I pogrom di Israele a Gerusalemme potrebbero innescare la distruzione di al-Aqsa

Ci sono tutte le ragioni per credere al tragico e apparentemente incredibile scenario secondo cui uno dei siti più sacri di Gerusalemme e uno dei monumenti più venerati al mondo, potrebbe presto finire in cenere con grande soddisfazione dell’istituzione sionista.

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Miko Peled – 10 Maggio 2021

Foto di copertina: Un uomo palestinese corre mentre le forze israeliane lanciano gas lacrimogeni nel complesso della moschea di Al Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme, il 10 maggio 2021. Mahmoud Illean | AP

GERUSALEMME – Mentre il mese sacro del Ramadan volge al termine, diventa chiaro che la violenza contro i palestinesi a Gerusalemme è stata intensificata in uno sforzo coordinato da parte del governo israeliano, della municipalità di Gerusalemme, della polizia israeliana e delle violente bande sioniste.

Questi ultimi eventi devono essere visti nel contesto più ampio della pulizia etnica della Palestina in generale, e di Gerusalemme in particolare. Dovrebbero anche essere considerati nel contesto della politica interna israeliana. Gerusalemme sta bruciando e i politici israeliani continuano la loro attività diffamatoria come se questo non fosse un loro problema e nessuno pensa che ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui le autorità israeliane stanno gestendo la situazione.

Sheikh Jarra

Che l’assalto ai residenti del quartiere di Gerusalemme di Sheikh Jerrah, che detiene un significato storico, culturale e politico particolarmente importante per la città, stia avvenendo in questo particolare momento non è una coincidenza.

Il quartiere ospita l’Orient House, sede cittadina dell’OLP durante gli anni 80 e 90, che, oltre ad essere un simbolo dell’indipendenza palestinese nella città, è forse la casa più imponente costruita nel quartiere e una delle più belle di Gerusalemme.

Sheikh Jarrah ospita anche Dar Al-Tifl Al-Arabi, fondata dalla nota attivista palestinese Hind Al-Husseini, originariamente come scuola e convitto per orfani sopravvissuti al massacro sionista nel villaggio di Deir Yassin. Oggi funziona ancora come una scuola e rappresenta un costante ricordo delle atrocità sioniste e della resilienza palestinese.

Cacciare i palestinesi e permettere ai coloni di prendere le loro case è sempre un bene per la politica, soprattutto se scatena la “violenza”. Ora le autorità possono mostrare al popolo israeliano che sanno come trattare con gli “arabi”.

Palestinesi aiutano una donna ferita dalla polizia israeliana durante gli sgomberi di famiglie palestinesi a Sheikh Jarrah, 8 maggio 2021. Oded Balilty | AP
La polizia israeliana sorveglia una casa palestinese presa da coloni ebrei a Sheikh Jarrah, il 5 maggio 2021. Maya Alleruzzo | AP
La polizia israeliana afferra una ragazza che protesta contro il furto di case palestinesi a Sheikh Jarrah, l’8 maggio 2021. Oded Balilty | AP

Silwan

La città di Silwan, conosciuta anche come Wadi Hilweh, si trova appena fuori dalla Città Vecchia. È stata vittima di una campagna violenta e particolarmente brutale di pulizia etnica, violenza e distruzione. Per anni gli abitanti di Silwan sono stati sottoposti alla distruzione delle loro case e agli sfratti in modo che i coloni potessero prendere il sopravvento e gli scavi potessero aver luogo. Inutile dire che le persone che erano state sfrattate e le cui case sono state distrutte o confiscate non hanno ricevuto alcun risarcimento.

Tutto questo viene fatto presumibilmente per “motivi scientifici”, in modo che i reperti “archeologici” possano essere portati alla luce. Finora non è stata trovata una minima prova che il Re David sia mai esistito, eppure è già stato costruito un parco archeologico chiamato The City of David. Ciò ha creato una grande tensione a Silwan, con i coloni che si trasferiscono nelle case palestinesi e con le forze di sicurezza israeliane e una milizia privata che lavora per i coloni terrorizzando costantemente i residenti palestinesi della città.

Il Ramadan e le imminenti celebrazioni del “Jerusalem Day” significano sempre violenza contro i residenti di Silwan.

La Città Vecchia di Gerusalemme

I sionisti non riconoscono il fatto che la città di Gerusalemme, e in particolare la Città Vecchia, sia stata per la maggior parte dei suoi 2000 anni una città a maggioranza musulmana e araba. La cultura, l’architettura, i monumenti e gli abitanti della città sono per lo più musulmani e arabi, con diverse comunità minoritarie che coesistono al loro fianco, inclusa una piccola e povera comunità ebraica che viveva nel quartiere ebraico.

All’indomani dell’assalto israeliano del 1967, Gerusalemme Est insieme alla Città Vecchia caddero nelle mani dei sionisti. Da allora, lo Stato di Israele è stato impegnato in una massiccia campagna per promuovere la mitologia sionista, che rivendica una connessione tra i sionisti e il biblico Re David.

Il quartiere ebraico della città è stato ampliato e costruito al punto da diventare uno sgorbio in quella che altrimenti sarebbe una città antica di straordinaria bellezza. Come hanno fatto i sionisti in tutta la Palestina, anche a Gerusalemme hanno espulso i palestinesi dalle loro case in modo che i coloni ebrei potessero  prendere il loro posto.

A peggiorare le cose, c’è una massiccia presenza militare e di polizia israeliana nella città. Il loro ruolo è quello di intimidire i palestinesi e incoraggiare i coloni, creando un ambiente teso in cui è pericoloso essere palestinesi. Inoltre, nel tentativo di cacciare i commercianti palestinesi che da generazioni hanno negozi nella Città Vecchia,le  guide turistiche internazionali e israeliane che hanno licenze israeliane per condurre tour in città, istruiscono i turisti a non fare acquisti nei negozi di proprietà palestinese, ma solo nei negozi di proprietà ebraica.

Laylat al-Qadr

Laylat-al-Qadr è considerata tra le notti più sacre del calendario islamico. Rientra negli ultimi dieci giorni del Ramadan. Si ritiene che  sia la notte in cui i primi versetti del Sacro Corano furono rivelati al Profeta Maometto. Questa notte viene osservata in tutto il mondo musulmano, con fedeli che riempiono le moschee locali per lunghe sessioni di preghiera e riflessione che spesso si protraggono fino a tarda notte.

In Palestina, fedeli provenienti da ogni parte del paese si recano a Gerusalemme per pregare nella moschea di Al-Aqsa. Quest’anno, tuttavia, la polizia israeliana ha bloccato le strade, negato l’ingresso e attaccato con la forza i fedeli all’interno della stessa moschea di Al-Aqsa. I medici palestinesi riferiscono che almeno 180 palestinesi sono stati feriti nelle violenze nel complesso della moschea di Al-Aqsa, di cui 80 ricoverati in ospedale.

Le forze israeliane che si scontrano con i fedeli a Gerusalemme portano inevitabilmente alla resistenza palestinese e, il più delle volte, a vittime palestinesi. Durante il mese sacro del Ramadan, e in particolare in questa notte, può portare al disastro.

I fedeli si mettono al riparo mentre le forze israeliane lanciano gas lacrimogeni nella moschea di al-Aqsa, 10 maggio 2021. Mahmoud Illean | AP
I medici soccorrono un ferito dalla polizia israeliana nel complesso della moschea di Al Aqsa a Gerusalemme, 10 maggio 2021. Mahmoud Illean | AP
Un palestinese ferito dalla polizia israeliana nel complesso della moschea di Al Aqsa a Gerusalemme viene evacuato, 10 maggio 2021. Mahmoud Illean | AP

Pogrom del giorno di Gerusalemme

Il Jerusalem Day, il giorno in cui i sionisti celebrano la conquista della città nel 1967, è alle porte. Quest’anno segue, o meglio, è una continuazione del terrorismo contro i palestinesi da parte delle autorità israeliane e delle bande sioniste armate.

Rafi Perets, Ministro israeliano per gli Affari di Gerusalemme, neo-fascista e membro del Movimento Religioso-Sionista, non ha fatto alcun commento sugli eventi violenti che accadono nella città. Dice di essere entusiasta di prepararsi per le “celebrazioni” del Jerusalem Day. Questo è un giorno in cui le bande sioniste fanno irruzione nella Città Vecchia e terrorizzano residenti e commercianti palestinesi in quella che può essere descritta solo come una celebrazione psicotica di conquista e distruzione.

Avendo assistito alle cosiddette “celebrazioni” all’interno della Città Vecchia di Gerusalemme, sono inorridito al pensiero di cosa potrebbero succedere nel 2021, mentre i giovani israeliani marciano per gli stretti vicoli della città cantando “morte agli arabi” e “cacciare gli arabi”.

Basta una scintilla

Per quasi cento anni, i sionisti hanno rubato la terra palestinese, sostenendo che gli ebrei un tempo vivevano dove ora risiedono i palestinesi ed è, quindi, consentito sfrattarli e prendere le loro case e la loro terra. Questo è il caso di Sheikh Jerrah, a Silwan, ed è il caso di tutta Gerusalemme, e in effetti di tutta la Palestina.

Lo Stato di Israele, con i suoi politici in lizza per la popolarità e le sue bande sioniste armate, non si fermerà fino a quando ogni palestinese non lascerà Gerusalemme e il complesso di Al-Aqsa sarà distrutto. Questo sarà l’effettivo compimento della loro “missione”.

Le immagini delle forze israeliane che sparano granate  lacrimogene e proiettili antisommossa all’interno del complesso di Al-Aqsa e all’interno delle mura della moschea stessa non lasciano dubbi sul fatto che un incendio “accidentale” potrebbe distruggere l’antica moschea, e non sarebbe un caso. Attualmente, ci sono tutte le ragioni per credere al possibile verificarsi del tragico e apparentemente incredibile scenario che uno dei luoghi più sacri di Gerusalemme e uno dei monumenti più venerati al mondo, potrebbe presto finire in cenere con grande soddisfazione dell’istituzione sionista.

 

Miko Peled è scrittore collaboratore di MintPress News, autore di pubblicazioni e attivista per i diritti umani nato a Gerusalemme. I suoi ultimi libri sono “The General’s Son. Journey of an Israeli in Palestine” e “The Story of the Holy Land Foundation Five”.

 

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org