viene commesso un errore, l’errore è sempre visto nel più ampio contesto della lotta di Israele per la sopravvivenza ed è quindi comprensibile. Perfino gli israeliani che hanno familiari con disabilità e che considerano l’omicidio di Iyad Halak una tragedia, commentano che in circostanze così “difficili” in cui gli agenti non sanno mai chi potrebbe essere il nemico in mezzo alla folla, questo è comprensibile. Ma lo è?

Un manifestante in Turchia ha un cartello con le foto di George Floyd, a sinistra, e un soldato israeliano in ginocchio un ragazzo palestinese -4 giugno 2020. Emrah Gurel | AP

Il problema non è scoprire chi sono i nemici, o quale palestinese porta un coltello, Il problema è che la Città Vecchia di Gerusalemme è militarizzata al punto che nessun palestinese è al sicuro in città. Tra la polizia regolare, la polizia di frontiera, l’esercito, la polizia segreta in borghese, e gli appaltatori di sicurezza privati, i palestinesi sono costantemente controllati da israeliani armati e dal grilletto facile, che vedono tutti i palestinesi come sospetti terroristi.

C’è chi dirà lo stesso della polizia nelle città di tutta l’America che hanno a che fare con comunità etniche “pericolose”, Come la popolazione afroamericana, per esempio. Devono essere sempre vigili e, si dirà, gli errori accadono. Dopo tutto, siamo tutti umani. Forse siamo tutti umani, ma chiaramente non siamo uguali nei nostri diritti come esseri umani. Alcuni esseri umani sono predatori con licenza di uccidere mentre altri sono preda di essere controllati, sospettati e, nel dubbio, uccisi.

Istituzioni coloniali

Se siamo davvero tutti umani, allora dov’era quell’umanità quando George Floyd era trattenuto indifeso a terra implorando per la sua vita? Dov’era l’umanità quando il terapista di Iyad Halak urlò a squarciagola che era disabile mostrando alla polizia un documento che certificava le sue condizioni? Dov’era l’umanità quando Iyad giaceva a terra dietro un cassonetto, già ferito da un colpo alla gamba e indifeso prima che gli sparassero di nuovo uccidendolo?

Forse sarebbe più facile comprenderlo e accettarlo se smettessimo di fingere che gli Stati Uniti e Israele siano delle vere democrazie. Forse è il momento di riferirsi sia a Israele che agli Stati Uniti come a due istituzioni coloniali violente, razziste, genocide e irrispettose dei diritti umani.

Mentre l’odio e la crudeltà possono essere trovati ovunque, ci si può aspettare che le cose degenerino quando uno stato soffre di razzismo sistemico e tendenze violente. Gli Stati Uniti e Israele soffrono di razzismo sistemico e tendenze violente e, a meno che non siano curati da queste due malattie, ci saranno altri omicidi grotteschi come quelli che hanno ucciso George Floyd e Iyad Halak.

Miko Peled è un autore e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. È autore di “Il Figlio del Generale. Viaggio di un israeliano in Palestina “e” L’ingiustizia, la storia della Terra Santa Foundation Five”.

Trad: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

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