Israele e l’Impero americano sono incompatibili con la pace

Pace e Israele sono quindi due concetti che si escludono a vicenda. Puoi avere la pace o puoi avere l’Israele di oggi; non puoi avere entrambi.

Fonte – Version française

di Caitlin Johnstone, 13 settembre 2020

Negli ultimi giorni, Israele ha sganciato munizioni a grappolo e fosforo bianco sul Libano meridionale, bombardato Gaza e lanciato missili contro Damasco, perché Israele è una nazione la cui esistenza dipende da una incessante violenza militare.

Affinché Israele possa continuare ad esistere come lo Stato d’apartheid imperialista che è, deve fare la guerra in tutte le direzioni in ogni momento, sia contro i suoi vicini che contro la popolazione palestinese sempre più brutalizzata. Se i bombardamenti cesseranno, anche Israele così come lo conosciamo scomparirà, perché la popolazione regionale non sopporterà mai la sua oppressione, tirannia e le sue molteplici occupazioni illegali.

Pace e Israele sono quindi due concetti che si escludono a vicenda. Puoi avere la pace o puoi avere l’Israele di oggi; non puoi avere entrambi.

Una nazione che non può esistere senza una guerra incessante, infatti, non è affatto una nazione: è un’operazione militare in corso, circondata da scuole e periferie sovraffollate. Una nazione che non può esistere senza una guerra costante è come una casa che non può esistere senza una costruzione costante: se la tua casa necessita di lavori di costruzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno per restare in piedi, o ripenserai completamente al modo in cui è costruita, o traslocherai.

 

VIDEO – Nasrallah: la distruzione di Israele non richiederà necessariamente una guerra (presto sarà disponibile la versione italiana del video)

 

Questo è vero per Israele e, su scala più ampia, è vero per l’ordine mondiale oligarchico di tipo imperiale che si estende sul globo e che è vagamente centralizzato intorno agli Stati Uniti.

Questo impero centralizzato intorno agli Stati Uniti, di cui Israele fa parte, per sopravvivere dipende interamente da una guerra senza fine. Se la violenza militare cessasse di essere uno strumento che le strutture di potere possono usare per attuare i loro programmi, questo impero cesserebbe necessariamente di esistere, poiché nulla impedirebbe alle nazioni di esercitare la loro sovranità sulla scena mondiale. Valute, risorse e commercio inizierebbero a fluire attraverso canali completamente diversi.

Questo metterebbe fine non solo all’Impero americano, ma anche agli Stati Uniti così come li conosciamo. Senza la capacità di intimidire e punire il mondo secondo i loro disegni egemonici, gli Stati Uniti se, in una qual si voglia misura, continuassero ad esistere, sarebbero completamente irriconoscibili. Ciò che resterebbe sarebbe costretto a sviluppare un tipo di economia completamente diverso, perché gli Stati Uniti hanno raggiunto la loro supremazia economica non attraverso il “mercato libero”, come alcuni adepti del capitalismo amano immaginare, ma versando fiumi di sangue umano.

L'”economia” americana, se così si può chiamare, è sostenuta non solo da un’incomprensibile rete di debito e di fiat burocratici, ma da un accordo di petrodollari sulla produzione di armi, da alleanze militari, da atti senza fine di brutalità di massa e dalla più sofisticata macchina di propaganda che sia mai esistita. Gli Stati Uniti d’America sono costruiti sulla guerra, sono fatti di guerra e sono sostenuti dalla guerra. Se le guerre finiscono, gli stati Uniti così come li conosciamo finiranno.

Lo sottolineo in parte perché quelli di noi che vivono in qualsiasi luogo dell’impero centralizzato negli Stati Uniti dovrebbero probabilmente essere consapevoli che gli stili di vita a cui siamo abituati sono costruiti su una montagna di ossa umane in costante crescita. Lo sottolineo anche perché penso che sia importante che coloro che affermano di volere la pace siano assolutamente chiari su ciò che chiedono.

Un desiderio sincero di pace significa volere la fine del massacro di esseri umani che vivono in altre parti del mondo più di quanto desideriamo mantenere il nostro statu quo personale. Molte persone che si considerano “contro la guerra” non sono veramente a proprio agio all’idea che gli Stati Uniti perdano la loro posizione di dominio unipolare sugli affari del nostro pianeta, e non sono disposte a tentare la fortuna in un mondo senza imperialismo americano. Quando si tratta di sapere di cosa sia veramente la pace e cosa essa veramente significhi, molte persone le cui vite sono tenute a galla da questo diluvio costante di sangue umano non lo vogliono sapere veramente.

Ma per lo meno, queste persone dovrebbero essere oneste con se stesse al riguardo. Per lo meno, dovrebbero ammettere che dietro la loro facciata anti-guerra, si aggrappano con le unghie e con i denti a un paradigma i cui mattoni e malta sono atti implacabili di omicidio di massa.

La pace è necessariamente un salto nell’ignoto. Se desiderate la pace, desiderate un mondo diverso da quello che esiste ora e diverso da qualsiasi altro che sia mai esistito prima. Se lo volete davvero, se vi siete realmente confrontati a un livello profondo e viscerale con questa realtà alternativa e la volete ancora, vi cambierà necessariamente come persone.

E vi cambierà in meglio. Questo vi renderà persone molto più oneste, perché avrete affrontato di petto la realtà della vostra situazione e scelto consapevolmente l’interesse più grande.

 

Proprio come i nostri stili di vita sono costruiti su una guerra senza fine, le nostre vite sarebbero trasformate da una scelta autentica di imporre il nostro desiderio di pace, qualunque cosa accada. Questa trasformazione rientrerebbe nello stesso movimento della nostra trasformazione collettiva da una specie autodistruttiva in una specie che collaborerà armoniosamente con se stessa e con il suo ecosistema. Partecipare a questa trasformazione interiore è la più alta vocazione di un essere umano.

Non possiamo continuare a vivere come abbiamo fatto finora. La nostra specie trasformerà radicalmente il suo comportamento o si estinguerà. È tempo di fare un salto nell’ignoto e tentare la pace. Saremo tra i primi a fare il primo passo.

 

 

Traduzione: Simonetta Lambertini – Invictapalestina.org

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