Il papiro con la più antica citazione di Gerusalemme è probabilmente un falso, dicono gli esperti

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Netanyahu mostra il papiro: “Una cartolina dal passato all’UNESCO” – credit: Ilan Assayag

Nir Hasson, 28 ottobre  2016 – 10:00 AM
Gli archeologi sono soliti diffidare di eventuali reperti che non siano stati ritrovati in uno scavo sorvegliato, anche se il Dipartimento israeliano delle antichità insiste a dire che l’antica pergamena è autentica.

Gli studiosi stanno mettendo in discussione l’autenticità di ciò che il Dipartimento israeliano delle antichità (Israel Antiquities Authority) dice essere un documento su papiro di 2.800 fa che riporta la parola “Gerusalemme” in ebraico, presentato mercoledì dal dipartimento.

Il papiro è stato trovato quattro anni fa mentre si seguivano dei ladri di antichità nel deserto della Giudea e datato al settimo secolo B.C.E. (Bachelor of Chemical Engineering), a dire del dipartimento dell’antichità; fatto che ne farebbe la prima citazione  conosciuta di Gerusalemme in ebraico al di fuori della Bibbia. Il frammento sembra essere un documento riguardante una spedizione di vino da Na’arat, nella Valle del Giordano, al re di Gerusalemme.

Parlando mercoledì presso il Centro Interdisciplinare, Herzliya, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha lodato il ritrovamento, definendolo “una cartolina dal passato all’Unesco”, riferendosi alla recente risoluzione dell’organizzazione che ignora il collegamento fra giudaismo e Monte del Tempio.

Non si sa bene dove i ladri abbiano trovato il documento, anche se sembra provenire da una grotta lungo l’Hever Stream nel deserto della Giudea. Gli archeologi sono soliti diffidare di eventuali reperti non ritrovati in uno scavo sorvegliato.

Ma in questo caso, gli studiosi che lo hanno studiato – il Prof. Shmuel Ahituv della Hebrew University, il dottor Klein Eitan e Amir Ganor del Dipartimento delle antichità – sono convinti che sia autentico. La datazione al Carbonio14 ha dimostrato che il papiro è stato realizzato da 2.500 a 2.800 anni fa e un esame epigrafico ha concluso che le lettere sono tipiche della scrittura ebraica del VII secolo B.C.E.

L’intero papiro con la prima menzione di Gerusalemme al di fuori della Bibbia. La sua provenienza non è chiara, ma gli esperti credono che sia un vero e proprio ed estremamente raro documento databile al regno di Giuda Shai Halevi. Dipartimento israeliano delle antichità.

Ma giovedì, in occasione della riunione di una conferenza del dipartimento delle antichità sulle Innovazioni nell’archeologia di Gerusalemme e della sua regione, l’archeologo Prof. Aren Maeir della Bar-Ilan University ha messo in dubbio l’autenticità del documento. Ha inoltre attaccato il dipartimento per la sua decisione di renderlo pubblico, anche se “era già chiaro in anticipo che avrebbe suscitato polemiche.”

Maeir ha detto che ci sono troppe domande senza risposta circa il papiro. “Come facciamo a sapere che non è un falso destinato al mercato antiquario?» Ha domandato, aggiungendo che i falsari potrebbero avere “sacrificato” deliberatamente questo documento per preparare la strada alla vendita di altri papiri che avrebbero “scoperto” più avanti.

Il fatto che la datazione al  carbonio14 abbia dimostrato l’età del papiro “non è sufficiente”, ha aggiunto. “Dopo tutto, ci sono casi noti in cui la scrittura è stata falsificata su un antico supporto”, ha detto. “Ci sono grandi probabilità che solo il papiro in sé sia antico.”

“A mio modesto parere, è lampante la necessità di ulteriori test, soprattutto se è un ente governativo che lo pubblica e gli dà un marchio di approvazione. Perché attendere le argomentazioni e solo dopo fare i test supplementari? Si sarebbero dovuti fare prima.”

Anche il Prof. Christopher Rollston della George Washington University ha espresso scetticismo, scrivendo sul suo blog di credere che il documento sia falso.

“Il fatto che il papiro stesso sia stato datato col carbonio al 7° secolo BCE, di certo non vuol dire che la scrittura sul papiro sia antica,” ha scritto. “Anzi, in realtà non significa nulla. Dopo tutto, un antico papiro si può facilmente trovare disponibile per l’acquisto online (controllare il web e vedere!), in tal modo, nessun falsario moderno con un po’ di sale in zucca si metterebbe a realizzare una scritta su un papiro moderno”.

Ahituv, ha comunque respinto gli argomenti dei suoi critici. In primo luogo, ha detto, il papiro era ripiegato quando è stato trovato, il che sembrerebbe rendere improbabile la contraffazione. “Potrebbe un falsario comprare un papiro antico, asciutto, fragile, scriverci sopra un testo tipico del VII secolo e poi piegarlo e legarlo con una corda e, quindi, mettere in pericolo tutto il suo lavoro?» ha domandato.

Anche lo stesso testo suggerisce che non è un falso, ha continuato. Lui e i suoi colleghi hanno letto il testo come “[me-a]mat. ha-melekh. me-Na’artah. nevelim. yi’in. Yerushalima,” che significa
“Dalla serva del re, da Na’arat, giare di vino, a Gerusalemme “.

Ma sia “Na’artah” che “Yerushalima” sono parole molto rare e quindi è improbabile che si tratti di un falsario”, anche se fosse un esperto della Bibbia”, ha detto Ahituv. “Se fossi un falsario, sceglierei un testo più impressionante”, ha aggiunto.

Anche Ganor ha respinto le critiche. “Abbiamo cercato in ogni modo possibile di controllare il papiro”, ha detto. “Abbiamo utilizzato gli stessi metodi usati per controllare i Rotoli del Mar Morto. Se qualcuno ha un altro metodo è invitato ad applicarlo. Noi, come Paese, siamo stati obbligati a mettere le mani su questo papiro e sono certo che sia autentico”.

 

trad. Simonetta Lambertini

Fonte:http://www.haaretz.com/jewish/archaeology/.premium-1.749603

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