Gaza: la carestia raggiunge livelli catastrofici e si registra un forte aumento dei tassi di mortalità

La crescente Carestia a Gaza ha raggiunto proporzioni catastrofiche nel contesto del blocco totale illegale imposto da Israele per 62 giorni consecutivi, che impedisce l’ingresso di aiuti umanitari, medicinali e beni di prima necessità.

Fonte: English version

Dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani – 4 maggio 2025 

Immagine di copertina: Una foto di Jenan Saleh al-Skafi, 4 mesi, scattata pochi giorni prima della sua morte per malnutrizione, sabato 3 maggio 2025, presso l’Ospedale Al-Rantisi di Gaza City

Territorio Palestinese – Un forte aumento dei tassi di mortalità tra gli adulti è stato documentato tra i residenti della Striscia di Gaza, insieme a livelli allarmanti di mortalità infantile, durante il più lungo assedio totale imposto da Israele dall’inizio della sua Campagna di Genocidio.

La crescente Carestia a Gaza ha raggiunto proporzioni catastrofiche nel contesto del blocco totale illegale imposto da Israele per 62 giorni consecutivi, che impedisce l’ingresso di aiuti umanitari, medicinali e beni di prima necessità.

Decine di morti sono state segnalate per malnutrizione o mancanza di cure mediche. L’ultimo caso riguarda un neonato di quattro mesi, Jenan Saleh al-Skafi, morto di grave malnutrizione presso l’Ospedale Al-Rantisi, nella parte occidentale della città di Gaza, nel mezzo di quella che viene definita la peggiore Campagna di Carestia sistematica della storia moderna.

Tutti gli Stati e le organizzazioni internazionali competenti devono agire immediatamente per porre fine all’assedio illegale imposto da Israele a Gaza via terra, mare e aria. L’assedio è una flagrante violazione del Diritto Internazionale Umanitario e uno strumento di fame utilizzato nel Genocidio in corso contro la popolazione civile.

La chiusura completa di tutti i valichi deve cessare immediatamente, garantendo l’ingresso senza ostacoli ed efficace di cibo, acqua e medicine, prima che i casi di malnutrizione acuta si trasformino in condizioni ancora più letali e diffuse, mettendo a rischio la vita dell’intera popolazione.

Dal 2 marzo, Israele ha impedito l’ingresso di tutti i rifornimenti commerciali e umanitari nella Striscia di Gaza. Le scorte alimentari sono prossime all’esaurimento e i prezzi sono aumentati di oltre il 500% dall’ottobre 2023, aggravando la malnutrizione, in particolare tra bambini, donne in gravidanza, malati e anziani, i gruppi più vulnerabili colpiti dalla crisi.

Le conseguenze di questa politica non si limitano al presente; minano il futuro dei palestinesi come comunità nazionale, producendo un’intera generazione minacciata da deterioramenti fisici, psicologici e cognitivi a lungo termine, derivanti dalla malnutrizione cronica, dal collasso dell’assistenza sanitaria e dal trauma collettivo in corso.

Questi risultati non sono casuali. Riflettono una politica deliberata volta a interrompere lo sviluppo naturale degli individui e della società e a smantellare le fondamenta biologiche e sociali della comunità palestinese. Ciò rivela una chiara intenzione di distruzione, uno dei tratti distintivi del Crimine di Genocidio secondo il Diritto Internazionale, soprattutto quando attuato attraverso strumenti lenti e cumulativi come l’assedio e la fame sistematica e prolungata.

Lima Bastami, Direttore del Dipartimento Legale dell’Osservatorio Euro-Mediterraneo, ha dichiarato: “Il Crimine di fame a Gaza è un reato compiuto e commesso alla luce del sole; non sono necessarie commissioni d’inchiesta o sentenze giudiziarie per dimostrarlo. Basti pensare che Israele ha chiuso tutti i valichi di frontiera nella Striscia devastata per oltre due mesi, vietando completamente l’ingresso di cibo, medicine e beni, una realtà consolidata e apertamente riconosciuta dai funzionari israeliani senza timore di essere chiamati a rispondere. Gaza è piena di prove inconfutabili dell’orrore di questo Crimine: i corpi scarni di adulti e bambini, decine di migliaia di persone in fila ogni giorno alle mense della carità e il crescente numero di morti per fame, malnutrizione e malattie correlate”. Ha aggiunto: “Nonostante ciò, il mondo nasconde la testa sotto la sabbia, in attesa di ‘negoziati per il cessate il fuoco’, dimenticando che gli aiuti umanitari sono un diritto non negoziabile e che nessuna motivazione può giustificare la fame. Alcuni Stati sono direttamente complici, ma persino il silenzio o la negligenza costituiscono una partecipazione attiva al perpetuarsi di questo Crimine. Ogni Stato, senza eccezioni, ha l’obbligo legale e morale di revocare il blocco, garantire il flusso di rifornimenti e salvare vite umane immediatamente”.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, circa 60.000 bambini necessitano di cure urgenti per grave malnutrizione e circa 16.000 donne in gravidanza e allattamento hanno un disperato bisogno di assistenza sanitaria, mentre le famiglie in tutta la Striscia affrontano difficoltà inimmaginabili a causa di una crisi alimentare in peggioramento, di continui sfollamenti, di un sistema sanitario al collasso e di incessanti attacchi militari israeliani.

Le mense comunitarie di Gaza, un tempo un’ancora di salvezza fondamentale per centinaia di migliaia di sfollati e bisognosi, sono state tra i settori più gravemente colpiti. Distribuendo decine di migliaia di pasti al giorno, hanno ora cessato completamente le attività, senza più nulla da distribuire, aggravando la devastazione di fronte a una Carestia dilagante.

Il severo blocco israeliano ha causato una persistente e critica carenza di alimenti essenziali per la sopravvivenza, tra cui cereali, proteine ​​e grassi. Ha inoltre distrutto e compromesso ciò che restava delle infrastrutture agricole e alimentari di Gaza attraverso bombardamenti e Occupazione Militare diretta. Molti residenti sono stati costretti a vendere tutti i loro beni per acquistare cibo, un chiaro indicatore del collasso dei loro meccanismi di difesa.

Le famiglie di Gaza sono state costrette a ridurre drasticamente i loro pasti giornalieri, con conseguente significativa riduzione del peso corporeo della popolazione, con la maggioranza che ora fa affidamento quasi esclusivamente sui pochi prodotti in scatola disponibili, in assenza di cibo fresco e nutriente. Inoltre, le famiglie sono arrivate a dipendere dalle mense caritatevoli per i loro pasti quotidiani, che l’esercito israeliano ha sempre più preso di mira con attacchi aerei, nel deliberato tentativo di privare la popolazione anche del più elementare accesso al cibo.

Il termine “Carestia” è una classificazione tecnica che si riferisce alla malnutrizione diffusa e ai decessi correlati alla fame derivanti dall’impossibilità di accedere al cibo. Le norme internazionali definiscono tre condizioni principali affinché un’area venga dichiarata in stato di Carestia:

• Almeno il 20% della popolazione soffre di livelli estremi di fame.

• Il 30% dei bambini soffre di deperimento acuto (grave magrezza rispetto alla propria altezza).

• Un raddoppio del tasso di mortalità rispetto alla media normale, ovvero un decesso al giorno ogni 10.000 adulti, o due decessi al giorno ogni 10.000 bambini.

Il Crimine di fame commesso da Israele contro i civili nella Striscia di Gaza costituisce una delle forme più estreme e brutali di Genocidio, che priva le vittime della loro salute e dignità. Non si limita alla privazione di cibo, ma cerca anche di eliminare la capacità di sopravvivenza della popolazione distruggendo i mezzi di sussistenza, bloccando gli aiuti umanitari, prendendo di mira le fonti di produzione e interrompendo le catene di approvvigionamento.

Tutti gli Stati, individualmente e collettivamente, devono assumersi le proprie responsabilità legali e agire con urgenza per porre fine al Genocidio in atto a Gaza con tutti i mezzi disponibili. Devono adottare misure efficaci per proteggere i civili palestinesi, imporre l’immediata e completa revoca dell’assedio, garantire la libera circolazione di persone e merci senza restrizioni arbitrarie e aprire tutti i valichi senza condizioni. Devono inoltre essere adottate misure concrete per salvare i palestinesi da una morte lenta e da uno sfollamento forzato, tra cui l’attuazione di una risposta umanitaria urgente e adeguata per soddisfare i bisogni immediati, come la fornitura di alloggi temporanei e dignitosi.

La comunità internazionale deve imporre sanzioni economiche, diplomatiche e militari a Israele per le sue gravi e sistematiche violazioni del Diritto Internazionale. Ciò include il divieto di esportazione e importazione di armi da e verso Israele, l’interruzione della cooperazione militare e il congelamento dei beni finanziari dei funzionari implicati in Crimini contro i palestinesi. Deve inoltre sospendere i privilegi commerciali e gli accordi bilaterali che garantiscono a Israele vantaggi economici, aumentando così la pressione affinché pongano fine ai suoi Crimini.

Gli Stati parte della Quarta Convenzione di Ginevra devono adempiere al loro obbligo, ai sensi dell’Articolo 1 Comune, di rispettare e garantire il rispetto della Convenzione in ogni circostanza. Devono agire per porre fine alle politiche israeliane che violano i più elementari principi umanitari e minacciano la vita di milioni di civili.

La Corte Penale Internazionale deve accelerare le sue indagini ed emettere mandati di arresto contro i funzionari israeliani coinvolti nei Crimini internazionali commessi a Gaza. Inoltre, deve riconoscere e affrontare senza equivoci le atrocità commesse da Israele come Genocidio. Agli Stati parte dello Statuto di Roma si ricorda il loro obbligo giuridico di cooperare pienamente con la Corte, garantire l’esecuzione dei mandati di arresto e assicurare alla giustizia i responsabili, negando loro l’impunità una volta per tutte.

Traduzione a cura di: Beniamino Rocchetto 
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